Il bonifico mensile

Fulvio sgomitò per arrivare al posto libero del tavolo d’angolo. Nel sistemarsi finì per urtare il vicino, che incurante della calca nel locale, stava leggendo il giornale con il vassoio davanti, ingombro del resto del pranzo. «Scusa» gli fece sforzandosi di sorridere.
«Figurati…» gli rispose l’altro mettendosi composto. «Riesci a sederti?»
Sembrava si fossero incontrati apposta provenienti da mondi lontani; avevano il piglio dell’appuntamento, lì, sotto quel soffio di vento tiepido che annunciava ufficialmente che la primavera era iniziata. I due cominciarono a parlare. Del cibo, di quel locale, delle donne, di un divorzio incattivitosi tra le scartoffie legali. Una mezz’ora piacevole, sufficiente perché il fastfood si svuotasse della clientela di passaggio.
«Guarda, non interpretarla male…» disse ad un certo punto Fulvio: l’uomo di fronte poteva avere all’incirca la sua stessa età, ma con un ciuffo fresco di parrucchiere su una fronte larga e un mondo colorato dentro allo sguardo.
«In che senso?»
Fulvio guardò fuori come per cercare qualcuno che gli suggerisse le parole giuste, quindi attaccò:
«Se io ti versassi ogni mese una certa cifra per essermi amico, ci staresti?»
Il tipo fece un balzo sulla sedia. «Ma cosa stai dicendo?»
«Sono sicuro che riusciremo a metterci d’accordo… potrei dare oggi stesso alla mia banca l’ordine di farti un bonifico e dopo un po’, io e te, non ce ne ricorderemmo neppure più: io di darti i soldi e tu di riceverli».
«Mi vuoi offendere? Che te ne faresti poi di un amico simile?»
«Quello che fanno tutti gli amici: potresti ogni tanto telefonarmi, chiedermi come sto, farmi gli auguri per il mio compleanno o per Natale. Potremmo andare a cinema, fare qualche passeggiata, parlare del più e del meno, una passione in comune ce l’avremo pure, no?»
«Non ci posso credere… un amico a pagamento? Che razza di amico sarebbe?»
«Un amico assiduo, solerte, che c’è davvero, sempre… un’illusione del resto dura molto più di una cruda verità, non credi? Pagandoti mi assicurerei di non avere un giorno la sgradevole sorpresa che ti sei dimenticato di me».
«Se non mi conosci nemmeno! Non sai neppure come mi chiamo…»
«Ti chiami Paolo, c’è scritto lì sul tuo portachiavi e poi so giudicare bene le persone, fidati. Allora cos’è, un sì?»
Paolo si alzò. «Non so, non saprei, la cosa mi imbarazza. Non mi è mai successa una cosa simile. Sei così tanto solo?» Fulvio non rispose. Si alzò anche lui sfilando il giubbotto dallo schienale della sedia. Paolo aspettò una risposta che non arrivò e, incamminandosi verso l’uscita, disse: «E poi ora devo tornare in studio, si è fatto tardi e non è vicino».
«Non preoccuparti ti do uno strappo io, in macchina…»
«Faresti questo?»
«Scherzi? Per un amico? Questo ed altro».

9 pensieri su “Il bonifico mensile

  1. Mi ha fatto venire in mente un aneddoto (vero). C’è mia madre che guarda Proposta Indecente, quello con Demi Moor che deve andare a letto con Robert Redford in cambio di un milione. Mia madre è una donna di chiesa, timorata di dio e guarda il film con una leggera aria disgustata.
    -Mamma, che ne pensi?- chiedo titubante.
    -Ah! Io avrei chiesto molto meno!

  2. Briciola non mi andava di lasciare il
    commento al Caffè, lo lascio qui spero non ti dispiace ^.-
    Bello, molto bello come sempre.
    Leggerlo ha fatto ribollire la mia tristezza.

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