Il ritorno

 

Quando il custode del cimitero di Lughi lo convocò, Mariano credette fosse per far traslare altrove il povero padre morto tempo prima anche se non gli era sembrato che fossero trascorsi così tanti anni, ma evidentemente era così.
«No, guardi» lo accolse un signore con il naso schiacciato e la divisa sbiadita. «Il problema è che… è che…» L’imbarazzo era palese e a Mariano sembrò una buona idea tirare fuori il suo pacchetto di sigarette da offrire. Il custode fece di no con la mano che agitò aperta davanti a sé come se stesse salutando. Fece una pausa e poi continuò: «insomma, c’è una voce che viene dal feretro di suo padre…» Mariano avvertì una serie di fitte al costato come se si fosse appoggiato inavvertitamente a un istrice. «Sa… la gente mormora in paese… e già dicono in giro che seppelliamo i vivi… insomma è una situazione incresciosa».
«Una voce dalla bara di mio padre?» disse Mariano ad alta voce come se volesse farsi sentire dal seppellito.
«Sì, voci. Lei però non urli, per cortesia, ci sento benissimo. Ho controllato il certificato di morte di suo padre» seguitò il necroforo esibendo il foglio. «Non c’è dubbio: è deceduto per infarto al miocardio… e sono oramai quasi otto anni ».
«Mi sembra allora una cosa piuttosto improbabile… le voci, dico…» fece Mariano ora quasi sottovoce.
«È che lo ho sentite anch’io, sa?» tagliò corto il custode. Mariano ebbe una contrazione alla mano e praticamente spappolò il pacchetto di sigarette.
«Cosa dovrei fare?» disse allora lui remissivo.
«Dare l’autorizzazione alla riesumazione. Dobbiamo controllare.»
«Ma se è certo che è morto, cosa controlla?»
«Non importa, ne va della nostra tranquillità. Dobbiamo controllare!»
Il pomeriggio stesso, esauriti i dettagli burocratici e organizzativi, si procedette allo scavo. Man mano che i lavori progredivano Mariano tendeva l’orecchio senza però sentire nulla. Ogni tanto guardava con aria interrogativa il custode che, dopo un po’, si sentì di dover di chiarire: «Sì, sono un paio di giorni che non ‘parla’ più… ma questo non toglie che…» Mariano assentì alzando una mano come per troncare ogni discorso.
Arrivati al feretro, gli operai lo estrassero lentamente per poi appoggiarlo sul ghiaino. Era ancora intatto. Mogano acciaiato, rinforzi in titanio per resistere alle pressioni esterne e interne, rifiniture in granito. Roba fine. Era costato un occhio della testa. Si ricordò con una smorfia. Ci volle un bel po’, ma alla fine i necrofori ebbero ragione del grande coperchio che fu spalancato. E a Mariano si fermò il cuore: non c’era nessuno dentro. C’erano piuttosto segni evidenti di gas combusti per tutta la lunghezza della bara come per una gran fiammata. E un foglio sul guanciale:
«Sono risorto. E ora so’ cazzi vostri!»

10 pensieri su “Il ritorno

  1. Il livello di tensione durante la lettura è notevole, spinge a proseguire come nei migliori di King. Però… perché mettere gli asterischi?
    Forza Briciola, metti ogni pisello al posto suo. :0)

  2. leggere questo tuo stamattina anche se ho preso la mia tazza di caffè mi ha dato una sveglia agghiacciante ma nello stesso tempo per il finale divertente non ho bisogno di altro imput, mi porterò quest’immagine tutto l’arco della giornata sorridendo della macraba soperta, ansi ci farò due risate con le mia amiche
    baci baci iry

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