Guede

Il bambino era seduto sul letto della sua cameretta, i piedi a ciondoloni.
«Ma tu, Guede, sei contento di essere il mio Amico Immaginario?» domandò tappandosi un poco le orecchie quasi avesse paura di sentire la risposta.
Guede, abbandonato sulla poltrona, aveva un’espressione assorta; il viso, piccolo e storto, sul quale erano montate festose orecchie a sventola, era avvitato su un corpo esile, da cui si dipartivano inaspettatamente braccia e gambe lunghe e sproporzionate. «Ehi, parlo con te, perché non mi rispondi?»
«Tua madre ieri mi ha visto mentre aprivo il frigo…»
«Ti ha visto? Come sarebbe a dire ti ha visto? Ma se sei invisibile, agli altri dico…»
«Appunto, non lo sono più. Mi spiace, Michelino, non sono più ‘Immaginario’.»
Il bambino aveva gli occhi sbarrati, le mani appoggiate sulle guance, non ci poteva credere. I conti non gli tornavano, chiese:
«Se non ti ho immaginato io, allora da dove sbuchi?»
«Anni fa mi avevano mandato ad aiutare un bambino che abitava qui accanto. Mi sono confuso con gli indirizzi e sono venuto da te. Senza il mio aiuto, il bambino purtroppo è morto e, visto che non mi volevano più indietro, avendola combinata grossa, sono rimasto da te.»
Si fece silenzio tra i due, il bambino era rimasto senza parole.
«Sei venuto da me per caso?»
Guede annuì guardando fuori dalla finestra imbarazzato.
«Non è che sei un Angelo, vero?»
Guede annuì ancora una volta. «Il mio vero nome è Hanatenah e vengo dal Quarto Cielo. Se sono diventato visibile…» continuò a confessarsi «allora vuol dire che dovrò lasciarti.»
«Non puoi farlo» protestò Michelino allungando la mano come per trattenerlo. «Noi siamo amici… io, io ti voglio bene»
«Lo so, ma ora tu sei grande…»
«Troppo grande per avere amici?»
«Troppo grande per avere Amici Immaginari o avere un Angelo Custode»
«Ho capito.»
Guede a quel punto si alzò. Le sue braccia sembravano toccare terra. Avrebbe voluto avvicinarsi al bambino per abbracciarlo un’ultima volta, ma vide che la madre stava seguendo la scena, immobile, dal corridoio, e rinunciò.
«Potresti diventare l’Amico Immaginario di quale altro bambino del quartiere» insistette Michelino con un filo di speranza «in questo modo potremmo incontrarci ancora, magari per caso, non si sa mai.»
«E’ vero, ma allora diventerei invisibile anche a te…»
«Non importa, saprò che ci sei.»
«Va bene, allora chiedo in giro…»
Poi il bambino si mise a piangere e Guede se ne andò senza far rumore.

18 pensieri su “Guede

  1. L’Angelo che sbaglia indirizzo???

    Mi vengono in mente Troisi Arena e Decaro in “Annunciazio’, annunciazio’………..avimm’isbagliate casa!!!!!!!!!” :)))))))))))

  2. Guede, ‘Svaldi… ma dove abiti?
    Io nomi così non li ho mai sentiti e se dovessi dare un nome ad un amico immaginario non lo chiamerei certo come un formaggio 🙂
    sono una criticona… scusa
    ciao

  3. …mi è piaciuto, mi è piaciuo mi sia piaciuto…fossero immaginarie anche le zanzare questa sarebbe davvero una bella serata! ma tu hai fatta la tua parte… ;)thk
    M5

  4. sono esterefatta dalla bravura dalla capacità nell’esprimersi, continuo a leggere a rimbalzare da un blog a un altro e mi domando: perchè non scrivete dei libri? perchè non li pubblicate? sarà poi cosi difficile?

  5. emblematica la domanda “troppo grande pr avere amici?”; confortante la risposta, ma è difficil togliere dalla bocca il gusto amaro del primo quesito. Forse si può, con un po’ di latte…;)
    geniale “un blog doc” la vignetta. Sempre una spanna sopra…
    dilettap

  6. hai visto il film con Depardieu che interpreta Bogus l’amico immaginario? L’ “influenza” nell’arte!

    8

Lasciami un tuo pensiero