Una pietra magica

Stavo preparando nell’ex garage, nelle dosi canoniche, la mistura di sabbia, torba e semi d’erba, con dicondra e trifoglio, quando sento alle mie spalle:
«Che fai?» Era ‘Svaldi, il nipotino di otto anni di Nello. Non lo sento mai quando mi arriva alle spalle.
«Ciao, ‘Svaldi… cerco di far venire l’erba dalla parte di là, dalle galline… anche se è difficile che prenda perché è tutto in ombra.»
Il bambino era sulla soglia appena sotto la basculante. Sembrava annusasse l’aria e la trovasse strana. Aveva ragione, lì dentro tengo di tutto: fertilizzanti, legna, diserbanti, olio di macchina, benzina. «Se vuoi ti presto la mia pietra magica…» mi fece lui arricciando il naso «basta che la seppellisci un po’ nella terra…».
«Ma perché dovrebbe essere magica la tua pietra?» gli chiesi mantenendomi serio.
«Perché sono andato al Santuario col nonno l’altra domenica e l’ho buttata nell’acquasantiera. Nonno dice che l’acqua santa è potentissima.»
«Ha ragione… ma se la pietra la dai a me tu come fai senza?»
«Ho Bill, lo spietato marine, che mi protegge» e con una mossa rapida cavò dalle tasche dei pantaloni corti un soldatino di plastica grigia.
«Ti protegge?!?» feci io mentre amalgamavo con forza il mio impasto più duro del solito.
«L’ho buttato nell’acquasantiera insieme a Frank il cercamine, Harry il suo fido attendente e il mio carro armato preferito Spaccatutto.»
«Hai messo nell’acquasantiera i soldatini?!?» chiesi io stupito. «E non ti han detto niente?»
«Altroché. Mi hanno sgridato che non la finivano più. ‘Non si gioca nel Santuario!!!’», scimmiottò lui con lo sguardo imbronciato, una mano dietro la schiena e l’altra a mezz’aria a dir di ‘NO’. «Ma io mica ci giocavo… volevo solo che i miei soldatini diventassero potentissimi.»

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