Come te nessuno mai

Si sedette sulla poltrona eccitato, strusciandosi una mano contro l’altra:
«Non vedevo l’ora di tornare a casa per dirtelo. Hanno accettato i miei lavori alla galleria d’arte: a fine mese farò la mia prima mostra, non è fantastico? Chi l’avrebbe detto? Solo tu avevi creduto in me sin dal principio: ‘c’è lo spirito dei tuoi sogni in queste terrecotte’, mi dicevi per incoraggiarmi e avevi ragione!»
Giulia lo guardava impassibile.
«Sì… sì scusa, io sono euforico e non considero che invece tu stai passando un momentaccio. Ero solo sicuro che in cuor tuo saresti stata contenta per me. Va bene, va bene… ancora scusa… ecco, sì, è vero, il problema di tua madre… sta sempre tanto male, tua madre, vero? Non ci voleva che si aggravasse così. Chi l’avrebbe mai detto? All’improvviso poi… si era ripresa tanto bene. Ma devo proprio dirti che ti ammiro, sai? Sei una donna speciale, non solo perché sei bella e dolce, ma soprattutto perché sei piena di risorse; io che ti seguo da sempre so quel che dico… non capisco davvero come tu riesca a star dietro a tutto… il lavoro, l’ospedale, il volontariato… ho tanta paura che tu ti possa ammalare. A proposito, Giulia, oggi ti ho sentito starnutire e tossire più volte, per cui mi sono preso la libertà di andare dal farmacista per te e mi son fatto dare le medicine adatte… te le metto al solito posto… ah, quasi dimenticavo: quando alle due hai lasciato il bar ti è caduto il fazzoletto, te l’ho raccolto… è uno di quelli tuoi cifrati, di fiandra, profumatissimo, mi dispiaceva che andasse perduto…»
Giulia non si mosse.
«Sì, mi rendo contro che ti faccia impazzire il tuo dirigente… non ha nessun diritto di trattarti così… un giorno o l’altro vengo su e gliene dico quattro a quel bellimbusto… Come quell’altro… quel tizio che hai incontrato nel pomeriggio all’edicola, ma come si permette di… sì, sì, hai ragione, hai proprio ragione… lo so, sono geloso, va bene, va bene… come vuoi tu, non è il caso di parlare di questo adesso e poi è tardi, è ora di cenare.»
L’uomo si alzò sorridendo e, allungandosi un poco sul cuscino, spense con un dito il registratore. Estrasse la cassetta e la inserì nella sua custodia; sul dorso scrisse in bella grafia: ‘Colloquio con Giulia # 803’ poi la sistemò accanto a tutte le altre su uno dei tanti scaffali della libreria. Quindi tirò fuori dalla tasca della giacca il fazzoletto profumato e lo adagiò in una scatola beige anch’essa munita di etichetta e di numero progressivo; dentro c’erano diverse foto polaroid di Giulia: mentre era a spasso con il cane, quando stendeva i panni in vestaglia, mentre prendeva il sole in due pezzi sul terrazzo; dentro c’era anche una carta di caramella, una boccettina vuota di profumo e una tazzina sporca di caffè rubata in un bar. Richiuse la scatola come fosse un reliquario e la sistemò sull’apposito scaffale accanto alle altre tutte perfettamente uguali. Poi l’uomo uscì dalla stanza non prima di essersi voltato verso la poltrona a rimirare la sua statua di terracotta a grandezza naturale, seduta a sua volta sulla poltrona di fronte; era davvero soddisfatto di come le fosse venuta Giulia, così serena, così piena di vita. Sospirò.
«Come te nessuno mai» mormorò nella penombra dell’abat-jour e spense la luce.

17 pensieri su “Come te nessuno mai

  1. mi sono venuti i brividi a leggere questo racconto…
    quando la solitudine e il dolore estremi… vengono avvolti e travolti dalla forza “invisibile” dell’amore…
    l’immagine che hai scelto è bellissima… mi hai fatto pensare a tutte le volte che mi abbraccio da sola… più che altro ho imparato a farlo…

  2. Stavo pensando…

    Questi due mi ricordano:
    Il caffè con utopia nel film “VIENI AVANTI CRETINO”
    con il grande Lino Benfoli,ops Banfi.

  3. e io, che di sculture me ne intendo, ti posso dire che hanno un’anima davvero.
    e con loro puoi parlare.
    anche in silenzio.

    l’importante è non fare la fine di Norman Bates.

    :))*****************

  4. Dopo il commento coi controcazzi di Flavia,non ho davvero granché da aggiungere e mi perdonerai per questo.Bello,comunque,il tuo “racconto”.Bello ed un po’ inquietante.
    JD

  5. E già, la proiezione, meccanismo così semplice e tanto gratificante! Ma così poco vero. E allora ben vengano le statue di terracotta a formato naturale, se possono servire a compensare i vuoti o le troppo dilaganti espressioni di un “ego gigantesco”. Basta crederci.
    In fondo, per molte persone, questa è la “loro”( mai condivisibile per altri) vita. E che l’altro, o l’altra, siano fantasia o realtà, che esistano o meno, non è importante; quello che conta è che lo specchio rifletta ciò che si vuole.
    Molto carina ed efficace, Briciola, questa descrizione della costruzione del niente in una statua di terracotta che, come tale, é fragile quanto il suo creatore.
    Non so se l’interpretazione è corretta, ma io l’ho percepita così e, del resto, è un rischio di chi narra il prestarsi alle più personali e svariate interpretazioni. Al solito, bravo.
    Ciao, Flavia

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