Nevicava lentamente. Il vialetto si stava scontornando nei margini confondendosi con il prato gelato.
«Cosa fai sempre lì a quella finestra?»
«Aspetto.»
Lo sguardo torbido dell’uomo seguiva il volo a balzi di un passero infreddolito che sembrava una presenza irreale in tutto quel bianco.
«Tanto lo sai che lei non tornerà.»
«Certo che tornerà.»
«Tu ti illudi.»
«Non è affatto vero, prima o poi capirà che la sua vita è qui con me. In fondo non è passato tanto tempo.»
«Ma che dici? Sono passati dieci anni.»
L’uomo allungò la mano sul vetro. Il freddo di quella mattina risalì per le sue dita fino ad arrivargli al cuore.
«Sì, forse hai ragione. Meglio così, però. Ora non è più tanto giovane e ha la maturità finalmente di fare le scelte giuste. Non credi?»
A quella domanda rispose un forte colpo di vento improvviso che fece rabbrividire un cipresso che si arcuò violentemente verso il lato della strada.
«Non credi?» ripeté lui voltandosi. Ma la stanza era vuota. Come la sua casa e la sua anima, del resto. Non c’era più nessuno da quel maledetto giorno.
In tanto la neve scendeva sempre più forte fino a coprire ogni cosa.
L’ultimo tuo racconto mi ha rimandato a questo. Si sente un tonfo gelido sul cuore.
Mi ricorda la prima parte di una poesia di Boris Pasternak.
M
Trovata!
Non ci sarà nessuno a casa,
tranne il crepuscolo. Il solo
giorno invernale in un trasparente spiraglio
di cortine non accostate.
Solo di bianchi boccoli bagnati
il rapido aleggiante balenio.
Solo tetti e neve e tranne
i tetti e la neve, – nessuno.
E di nuovo arabeschi intesserà la brina,
e di nuovo mi domineranno
lo sconforto dell’anno passato
e le vicende di un altro inverno.
E mi schermiranno di nuovo per una
colpa non ancora perdonata,
e una fame di legna avvinghierà
la finestra lungo la crociera.
Ma inaspettatamente per la tenda
scorrerà il tremito di un’irruzione.
Misurando coi passi il silenzio,
come l’avvenire tu entrerai.
Tu apparirai sulla soglia, indossando
qualcosa di bianco senza stranezze,
qualcosa proprio di quelle stoffe
di cui si cuciono i fiocchi di neve.
Sì, hai ragione, la tensione sottostante è la stessa anche se qui è espressa mirabilmente
“Mirabilmente” è un termine che si addice anche a te 🙂
🙂
Sarebbe bello che di questo racconto tu facessi il seguito…magari raccontando il ritorno della Lei…e quello che trova cambiato rispetto agli anni trascorsi….di diversi brani penso che potresti fare il seguito…con il punto di vista degli anni successivi su quelli precedenti…potrebbe essere intrigante…molto!!!
Della serie entrata nella cameretta di infanzia o qualcosa del genere (non so se mi spiego!)
CIAO
Sì buona idea… ci penso un po’.
Peraltro non mi ero neppure accorto di aver già usato un titolo simile a quello della storia di questa settimana.
Dopo ottocento racconti comincio a ripetermi 😀
Davvero…pensavo lo avessi fatto volutamente…ma io credo che hai avuto lo stesso stato d’animo di 10 anni fa…capita…è come percorrere una stessa strada percorsa molti anni prima e ritornare indietro con il pensiero…guardando con gli occhi di poi…dopo aver visto le conseguenze…
Notte!!!
Comunque non sei mai noioso o banale…ti assicuro…l’audience è sempre al top!!!
triste. bello. reale.
il gelo della solitudine, un cuore in inverno
Più volte al giorno,
a colazione, prima di pranzo e prima di cena….
molto volentieri
seguirò tutte le puntate
:0)
… e io passavo di qua, ma quanto devo leggere?
^_^
Ci sono anch’ io accanto a quell’uomo…in silenzio, ma con una mano poggiata sulla sua spalla…
si vive di illusioni.
e di speranze.
«Tanto lo sai che lei non tornerà.»
«Certo che tornerà.»
«Tu ti illudi.»….
la primavera torna, ma ora i tempi, sono acerbi.
ho voluto dare questa di interpretazione.
ci calzava a pennello, ma magari lei sta dipingendo altre… tele
jameS
secondo te, dopo dieci anni, potrebbe ancora tornare? hai mia post@; baci, g*
Certo che tornerà. Io, almeno, provo a sognarlo.
Piacere di averti incontrato, bel blog.
Caspita fa un kavolo di freddo brrrrr…..
la neve che scende forte… che strana immagine… (bella!)
malinconia… mi verrebbe da accendere il camino, per quel signore alla finestra, in modo che almeno la stanza si scaldi un po’
Piacere di incontrare te e i tuoi racconti….
E’ vero, la solitudine è fredda come l’inverno.
Ma bisogna sapersi scaldare…anche con un ‘tè caldo’ come suggerisce Acilia!
..tristezza e malinconia..
la coscenza che parla, l’incoscenza di un amore che va aldilà che risponde.
Un tè, caldo, è uno dei migliori compagni d’attesa.
molto bello e un po’ triste questo post/racconto. si adatta anche molto bene al clima di oggi, interno ed esterno.
…ora sbircio un po’ tra le tue briciole. un saluto.