Senza fare attenzione

Era uno strano rumore, da dove proveniva? Dal mozzo della ruota? Dal semiasse? E dire che aveva fatto fare da poco il tagliando alla macchina. Cercò di non pensarci e accese la radio per non sentire il cigolio insistente. La strada di campagna era tutte curve e il rumore sembrava aumentare nonostante il pezzo degli Zetazeroalfa lo stesse assordando. Accostò. La ruota sembrava in ordine. Forse era il differenziale o il giunto o chissà cos’altro. Nel frattempo dalla colonica dall’altra parte della strada uscì una persona anziana. Era vestita da casa, con un largo grembiule e le ciabatte. Senza fare nessuna attenzione, attraversò. Teneva davanti a sé un mazzo di fiori di campo, più che altro una corona di margheritine che circondavano un asfodelo. Lo teneva con il braccio disteso innanzi a sé come fossero i fiori a tirarla e lei fosse legata a quelli dal braccio. I capelli bianchi erano mal raccolti e una ciocca le cascava su un orecchio. Arrivata a pochi passi da lui, si inginocchiò davanti a un paracarro, posò alla base il mazzo di fiori e fece il segno della croce. L’uomo si alzò. C’era qualcosa di antico in quella scena, come un’immagine che avesse viaggiato nel tempo prima di arrivare lì. La donna snocciolò un rosario di legno tra le dita ruvide e poi, facendosi forza sul guardrail, si levò ritta squadrando l’uomo come se volesse attaccar discorso.
«È… è morto qualcuno, in quel punto?» chiese lui che aveva dimenticato il motivo per il quale si era fermato. Sul grembiule rosa adesso poteva scorgere la scritta ‘Ciao da Venezia’ con a lato la prua di una gondola.
«Quello?» fece la donna girandosi in direzione del paracarro. «Oh no, no…» scosse la testa acciuffando nell’aria un riflesso violetto. «Piuttosto venga, venga, guardi anche lei» e fece con la mano il gesto di avvicinarlo. L’uomo le si accostò incerto e quando le fu vicino fu preso per un braccio e portato vicino ai fiori. «E allora?» fece la donna mettendo entrambe le mani sui fianchi. «Visto?»
«Visto cosa?»
«Come cosa…?!?» fece delusa. «Quella macchia sul paracarro. È l’immagine di Padre Pio…» L’uomo si sporse in avanti: la macchia ora la vedeva, ma poteva essere il muso di un gatto o una torta di mirtilli spiaccicata su un muro o semplicemente una macchia di fango. «Gli ho chiesto una grazia e lui è apparso» proseguì lei. «Sa, io ho un negozio di alimentari e non si ferma mai nessuno. E ora, con questo miracolo, accorreranno in molti. Proprio come ha fatto lei». L’uomo interrogava ancora perplesso la macchia e quando si voltò vide che la donna stava già attraversando nuovamente la strada per tornare indietro. Senza fare nessuna attenzione.

17 pensieri su “Senza fare attenzione

  1. Mi è piaciuto, soprattutto il particolare dell’ “attraversare senza fare nessuna attenzione” =con una frase rendi un mondo.

    Smillapiffi: sulle prime non avevo capito il riferimento, però…adesso che mi ci fai pensare…ci sarebbe una macchietta di muffa che potrebbe… 🙂

  2. C’è sempre una levità nel tuo raccontare che usa le parole come sfoglie friabili di un dolce buono da mangiare, leggero da tenere nelle mani, ma sul fondo mi sembra di trovare sempre un sedimento infinitesimale di disperazione. Anch’essa lieve, però. Una disperazione che si può mangiare, mordere senza sforzare i denti, far bruciare il palato. C’è il ritmo di una danza che non pesa sulle caviglie, ma disegna quasi invisibili ghirigori di struggenti solitudini sui parquet lucidi. Trovo una… forma di rispetto nel lettore, in questo tuo modo di raccontare. E della verità del vivere, contemporaneamente. Una sorta di disincantata saggezza, che sa sorridere senza diventare superficiale, aggrottare la fronte in un pensiero greve, senza far troppo male.

  3. E bravo Briciola è questo che cerco di far capire. La versione in prosa è ormai sorpassata, ma in fondo è questo che i programmi chiedono. Chi scrive o immagina, o crea vien guardato con sospetto perchè “non conforme” sic…

  4. twiga52: grazie, sei molto gentile. Qualche deroga però la concederei. L’ ‘italiano’ apprezzabile, persino quello ‘formale’, ha fatto un bel po’ di passi in avanti dai tempi di Dante e Ariosto.

  5. Salve a tutti. da un bel po’ leggo i racconti di vriciola senza trovare il fiato di commentare. Ci provo ora. Apprezzo il suo stile che piega situazioni paradosso ad un vissuto comune e sentito senza scadere nella banalità. Briciola, attraverso i tuoi racconti mi vien facile accostare i ragazzini di 15 anni al corretto italiano e ad un esercizio di riflessione sulla realtà e sulla cronaca che, senza pietà, sparano i TG, Non concedo deroghe su Dante e Ariosto e predico a non finire la perduta “versione in prosa”

  6. E’ un consiglio/monito per woodstock74? 🙂 Padre Pio è peggio del prezzemolo, però ! Ma non puoi lasciarci così, un seguito, un epilogo, una nota. Misterioso e inquietante Briciola!

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