Uno strano odore

Il Bar del Cinghiale, Remo si stava bevendo il suo solito Campari annacquato. Ad un certo punto posò rumorosamente il bicchiere sul tavolo di legno, vociando con una smorfia di disgusto:
«Ehi, cos’è questo strano odore?»
«Quale odore?» fece risentito Oreste da dietro il bancone «ho appena finito di pulire!»
«Altro che!» sbottò ancora Remo alzandosi in piedi «questo è tanfo! Ma cosa nascondi dietro il banco, carogne di topi  morti?»
Ne nacque, come spesso accade, una discussione molto accesa, anche perché l’unico a sentire quella puzza pestilenziale era Remo. L’unica cosa che ottenne fu quella, nel giro di pochi minuti, di essere sbattuto fuori dal locale in malo modo, tanto che, in mezzo alla piazza, ancora disteso per terra si mise ad annusarsi caso mai fosse stato lui il responsabile. Lungo la strada di casa, fermò anche diverse persone chiedendo loro se sentivano quell’afrore che stava diventando sempre più insopportabile. Chi gli rispose cortesemente gli disse di no, facendogli anzi notare che l’aria fresca primaverile stava portando a valle i profumi frizzantini della montagna.
«L’hanno trovato questa mattina appeso ad un ramo di ciliegio» esordì Padre Ercole ai piedi della scalinata di San Properzio parlando con alcuni amici.
«Trovato chi?» gli domandò il prof. Tatangelo cercando di allargarsi il nodo troppo stretto della cravatta.
«Remo. Si è impiccato questa mattina presto, poverino… senza il conforto dei sacramenti.»
«Ma chi? Quello che da un mese sembrava impazzito perché sentiva delle tremende puzze?» gli chiese Beppe Breviglieri con un mozzicone di toscano che faceva rotolare da un angolo all’altro della bocca.
«Proprio lui!» Padre Ercole si prese quindi una pausa per attirare su di sè l’attenzione, poi, avvicinando la testa a quella degli altri, sussurrò: «Mai io so perché sentiva quell’odore nauseabondo.»
«Davvero?» si meravigliò Beppe aggiustandosi gli occhiali con una leggera pressione dell’indice sul centro della montatura.
«Sì, certo!» La faccia di padre Ercole si era fatta ancora più tonda e beata, le labbra si erano aperte in un ghigno luciferino. «Ha sentito l’odore della sua anima. Era un miscredente, un ateo e chissà cosa ha combinato di empio nella sua vita! Il Signore gli ha fatto sentire il tanfo della sua anima in putrefazione. Era morto dentro e lui non ha voluto porvi rimedio.»
Il prof. Tatangelo scoppiò a ridere, mettendosi subito dopo la mano davanti alla bocca sperando che il sacerdote non se ne fosse accorto, ma era troppo tardi. Padre Ercole si rabbuiò immediatamente facendo seguire un silenzio imbarazzante. I tre si guardarono in giro, lasciando girovagare libero lo sguardo per la piazzetta rigata da distratti passanti. Nel frattempo una donna anziana, sbuffando e masticando parole incomprensibili, passò loro accanto con passo corto, ma svelto. Fece ancora un paio di passi, quindi si fermò e disse:
«Ehi, ma cos’è questo strano odore?»

32 pensieri su “Uno strano odore

  1. Ah, ecco cos’era! e io che mi preoccupavo… ho speso una fortuna in dentifrici a tripla azione, deodoranti antibatterici, polverine per i piedi e invece era solo la mia vecchia anima marcia! Già vedevo compromessa la mia vita sociale… ma a quanto pare basta andare a confessarsi! Padre Ercole, aspettami!

  2. L’alitosi è un problema che coinvolge molta parte della chiesa. Dovremmo suggerire loro foglie di basilico. Lo vado a piantare nell’orto ora, che non si sa mai.

  3. Più che di un grotto, si tratta di un grottino. È tipo una stanza, nel mio caso una piccola casetta attaccata alla mia, dove abbiamo il camino e dove possiamo fare grigliate, la polenta, bere, la fondue e via dicendo; spiegato terra terra^^;

    Molto belli come al solito i racconti, soprattutto quello delle tortore mi è proprio piaciuto!

    Baci

  4. Belle l’idea dell’anima in putrefazione….magari non dal punto di vista religioso ma più propriamente in senso esistenziale!!
    Ma quanto puzzeranno le anime di certi POLITICILESTOFANTI passati e presenti????
    abbraccio!

  5. bel racconto
    però il campari annacquato fa veramente sboccare, l’ho assaggiato una volta e nn ripeterò tale errore

    Briciola, non sono ancora riuscita a risolvere con la vignetta…
    -_-

  6. bel racconto… Non so se hai mai letto “Il maestro di vigevano” di Mastronardi… anche lui ad un certo punto inizia a sentire una puzza sempre più forte, e solo alla fine si accorge che veniva proprio da lui…

    [il pompelmo rosa è anche il mio preferito 🙂 ]

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