Montblanc

Si muoveva elegante nel suo cappotto casentino tra i banchi del mercato di anticaglie. Il passo era lento, compiaciuto e i movimenti delle mani sobri, fluidi secondo il ritmo interiore di chi è appagato delle fortune godute e come di chi avesse capito i segreti dell’abitare un mondo di successi. C’era armonia in quella figura slanciata, dai bei lineamenti, dall’andatura sciolta; persino l’ombra lo seguiva aggraziata. La compagna, in un abitino scollato, inadatto per quelle temperature rigide, non perdeva un suo gesto e lo squadrava di continuo sotto i lunghi capelli castano-fulvi, facendo tintinnare pendenti che mettevano in risalto il collo lungo e morbido. Ogni tanto si fermavano a commentare questo o quell’oggetto, a sorridere di una battuta, che il vento subito portava via come avrebbe fatto un passero con una mollica di pane scorta sull’acciottolato. Sulla scalinata del Duomo, appena dietro la bancherella dell’oggettistica militare, una donna scarmigliata e dalla lunga gonna sottile, teneva in mano un cartello e, in terra, un bicchierino vuoto del caffè. L’uomo la vide e, anziché tirare dritto, si avvicinò. La frase scritta sul retro del coperchio di una scatola da scarpe aveva una grafia incerta e storta, ma si capiva:
‘Sono profuga. Ho fame. Grazzie’. L’uomo guardò la mendicante che gli restituì l’occhiata senza vergogna, sorridendo appena, anche se istintivamente ritirò i piedi scalzi, sporchi e sbucciati sotto la gonna. L’uomo si voltò indietro, come chiedesse aiuto, ma la compagna dai capelli fulvi si era attardata a saggiare con le dita la consistenza di alcune pashmine che sventolavano leggere da una sbarra. Tornò a fissare la donna seduta, tenendo un piede sul gradino davanti a sé come avesse voluto dire che tutto quello che era intorno a loro, in realtà era suo. Si tolse il guanto scamosciato, un dito dopo l’altro, per poi scostare il bavero del cappotto. Frugò un po’ sotto la giacca, quindi trasse la sua montblanc ‘limited edition’, cui levò il cappuccio; si chinò e appose una X sulla seconda delle due zeta di ‘grazzie’.
«Sì» disse sorridendo soddisfatto. «Ora è molto meglio».

10 pensieri su “Montblanc

  1. bastardo tronfio!

    (per un attimo ho pensato l’avesse "riconosciuta" – che ne so, figlia, ex compagna, dottoressa…Significa che ho il tuo medesimo "perverso" gusto? dio, che onore!)

  2. ciao Briciola
    siamo coautori del Silma, e non pensa sia un caso, anche perche’ non credo nelle coincidenze.

    Una "coincidenza" confermata dal fatto che entrambi i sottotitoli dei nostri due blog si assomigliano molto,  visto che il mio e’ Cronache di un Micio Seriale, ma e’ stato anche cronache dal mondo seriale.

    volevo dirti che ho molto apprezzato il tuo ultimo articolo sul Silma, hai espresso esattamente il mio pensiero sull’uso e la necessita’ terapeutica del blog.

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