Di che colore sono i miei occhi?

Il bambino era sereno, sorridente. Pareva che poco capisse di quel trambusto e del fatto che i genitori, agitati, misurassero a turno, in lungo e in largo e a passi distesi, la sala di attesa del medico. Per lui era come un gioco.
«Vostro figlio non ha nulla di patologico» rassicurò l’oculista. «I coni e i bastoncelli della retina sono regolari, ha persino undici/decimi di vista.»
«E allora perché vede in bianco e nero?»
Il medico guardò per terra, come se non trovasse le parole e le cercasse sulla moquette:
«Forse è un problema neurologico. Dovremo andare fino in fondo a questa questione.»
Warren aveva sei anni allora, ma risultò perfettamente sano anche ai successivi esami, anche se furono tanti, troppi. Era nato così e basta e non ci si poteva far nulla. La sua vita del resto era del tutto normale, piena di amici, di interessi e di piccole e grandi sfide superate con orgoglio e determinazione.
Divenne adulto, imparando a sopperire al suo deficit cogliendo le minime sfumature del grigio e delle pieghe del bianco.
«Di che colore sono i miei occhi?» chiese la prima volta a Belle che lo aveva appena fatto sognare con un tenero bacio.
«Blu» fece lei senza esitazione. E gli sorrise, amandolo ancor di più, se solo fosse stato possibile amarlo di più.
E c’era un tramonto rosso violetto quando si scambiarono la promessa di una vita insieme e un profondo blu cobalto nascosto tra le onde dell’oceano quando lei gli disse che aspettava un figlio. Warren non si era mai chiesto perché gli fosse stato negato il miracolo della luce colorata, perché la sua vita dovesse apparigli come una pellicola d’altri tempi. ‘Forse era semplicemente giusto così’, si era detto, ‘ma la felicità ha forse colore? E l’amore? Che colore ha l’amore?’
Un giorno, di ritorno dal mare, Belle, la figlia Rose e il piccolissimo Warren junior, nato pochi mesi prima, furono spazzati via da un truck folle che saltò la corsia proprio all’altezza del chiosco dei gelati davanti al quale si erano fermati. Belle e Rose furono scaraventate a centinaia di metri di distanza. Il piccolo Warren junior non fu nemmeno più ritrovato.
Warren si sentì spezzare l’anima. Un colpo secco alla propria esistenza e poi più niente. Rimase una settimana, come morto, immobile sulla poltrona dove aveva ricevuto la terribile telefonata. Poi si alzò e iniziò a piangere appoggiato contro il muro. Pianse tutte le lacrime che aveva. Come non aveva mai fatto, come non sapeva neppure di essere capace di fare. Smise all’improvviso.
E cominciò a vedere il mondo a colori.
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34 pensieri su “Di che colore sono i miei occhi?

  1. Mah… ho leggiucchiato alcuni commenti, velocemente ( i primi)… si lamenta la tristezza e l’inesistenza di un lieto fine.
    Ovvio: mi ha spiazzata la fine, anche perché molto brusca, tuttavia mi piace il senso, almeno per come lo vedo io. La tristezza è inevitabile nella vita ed il dramma della morte certo e garantito: argomento, questo, ultimamente assai presente nella mia vita.
    L’insensatezza del tutto (l’insensata risata del folle shakespiriano) è superabile soltanto in presenza di evidenza di significato, di motivo, di razionalità.
    Così leggo io il racconto, perché anche il dolore è un colore del quadro: poi, figurati…io sono cattolica…

  2. lì avversione per le happy end l’ avevamo intuita…ma forse è questo il bello, spiazzi sempre. anche se leggo che qualcuno qui già si è abituato…

  3. Concordo con Lorenzot: “Ci si aspetterebbe che Worren acquisti la capacità di vedere il mondo a colori dopo un fatto positivo e non dopo una immane tragedia come quella narrata ..” come nel film Pleasantville. Complimenti per i tuoi racconti.

  4. eppure …
    dopo un evento drammatico sei così schiantato che non sai se riuscirai a sopravvivere.
    se decidi di vivere, il mondo si rivela meraviglioso, arca di ogni bellezza.
    a colori, davvero, e sgargianti per giunta.
    se …

  5. Tristissimo questo racconto.
    No Briciola, non ci siamo proprio…la vignetta che sfotte Totti proprio no…insomma, adesso il pupone de noantri ha pure imparato l’inglese!!!!…laif is nau…

  6. automobili.strano che tu non le abbia menzionate nel tuo test..un bacio grande ___oggi una casa mobile è partita e mi sei venuto in mente….ciauz e dolci sonni ed acque tranquille nel tuo bicchiere sul comodino….

  7. A cosa serve a Warren vedere il mondo a colori dopo questa tragedia che l’ha colpito? Notevoli i tuoi racconti, lasciano sempre spunti di domanda e riflessione, ciao*

  8. Sicchè, vedere in bianco e nero vuol dire essere di altri tempi, con quel sogno e felicità che distinguono la prima narrazione, e la realtà invece è a colori…. la fine sembrerebbe di speranza, ma a me sembra invece agghiacciante…. vorrei trovare un uomo che vede in bianco e nero, allora… :)) e sapere come l’anima di Warren ha trovato il mondo a colori :))
    Ciao Luna

  9. Bellissimo brano.
    Tuttavia mi lascia sconcertato l’apparente paradosso della rituazione …
    Ci si aspetterebbe che Worren acquisti la capacità di vedere il mondo a colori dopo un fatto positivo e non dopo una immane tragedia come quella narrata …
    A meno che quel pianto “come non aveva mai fatto, come non sapeva neppure di essere capace di fare ” lavi via oltre all’immenso dolore anche l’ incapacità di vedere il mondo anche nei suoi aspetti più negativi ..
    Bhè , mi hai fatto leggere e mi hai obbligato a rifletterci sopra .. mi sto domandando se questo blog sia da frequentare piu assiduamente ..o da evitare con cura .
    Pensare troppo fa male , se non ci sei abituato , e non vorrei mai che ……
    Un saluto dalla Liguria
    Lorenzo

  10. Che bello il tuo spazio..ecco mi prenderò un pò di tempo per leggerti
    grazie che mi hai dato la possibilita’ di trovarti e grazie delle parole da me..
    un abbraccio
    buona serata
    monica)

  11. mi si è accapponata la pelle.. ma siamo matti??!!

    no, non li puoi fare questi post di lunedì, già a uno gli girano.. poi legge il post e piange fino a venerdì!

  12. Bellissimo questo brano! Forse le lacrime non piante sono un po’ come un tappo che blocca le emozioni più vere e intense…forse una volta affrontata la realtà più dolorosa possiamo finalmente cominciare a respirare davvero e vedere i colori più luminosi della vita 🙂

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