Analisi mediche

Alvaro era piuttosto nervoso: era la prima volta che in vita sua faceva delle analisi mediche. Non ne aveva mai avuto bisogno, il suo medico di base però aveva tanto insistito.
«Dopo i cinquant’anni bisogna eseguire un checkup completo, almeno una volta all’anno» gli aveva detto severo «tanto più che lei non ne ha mai fatto uno.»
«Io sto benissimo» aveva cercato di protestare lui, ma alla fine, come era successo tante altre volte, aveva chinato la testa. E adesso era arrivato il momento di ritirare gli esiti. Era sempre più convinto che non fosse stata una buona idea accondiscendere così al suo medico e ci mise una buona mezz’ora a varcare la soglia dell’ambulatorio. Quando entrò nella sala di aspetto, gremita di gente, ebbe la precisa sensazione che tutti lo stessero osservando. Abbassò lo sguardo per poi piazzarsi confuso davanti allo sportello dei ritiri facendo scivolare in fretta sotto il vetro la documentazione necessaria. La signorina controllò i dati al computer e si alzò. Tirò fuori una busta da uno scaffale in fondo alla stanza e poi si girò verso di lui fissandolo. Esaminò ancora un paio di volte la busta, per sincerarsi che non ci fossero errori, quindi si rivolse ad un tizio più anziano accanto a lei, seduto ad una scrivania. Parlottarono per qualche minuto; il signore anziano uscì da una porta laterale e la signorina andò da lui avvertendolo di aspettare che sarebbe sceso di lì a poco il medico. Alvaro si sentì gli spilli in gola, come se ne avesse appena ingoiata una bella manciata.
«Perché? Cosa è successo signorina, c’è qualcosa che non va nelle analisi?» ebbe il coraggio di chiedere.
«Non si preoccupi» fece lei tagliando corto «adesso arriva il medico, è solo questione di un attimo.» E senza aggiungere altro si mise a servire un’altra signora che già lo stava spintonando da un lato. Alvaro si sedette sul bordo di una sedia, pallido e tachicardico. Le voci della sala parevano un’eco lontana e gli risuonavano indistinte nella testa. Trascorsero alcuni minuti e un signore con il camice e lo stetoscopio a tracolla gli si avvicinò chiedendogli di seguirlo. Entrò in una stanza con un lettino, alcune sedie e varie strumentazioni accese. Alvaro ora sentiva freddo e faceva fatica a rispondere alle domande del medico. Questi, un giovane sulla quarantina, con occhiali dalla montatura nera e spessa, chiese come si sentiva, se era disposto a ripetere gli esami; gli domandò anche quanti anni in realtà avesse e chi erano i suoi genitori.
«Non lo so chi siano i miei genitori» rispose Alvaro balbettando, «sono stato adottato quand’ero molto piccolo. Così mi hanno riferito. Si può sapere perché tutte queste strane domande? Mi dica, dottore, cos’ho? È tanto grave?»
«No… vede…» disse il medico che sembrava non trovare le parole giuste «non so come dirglielo… è che il suo sangue non è umano.»

 

18 pensieri su “Analisi mediche

  1. Ma cos’è veramente umano? Io mi sento profondamente umana epure così distante dagli esseri umani che mi circondano… quale sarà la verità vera?

  2. Genile!
    P.S.: La storia non è poi così incredibile, visto cosa succede negli ospedali! A me una volta dissero che avevo la tiroide che non funzionava e poi si scoprì che avevano scambiato gli esami con quelli di un’altra persona!

  3. mangio la schiacciata alla fiorentina con la panna! il mio sangue è solo umano benchè raro . buona domenica,

    Allegra

  4. Cara Briciola, riesci sempre a stupire e che dire, forse che l’inconscio non é così immateriale?
    E meno male che esistono genitori e natali segreti e sconosciuti per permetterci di essere liberi, anche se a prezzo di tanta e disperata angoscia.
    L’originalità e la diversità si pagano sulla propria pelle o sulle proprie “squame”, che dir si voglia.
    Con affetto una tua vecchia amica.

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