Il semaforo

 

Piero pensava di farcela a oltrepassare l’incrocio, ma l’occhio giallo del semaforo, spalancatosi su di lui all’improvviso, lo convinse a frenare. L’area era video sorvegliata e di multe ne aveva già prese abbastanza. Fissò il rosso tamburellando sul volante: andava di fretta, come sempre. Davanti a lui i pedoni camminavano sulle strisce al rallentatore e questo acuiva il suo malumore. Poi il semaforo si spense del tutto. Piero lo guardò in modo interrogativo e, come lui, tutti quelli che aspettavano il via libera. Nessuno però si mosse, né nell’uno né nell’altro senso di marcia. Fu lo spaesamento generale, senza più quella regola su cui contare. Passarono altri secondi quindi il semaforo si mise a proiettare luce blu. Al posto del verde un profondo sognante color blu. Piero, anziché muoversi, uscì dalla macchina. Il conducente della vettura che lo seguiva si mise a suonare il clacson fino a quando, vedendo anche lui quell’inusuale colore, scese a sua volta, imitato da tanti altri. Il semaforo dava davvero luce blu. Un colore intenso come il cielo di alta quota o la profondità di un oceano ricco di pesci. Se ne stettero così, a bocca aperta, mentre la fila di macchine dietro di loro si allungava. Si era fatto un silenzio di pietra, per quell’ora, tanto che si sentiva il leggero brusio aleggiare tra gli astanti che non rimasero delusi. Dopo il verde scattò infatti il rosa, di un dolcissimo, tenero color pastello.
«Ma è rosa!» esclamò uno indicando la luce come un bambino avrebbe potuto fare con un palloncino. «Sì, e prima era blu» fece un altro incredulo. Ma lo stupore era contagioso ed altri additarono quel colore lezioso, ridendo e scherzando, tirandosi per la maglia e chiamandosi l’un l’altro entusiasti. Quindi fu il turno del viola, come quello dei giaggioli a calendimaggio e poi del metallico verde di cui solo le foglie di ulivo si sanno vestire. E in rapida successione diversi altri colori imprevedibili in un caleidoscopio variopinto da far invidia a un arcobaleno.
Un vigile urbano, intervenuto per ripristinare la circolazione, si avvicinò alla scatola dei comandi. In un punto era rotta e ne mancava un pezzo. Appena l’aprì si levò veloce una rondine che, spinta da un sospiro di vento, subito volò in alto. Tutti avevano ancora il naso per aria, per seguirla mentre rigava il cielo con il suo acuto stridio, quando il semaforo proiettò luce verde e il traffico lentamente scivolò via.

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