Il padre

C’era una persona che più di qualsiasi altra odiava con impegno: suo padre. Per quello che gli aveva fatto passare, per i divieti, le rinunce, le sofferenze da adolescente. Ed era per questo che, appena gli era stato possibile, se ne era andato da casa. Aveva cambiato città, Paese, senza lasciare traccia di sé o un ricordo da salvare. Ma ovunque egli andasse il padre era sempre lì, con lui. Bastava si guardasse allo specchio. Era nei suoi lineamenti, nel taglio degli occhi, nell’ampiezza della fronte, nel giro delle spalle. Aveva provato a dimagrire, a ingrassare, a tagliarsi i capelli, a farsi crescere la barba. Ma bastava un’espressione particolare, un’alzata di ciglia, un sorriso impercettibile e il padre all’improvviso ricompariva prepotente e indistruttibile in quelle sembianze. E più invecchiava e più la somiglianza aumentava tanto che, se si rivedeva in qualche fotografia recente, aveva un soprassalto nel riconoscere in quell’immagine suo padre anziché se stesso. Decise allora di non mostrarsi più allo specchio, di non farsi più fotografare, di chiudere gli occhi quando il suo volto compariva per caso in qualche riflesso.
«Ti ha sempre voluto bene» gli rivelò un giorno la madre comunicandogli la morte di papà. «Ma in cuor tuo tu l’hai sempre del resto saputo. Tutti gli errori che gli hai attribuito in questi anni, in realtà, li aveva commessi solo perché ti amava troppo. E l’ultima parola è stata proprio per te, tesoro. ‘Dagli un bacio da parte mia’, mi ha detto, e se ne è andato». Ascoltò ogni parola in silenzio. Pensava che la notizia di quella morte sarebbe giunta finalmente a liberarlo dalla sua ossessione. E invece non provò nulla. Anzi, a poco a poco, avvertì un vuoto profondo, una voragine che si apriva nell’anima e che continuava a spalancarsi verso l’infinito. Sentì d’un tratto tutta l’assurdità del suo livore, l’inutilità di tanta avversione, la stupidità di tanto odio. La nostalgia acuta per il padre lo aggredì violentemente, come una bestia feroce svegliatasi affamata dal torpore del sonno. Gli occhi si gravarono di lacrime, grosse come acini d’uva, il respiro gli si fece corto. Andò allo specchio, dopo tanto tempo. Sì, il padre per fortuna era ancora lì, accanto a lui, dentro di lui, in quegli occhi profondi che gli parlavano di nuovo.

15 pensieri su “Il padre

  1. sai molto dicono che io assomiglio a mio padre perfino nelle dita le unghie delle mani e così quando guardo le mie mani lui è come mi stesse ancora accarezzando…
    bello briciola come sempre il tuo scrivere è di quelli letto mangiato in pochi minuti…scrittura che tiene incollati al video…abbraccio
    buona domenica

  2. Dopo la madre e il padre, lo spirito santo? 😉
    Al padre vuoi assomigliare… ,
    alla madre chiedi consiglio:
    freud viene rispettato.
    Buona serata,
    giulia

    L’ho finito, il mio racconto… Mi son divertita…
     

  3. P.S. ed è anche "vero", oltre che autentico. Ritrovo spesso in me parte dei miei genitori e dei nonni, a volte con un sorriso e a volte no (non si può ereditare solo il buono… 🙂
    Avrei tante cose da dire sul tema…troppe per un commento 🙂

  4. ne ho letti alcuni, mi piace il taglio corto, immediato.
    Questo in particolare tocca corde sensibili, più di altri, che comunque hanno una brillantezza niente male.
    Un saluto
    Massimo

  5. Io credo che l’amore e l’odio, in fondo, non siano degli opposti. L’opposto dell’amore è l’indifferenza. L’odio non è altro che amore contrariato e, quindi, passato sul rovescio della medaglia. Non lo credi anche tu, Bric? 🙂 TT

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