Il viaggio

Non andare così di fretta, Mario, non riesco a tenerti dietro».
L’uomo era incurante della supplica della moglie. Nonostante avesse più di settant’anni e strisciasse i piedi, aveva un’andatura sostenuta.
«Bisogna fare presto, la corriera può arrivare da un momento all’altro».
«Ma abbiamo tutto il tempo!» protestava lei che invece aveva il fiatone. Così quando arrivarono sul piazzale e la corriera ancora non c’era lei sospirò e rallentò di colpo. Mario invece proseguì come se a quel punto l’avesse vista partire e dovesse rincorrerla. Raggiunse in un attimo la palina della fermata: era smanioso, si mordeva le labbra, strofinava l’un l’altro i palmi delle mani.
«Sta arrivando!» annunciò con la gioia di un bambino volgendosi verso la moglie rimasta ferma, una ventina di metri indietro, a ritrovare il perduto respiro. ‘Eccola…’ si disse tra sé accostandosi alla sagoma docile del pachiderma dalla pancia di metallo che faceva manovra tra sbuffi e brevi stridii di freno. Con lo sguardo l’uomo ispezionò impaziente l’interno cercando di scorgerla. Poi con un altro sbuffo la corriera, quasi fosse un contenitore sottovuoto, scaraventò di lato il portellone allungando verso il suolo delle scalette così sottili da dare l’impressione che si sarebbero spezzate al primo peso. Uno dopo l’altro festosi, forse un po’ stanchi, i passeggeri scesero in modo disordinato. Confusa tra le persone che si accalcavano per uscire, lui d’un tratto la vide sorridente: i capelli lunghi e biondi, gli occhi sereni della madre, stretta nel suo piumino azzurro che ne preservava la linea sottile. Scese con eleganza e gli passò accanto, fece ancora qualche passo in avanti e abbracciò con trasporto una signora e un signore.
«Allora come è andata, piccola mia?» le chiese quel signore.
«C’era un sole meraviglioso, papà» disse la ragazza baciando i genitori.
«Lo vedo» fece la madre «ti sei abbronzata».
Mario era sbiancato. ‘Come?!? Sua figlia che abbraccia due perfetti sconosciuti? Com’è possibile?’ Si rigirò disperato verso la moglie quasi potesse dargli spiegazioni, ma lei, che già gli si era fatta accanto, per tutta risposta lo accarezzò con tenerezza:
«Annina, non c’è più, caro… da tanto tempo».
Quella frase lo trapassò da parte a parte come una verità ineludibile, un coltello conficcato nel cuore che nessuno era riuscito mai a levare. Abbassò il capo sentendo tutta l’inutilità del suo esistere.
«Ma allora perché siamo qui?» mormorò tra i denti.
«Perché dovevi partire» le disse allungandogli il borsone. «I tuoi amici di Collefili, ricordi? La cena, la rimpatriata… ti stanno aspettando». Lei avrebbe voluto stringerlo e coccolarlo lì, davanti a tutti, ma poi aggiunse: «Se vuoi, però, puoi anche lasciar perdere, ci andrai un’altra volta, quando magari starai meglio».
«No, andare mi farà bene» disse lui evitando di guardare in faccia la moglie. Poi afferrò il borsone e salì.


9 pensieri su “Il viaggio

  1. ho copiato il racconto e l’ho spedito ad una mia amica-collega… l’ho chiamata dicendole.. guarda la posta.. ti ho mandato un racconto da un blog…
    dopo due minuti mi ha richiamato: “ho i brividi!”

Lasciami un tuo pensiero