Sarà divertente

Come al solito arrivò in stazione in ritardo. Urtò un paio di persone nel sottopassaggio e, ansimante, si catapultò nella carrozza prima che le porte, come tante altre volte era accaduto, gli si chiudessero sulla faccia. Cercò il suo scompartimento che già il treno si stava muovendo.
«Quel posto è mio!» disse perentorio, con un certo fastidio, a un tizio seduto accanto al finestrino.
«Non credo» rispose l’altro con un forte accento americano. Poi aggiunse: «se sebbene preferisci stare qui, no problema». E si alzò spostando la valigia sulla retìna, sopra di lui, verso il sedile di centro.
«Grazie per avermi ceduto il mio posto» sbottò l’uomo non rinunciando a essere polemico. L’americano non replicò trincerandosi dietro a un leggerissimo cenno della testa e a un sorriso, probabilmente avendo equivocato la risposta.
Il treno del frattempo aveva preso velocità tanto che erano spariti i sobborghi ed era comparsa la campagna. Si addormentò sopra alla relazione che avrebbe dovuto completare: c’era un tepore confortante nella carrozza e il movimento ritmico lo aveva cullato. Si svegliò di soprassalto consapevole di aver dormito troppo. Guardò l’ora, ma l’orologio si era fermato.
«Che ora è?» chiese alla viaggiatrice di fronte. Lei sorrise dolcemente in modo compassionevole come fosse stata una suora nella una corsia di ospedale e lui fosse stato un malato terminale:
«Non ne è ho idea, mi spiace…» gli rispose lei alzando lo sguardo sopra il libro che stava leggendo.
Lui si risentì. «Ma non è un orologio quello che ha al polso, scusi?» le domandò supponente. Lei si guardò il polso sinistro. «Sì, lo è. Ma che importanza ha che ore sono?» e si rimise a leggere.
Nello stesso frangente entrò nello scompartimento il controllore.
«Giusto lei… senta» gli fece con tono inquisitorio «mi sa dire quanto manca a Lughi?»
«Ma questo treno non ferma affatto a Lughi» sentenziò l’uomo facendo vibrare il grosso baffo castano.
«Cosa???» fece lui balzando in piedi, ma ricadendo poi subito dopo sulla poltrona per la velocità del treno. «Come sarebbe a dire che non ferma a Lughi? Prendo questo treno ogni pomeriggio per tornare a casa…»
«Mi faccia vedere il biglietto» chiese paziente. «Ah… è presto chiarito. Lei ha sbagliato treno…», glielo restituì e uscì dallo scompartimento. Tutti i compagni di viaggio a quel punto risero di cuore per un tempo che avrebbe definito lunghissimo e imbarazzante. Poi una signora anziana, al lato opposto della cabina, gli spiegò:
«Vede, giovanotto, questo treno non ferma dove dice lei: né a Lughi, né altrove. Semplicemente non ferma, punto e basta. È un treno speciale, a levitazione magnetica. Raggiungerà presto la velocità prossima a quella della luce. Qui sopra non ci si ammala, non si invecchia, non si muore. L’unico problema è che, una volta partito, non c’è più modo di fermarlo. Solo che la gente che ci sale di solito lo sa, perché il biglietto è salatissimo. Non faccia quella espressione: lei è stato fortunato, glielo garantisco. E’ molto difficile prenderlo senza prenotazione evitando i severissimi controlli. Ma adesso non ci pensi più, su, più tardi andremo tutti nella carrozza ristorante e le farò conoscere un mucchio di persone interessanti. Vedrà sarà divertente».

9 pensieri su “Sarà divertente

  1. Briciola… sai mica se questo succede anche con la metro? no sai io la prendo tutte le mattine e non mi piacerebbe molto avere a che fare con la levitazione elettromagnetica.. e poi in metro.. non c’è nemmeno il vagone ristorante.. al massimo ci sono quelli che suonano la macarena!

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