La partenza

arcaEntrato nella piazza, si meravigliò nel vederla ingombra di una gigantesca figura grigia. Sebbene si presentasse compatta e maestosa, priva di àncora, ciminiera e scialuppe, avrebbe giurato si potesse trattare di una nave. Era silenzio tutt’attorno e l’altissima gru con il braccio immobile, proteso sulla cima di quello che doveva essere il ponte di comando aveva un non so che di tragico in che quel gesto largo ed estremo. Avvertì dietro a lui un rumore di passi: un uomo stava arrivando svelto dalla via.
Mi scusi, ma cos’è quello?» chiese indicando con il pollice l’oggetto misterioso alle sue spalle.
«Quello?» fece l’altro piegato in avanti da un robusto zaino. «Ma è l’Arca»
«Un’Arca?»
«Sì, certo! Questa notte ci sarà il Secondo Diluvio Universale. Non lo sapeva? Sono settimane che se ne parla».
«Un diluvio? Questa notte? No, non ne sapevo nulla… non guardo la televisione».
«Non so che dirle…» rispose l’uomo per accomiatarsi. Era sui quarant’anni, una specie di tatuaggio gli fuoriusciva dal colletto cingendogli parte del collo.
«Ma aspetti, non vada via, senta… pensa che io possa avere qualche possibilità di imbarcarmi?»
«No, non credo, è tutto esaurito, non c’è più un posto libero…»
«E lei? Non sta forse per salirci?»
«Sì, certo. Conosco il magazziniere e mi ha promesso che mi farà entrare dalla botola di servizio e poi mi nasconderà tra i cibi in scatola».
«E non può far entrare anche me?»
L’uomo sorrise, quasi l’altro avesse fatto una battuta spiritosa. «Io non posso farci niente. E poi questa volta il criterio di selezione è la professione» rispose procedendo all’indietro in allontanamento dal suo interlocutore. «Hanno scelto una coppia per ogni lavoratore. Ci sono ciabattini, muratori, pescatori, orafi…»
«Beh, allora io sono un medico, un cardiologo: c’è sempre bisogno di un buon medico».
«Non saprei; mi han detto però che sono al completo. E adesso, mi perdoni, ma devo proprio andare. Hanno già fatto l’ultima chiamata». Lo sguardo dell’uomo con il tatuaggio si era come spento e il suo tono era conclusivo: quel colloquio lo stava chiaramente infastidendo.
«Ma lei, allora, che lavoro fa, scusi?» gli chiese il medico deluso.
«Io? Sono un ladro e un truffatore. Se mi pagano bene anche un assassino. Non morirò di fame di sicuro».

10 pensieri su “La partenza

  1. Complimenti, è un racconto scritto molto bene, ma triste! si sente tutta la disillusione che anche un evento catastrofico non possa determinare l’inizio di un mondo diverso, in qualche modo migliore……
    è proprio questo il tuo pensiero o il tuo è solo un finale ad effetto?
    mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero…
    Maddalena
    da Roma

  2. Per me mantieni uno standard alto.
    Qui è una bellissima favola d’essenza sociologica: ci vogliono sempre i malfattori nel ‘nuovo mondo’ restaurato dal diluvio universale.

  3. ecco i soliti privilegiati…eheheh

    bella idea un’arca briciola, il berlusca e qualche escort sono già dentro vero?

    speriamo soffrano di mal di mare almeno quello…

    ciao sempre bravo tu…

  4. Caro Briciola, come sai, per una fortunata occasione, quando entrai in Splinder ti conobbi quasi subito. Mi innamorai di te, a livello di scrittura, e in seguito aprii Caffè Letterario con il sogno che tu scrivessi lì: sogno esaudito, almeno fino a poco tempo fa.
    Eri il mio mito, e ho letto tutto il tuo blog, fin dai primi, bellissimi, post.
    Ultimamente, però, ti trovo ondivago e un po’ ripetitivo: scrivi sempre bene, benissimo, ma, come dire, in modo standarizzato. Le storie risultano troppo prevedibili, salvo alcune eccezioni.
    Spero che tu non ti offenda.
    Un bacio!

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