Il sole era entrato a gomitate nella baita accendendo a caso gli oggetti disseminati nella sala e stagliando ovunque ombre geometriche.
«Erminia!?!» fece l’uomo in tono perplesso. «Senti… ma le montagne…» la moglie gli si avvicinò abbracciandolo per la vita: lei amava il sole e si sentiva felice in mezzo a tanta luce. «Le montagne…» cantilenò lui lamentoso «non ti sembrano… più vicine?» Erminia lo guardò confusa: aveva voglia di sorridere come spesso aveva fatto alle battute del marito, ma aveva capito che stava parlando sul serio. «No, caro, non mi pare proprio… sono sempre alla stessa distanza…» disse pronta, cogliendo tutta la comicità di quell’affermazione. «Ti dico di no Erminia… la cascata era in corrispondenza della malga di là della valle e il paese… beh il paese, era più in giù, ne sono sicuro». La moglie lo prese per mano e lo portò in cucina, lui la seguì arrendevole per sedersi davanti a una tazza di latte fumante. Non si parlarono. Poi l’uomo, senza dir nulla, andò a sistemare la legna sotto il balcone perché l’inverno sarebbe arrivato presto e bisognava che tutto fosse pronto. Nel pomeriggio lavorò ancora nell’orto e quindi mise a posto gli attrezzi nel capanno. Prima di rientrare richiamò ad alta voce la moglie:
«Guarda Erminia, guarda! Adesso le puoi vedere anche tu!»
«Ma cosa?» chiese preoccupata.
«Le montagne, si sono avvicinate ancora. Ora è proprio evidente. Ma cosa sta succedendo? Arriveranno fin qui, ci schiacceranno!» La moglie rimase di ghiaccio. Cosa stava accadendo al marito? Possibile si fosse ammalato così, all’improvviso?
Se non fosse stato per la televisione accesa, ci sarebbe stato a tavola un silenzio di granito. Erminia non osava guardarlo. Aveva paura, paura di una tragedia incombente che avrebbe potuto spazzar via in un attimo la persona che più amava nella sua vita.
Benché fossero andati a dormire presto, entrambi non riuscirono a prendere sonno. L’uomo spiava continuamente attraverso la finestra per scorgere il più impercettibile movimento delle montagne, mentre la moglie fissava angosciata il soffitto. Si addormentarono solo all’alba, ma l’uomo si risvegliò subito in un sussulto. Le aveva sentite arrivare. Era accaduto quello che temeva: una macchia enorme e scura si stava per schiantare contro la parete della baita. Bisognava fare qualcosa, pensò, e si diresse verso la finestra.
Al mattino la moglie lo trovò così, inginocchiato a terra, con le mani protese a tener fermo il vetro oscurato dal tendone del gazebo staccatosi per il vento. Lui era già gelido, come le montagne al di là delle montagne, immobili, laggiù.
Molto bello. Grazie per le tue piccole e preziose storie
bentornato
ti ho trovato per caso, cercando tutt’altro.
caso fortunato…
bentornato…
“le montagne al di là delle montagne”…
la paura al di là della paura?
bello.
grazie
Un rientro alla grande, vedo. Bentornato Bric. TT
Un rientro da brivido. Da un post di inizio estate ad un profondo inverno.(Ma, in foto, è proprio quella catasta lì… ?)
madonna… mi sono venute le lacrime agli occhi.
eh…. l’ego !! Ti aspettavo era riferito a te, ai tuoi racconti…. poi, solo dopo, ho pensato a quanto poteva essere diverso il commento letto “da fuori”…. Meno male che io sono normale, e tu non sei una montagna :)))))))) e tra di noi non c’è nessun gazebo !!!!!
:)))))))))))
Ti aspettavo…… 🙂
La follia si presenta sempre così.
Senza avvisare.