Un volo ancora

Appena entrato dal cancello di casa ho subito notato che c’era qualcosa di strano ai piedi del primo cespuglio di lavanda. Una macchia che non doveva esserci e che per giunta si muoveva. Mi avvicinai con cautela fino a quando non mi accorsi che era una tortora. Mi dava il fianco e guardava in direzione del prato basso. Era in agitazione, sembrava non importarle nulla di quanto accadeva attorno a lei. Mi fece pena. Mi fece pena perché quando gli uccelli non volano all’approssimarsi dell’uomo vuol dire una cosa sola: hanno cercato un posto tranquillo per morire in pace. Decisi allora di passarle lontano, badando a non spaventarla più del necessario. Mi buttai dietro ai miei soliti lavoretti del fine settimana di questo periodo: potatura, concimazione, raccolta delle foglie secche rimaste impigliate tra le rose e il rosmarino. Ogni tanto davo uno sguardo al cespuglio di lavanda: lei era ancora lì immobile, non seduta, bensì ritta sulle zampe, l’occhio sgranato, cupo, terrorizzato. Avrei voluto fare qualcosa, ma era una ingenuità anche solo pensarlo.
Tirai allora fuori il tosaerba per ripulire il prato anche dalle fittissime ghiande cadute. Giunto all’altezza della aiuola grande, nel prato basso, notai il profilo di una massa scura uscire dal trifoglio. Pensai subito ad un sasso rotolato giù per il vento, ma non era così: era la tortora. Aveva le ali composte, il becco conficcato in terra, come se, ancora piena di vita, stesse cercando insetti: aveva invece gli occhi irrimediabilmente chiusi. ‘Alla fine è poi morta…’ dissi tra me e me alzando lo sguardo verso la lavanda poco distante. E invece la tortora che avevo visto all’inizio di giornata era ancora lì, che stava guardando me e soprattutto il suo compagno ai miei piedi. Mi venne un groppo in gola perché capii cosa era accaduto. Avevo sentito dire della monogamia delle tortore, ma l’avevo sempre reputata solo una diceria. Mi ripromisi di seppellire il volatile appena avessi finito di tagliare l’erba e prosegui. Era quasi l’imbrunire quando risuonò nell’aria un prepotente frullo d’ali. La tortora dal cespuglio aveva spiccato il volo eseguendo prima un ampio giro e poi uno radente abbassandosi fino a quasi toccare il compagno senza vita. Da ultimo prese quota fino a sparire oltre la linea degli ulivi e delle case.
L’indomani l’ho ritrovata nel prato, a qualche metro dall’altra. Anche lei senza vita.

11 pensieri su “Un volo ancora

  1. mi sa che è tristemente vera, mi basta pensare alle due tortore che da un’annetto passano ogni giorno sul mio balcone per colazione, pranzo e cena… sempre insieme

  2. Mi hai fatto sorridere con la vignetta (che ti ho “rubato”) e mi hai commosso con questo scritto. Ho l’impressione che ti sia proprio accaduto. Mi scombussoli talmente, a volte…

  3. grazie; mi hai regalato una bellissima storia e io ricambio regalandoti due luccicanti gocce di rugiada dell’anima; le lascio qui per te. Buona giornata, briciola 🙂

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