Tom Collins

 

Il barman, nel posare l’ennesimo Tom Collins davanti al cliente, lo guardò in modo intenso, quindi gli domandò:
«Giornata nera?»
L’avventore aveva le borse sotto gli occhi, le guance flosce e un ciuffo di capelli che aveva deciso di stazionargli indisciplinato in mezzo alla fronte. Prima assunse l’espressione come di chi non aveva capito la domanda, poi confessò nei torpori dell’alcol:
«Mi hanno licenziato».
«Mi spiace» fece il barman calato ora nella sua veste di consola-clienti. «Che lavoro faceva?»
«Lei non ci crederà» biascicò l’uomo trangugiando il bicchiere asciutto non essendosi accorto di quello vicino, pieno.
Il barman gli spinse il drink sotto il naso liberandogli le mani dal bicchiere vuoto: «Questo, allora, glielo offro io».
«Sono uno 007, anzi un ex 007…»
Il barman contò i Tom Collins: erano effettivamente tanti anche per una sbornia seria. «Se è un agente segreto… non credo però che dovrebbe rivelarlo…» seguitò, deciso a stare al gioco.
«Ora non più… mi hanno licenziato, ricorda?… Ora posso dire tutto quello che mi pare» e ciondolò la testa come cercasse un suo improbabile equilibrio. «Non è escluso che io vada nella prima redazione di giornale e spifferi tutto, lei non sa di quali porcherie sono stati capaci di fare…» continuò il cliente inciampando più volte nella sua stessa lingua. Con la mano pescò nella ciotola di noccioline sgusciate e se le sparò in bocca con un colpo secco del polso, sparpagliandosene metà sulla giacca. Masticò rumorosamente fino a quando non si sentì distintamente un crack. L’uomo si portò una mano alla guancia destra e impallidì.
«S’è rotto un dente?» gli chiese il barman.
«No!» disse l’altro sgranando gli occhi. «È la capsula! Ho rotto la capsula di cianuro!» e nascose istintivamente la testa tra le braccia aspettando l’inevitabile. Il barman non seppe che fare, quella scena così verosimile lo aveva disorientato. L’uomo si tirò su facendo schioccare più volte la lingua contro il palato.
«Mi hanno preso in giro anche in questo: è succo di pompelmo. E non mi piace neppure!»

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