La finestra sulla valle

La cosa che più gli piaceva di quella casa era la finestra enorme, sulla valle. Un sospiro trattenuto sulla natura semiselvaggia di quella regione. Il dondolo di vimini cigolava cadenzato sull’assito, la pipa era spenta e lo sguardo del vecchio sembrava seguire un pensiero svolazzante libero nel cielo.
«Cosa farai, nonno, ora che sei in pensione?» gli aveva appena chiesto il bambino di sette anni; tra le mani due scatole vuote di sardine che ai suoi occhi erano macchine della polizia.
L’uomo continuò a cullarsi, poi prese la pipa tra le dita, la sganciò dai denti e la posò sulla pancia:
«Potrei mettermi a vendere nuvole.»
«Fichissimo, nonno» fece il bambino mollando per terra i giocattoli e scivolando fin verso la sua sedia. «E sarebbe?»
«Potrei farmi autorizzare dal Centro Internazionale e assegnare a chi lo richiedesse il proprio nome ad una data nuvola. Potrei rilasciare il certificato di attestazione con tanto di foto e tessera magnetica. Insomma, ognuno potrebbe avere la sua nuvola personale portafortuna; così ogni volta che la si vedesse in cielo, magari dall’altra parte del mondo, si potrebbe dire, ‘toh, guarda, la mia nuvola Angelina’ oppure ‘quella è la nuvola Carolina, ma che ci fa da queste parti?’… A te non piacerebbe avere un nuvolone tutto tuo, magari nero nero e minaccioso, con dentro tuoni e fulmini? Il ‘nuvolone Luigino’?»
Al nipote gli si accese una luce negli occhi e cominciò a saltare su se stesso dalla contentezza.
«Sì, sì, fallo nonno, fallo!»
«Va bene» fece lui dandogli una carezza sulla testa bionda. «Oggi è domenica e gli uffici sono chiusi. Domani telefono e sentiamo cosa mi dicono.»
Una chiazza di sole illuminò come un proiettore una quercia lontana, quasi a volerne sottolineare la solitudine. Il vecchio si risistemò la pipa in bocca e continuò a dondolarsi lentamente, mentre il bambino aveva ripreso di buona lena a far scontrare le lattine riempiendo la stanza di versi e gridolini.
«Diventeremo ricchi, nonno» disse ancora il bambino, tra sé e sé, muovendo dalla sua sinistra alcune scatole di fiammiferi tenute in verticale come soldatini. «Così potremmo comprarci la televisione.»

26 pensieri su “La finestra sulla valle

  1. Ti assicuro che questa volta il picì non è rotto solo per colpa mia -.-”

    E’ colpa dell’enel o che ne so io… della luce! Perchè ha fatto fulminare il mio schermo che è passato a migliori vita per sempre ç.ç

    Riposi in pace ç.ç

    Ha sempre svolto al meglio il suo dovere, mi mancherà Sigh.

  2. tutti i pezzi, proprio tutti non si può. e saperlo fin dall’inizio del puzzle attenua la botta allo stomaco dopo. è come pescare le stelle nel buio. però ci stiamo lavorando. anche tu, mi pare. che porti bene.

  3. Beh dipende, per entrare fra i miei tessori ce ne vuole di tempo… tu cosa offri?
    Per ora sei già nella lista dei blog da visitare e sempre per ora ti dovrai accontentare… 😀
    Veramente, i miei complimenti u.u scrivi molto bene a mio modesto parere – con ritmo, per nulla pesante, ma anzi, decisamente il contrario.
    L’idea del venditore di nuvole mi piace moltissimo, e il finale, un sorriso.
    Un tocco di originalità, di sogno.

  4. ah, ma sul venditore di nuvole potrei scriverci un post ponderosissimo.. !
    Cmq Sandokan aveva qualche problemino.. e noi che ci possiamo fare?!

  5. ehi cioccolatino al rhum…questa la trovo incantevole (a parte il finale con la televisione…si lo so che mi arriverà un calamaio nella testa…sto scherzando..:-)
    La stampo anche per la principessa.
    Buona giornata e buon fine settimana

  6. in questi giorni sei in vena di tenerezza…mi fa piacere 🙂
    lo sapevi che è possibile regalare una stella? l’ha fatto per S.Valentino il fidanzato di un’amica e lei si è vista consegnare un attestato relativo alla sua stella, battezzata con il suo nome. Al di là di considerazioni ciniche sul business, è un’idea proprio romantica.
    Un’amico mi chiama cirro, o nuvoletta:
    devi dire al nonno che io sono la prima cliente per la nuvola, ne voglio una tutta mia, bianca e spumosa come panna montata 🙂

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