Pentole e coperchi

La ragazza bussò ancora, questa volta un po’ più forte. Si sentì del tramestio dietro alla porta.
«Signorina Ada, sono Lucia, mia mamma mi ha detto di portarle questa pentola, che le aveva chiesto».
La signorina Ada, un’anziana donna dal sorriso ancora giovane, aprì.
«Grazie, cara» disse vedendo la ragazzina abbracciare una grossa casseruola da arrosto. «Vieni, vieni, non stare lì sulla porta».
Entrò titubante perché in quella casa c’era spesso un odore denso di umido, di cuoio vecchio, di carne rancida e persino di urina stantia.
«Che cosa prepara di bello?» chiese la ragazza per educazione sforzandosi di non respirare. Da qualche parte nel mondo l’anziana signora aveva un nipote, da parte della sorella però, visto che non si era mai sposata; ne parlava di frequente, ma in paese non si era mai visto: forse sarebbe venuto a farle visita.
«Mettila lì sopra» la incoraggiò Ada arrivando in cucina. Ma Lucia era rimasta immobile, a bocca spalancata: la stanza era piena di pentole, di tutti i tipi e dimensioni. Ce ne saranno state più di una cinquantina: sul televisore, per terra, sul frigo, nel lavello.
«Oh no, cara, non mi serve per cucinare» rispose la donna come per rassicurarla. E, come se avesse voluto spiegare come l’avrebbe utilizzata, prese dalle mani di Lucia il tegame, se lo strinse al cuore tenendo il coperchio sopra la testa come un’aureola. «Aspetta un attimo…» disse con una certa enfasi. «No… no, falso allarme» e posò subito dopo ogni cosa sul tavolo. «Credevo mi fosse venuto in mente qualcosa, ma mi è sfuggito». Poi, visto che Lucia continuava a essere ammutolita: «mi sto dimenticando di tutto, del mio passato, di quello che sono stata. Così quando mi viene in mente un episodio della mia vita, soprattutto di quando ero giovane, lo conservo nella pentola e poi chiudo ben bene con il coperchio. Se ho desiderio di rievocare il ricordo accosto l’orecchio al tegame e ascolto… Funziona sai? Dovresti provare».
Lucia sentì prepotente il desiderio di andarsene.
«Ringrazia tanto la mamma da parte mia» fece la signorina Ada riaccompagnando la ragazzina alla porta. «Ah… se avete anche qualche scatola vuota delle scarpe…»
Lucia non se la sentì di chiederle a cosa sarebbe servita. La signorina Ada la anticipò. «Lì invece ci metto i ricordi brutti e poi li brucio nel caminetto».

21 pensieri su “Pentole e coperchi

  1. i ricordi belli bisognerebbe metterli in una scatola di vetro trasparente, non si ricorderà forse chi ce li ha regalati, ma è piacevole guardarli.
    un saluto

  2. Bello.
    Mi ha richiamato alla mente un episodio di “ogni cosa è illuminata”, dove si legge di questa tizia che ha la casa piena di scatole di ricordi (materiali) del suo paese che non c’è più e di tutti i suoi abitanti, uccisi in guerra dai tedeschi.
    …non c’entra molto, in effetti, forse anch’io comincio a perdere colpi.

  3. E quindi la signorina Ada, cosa risponderebbe alla domanda “Cosa bolle in pentola?”? ..Passato?!?

    bè, sì, di verdura!

  4. ^_____^

    ora che ci sono i saldi secondo me potremmo portarle tante scatole grandi grandi di quegli orrendi stivali: sai quanti ricordi brutti che ci si può bruciare!

  5. quando andavo in campagna, a volte buttavo nel camino una scatolina con dentro pochi cerini.. se faceva una bella fiammatina.. voleva dire che non mi sarebbe successo nulla di male… se invece faceva solo un pufff… dovevo stare in campana…

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