Pamjiuqq

Come sempre accadeva, la tempesta di neve così come era arrivata si placò. Pamjiuqq abbandonò la posizione rannicchiata che gli aveva consentito di disperdere il minor calore possibile. Si guardò attorno trafitto da quel senso di pace, dalla luce blu intensa amplificata dai ghiacci e dal sole obliquo. Poco distante, alla sua sinistra, un altro fagottino di pelliccia simile a lui si stagliava sul bianco della banchisa: un altro inuit.
«Aagvaaldd!» urlò con sorpresa Pamjiuqq. L’uomo, sentendosi chiamare in quel deserto di ghiaccio, ne fu spaventato. Poi riconobbe l’amico e subito si alzò per andare ad abbracciarlo. Pamjiuqq sentiva il viso di lui che cercava di nascondersi e il corpo scuotersi violentemente per il pianto.
«Hanno abbandonato anche te, Aagvaaldd?»
L’amico fece di sì con la testa.
«Si nasce e si vive per tutta la vita con il terrore che venga questo momento» disse Pamjiuqq come se parlasse a se stesso. «Il giorno prima tiri la lancia con la forza di trapassare due foche con un colpo solo e il giorno dopo sei vecchio decrepito e finisci qui su questo pack a far da pasto agli orsi. È il ciclo della vita, ma è anche una fine miserabile. Io ho detto alla mia famiglia che ero ancora forte, che la mia mano destra forse non sa più cacciare, ma sa ancora riparare una lenza. Ma mia nuora non ha voluto sentir ragione. L’estate scorsa sono nati i due gemelli e non c’è cibo per tutti. Io, che non servo allora più nulla, sono diventato un peso».
«Tu sei il miglior cacciatore che io abbia mai conosciuto, Pamjiuqq» disse l’amico dandogli una manata sulle spalle e sforzandosi di non piangere «ti devo anche la vita…» I due uomini incrociarono per un momento lo sguardo proprio mentre l’inconfondibile barrire di un’orsa alle loro spalle fece capir loro che erano stati fiutati. Aagvaaldd si alzò e si mise a sedere qualche metro dietro Pamjiuqq.
«Ma cosa fai?» gli chiese l’amico.
«L’orsa si sazierà prima con me così tu riuscirai a vedere un’altra alba. Te lo devo».
«Vieni accanto a me, Aagvaaldd, non essere sciocco. Preferisco morire subito con un amico al fianco piuttosto che da solo qualche ora dopo».
I due stettero vicini abbracciandosi come fosse stata una delle tante occasioni di caccia e di festa. Intonarono a gran voce il canto inuit della Luna che si innamora della Terra sottraendola alla braccia del Sole. Mentre già sentivano il ghiaccio dietro di loro che tremava sotto il peso dell’orsa che lentamente avanzava.

11 pensieri su “Pamjiuqq

  1. Dura la vita lassù nel pack…

    Anche quaggiù comunque i vecchi vengono abbandonati, e non abbiamo neppure la giustificazione dei rigori artici.
    Il freddo, qualcuno, ce l’ha nel cuore.

  2. Che bella storia di inujt
    loro vivono sulla terra
    ma è come se non
    fossero terrestri
    come noi… ma
    sempre in mezzo alla neve
    vivono di caccia alle foche
    e nient’altro noi invece
    ditruggiamo e consumiamo esageratamente purtroppo

    Ciao

  3. MONSIEUR VERDOUX

    -L’amore?
    -Eppure esiste.
    -Che ne sapete?
    -Ho amato anche io.
    -Siete stata, cioè, fisicamente attratta da un uomo.
    -Era qualcosa di più.
    -Già, per le donne è sempre qualcosa di più.

    dal film di Charlie Chaplin.

  4. il popolo inuit è tra i miei preferiti…
    Briciolaaaaa……………se non esistessi… bisognerebbe letterinventari 🙂

    ma non saraì un vecchio? :/

    comunque tornerò a molstarti.

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