Confessioni

Nessuno aveva creduto che l’avrebbe fatto sul serio anche se lo andava ripetendo spesso: quando lo si incontrava per la strada, quando si confondeva con noi avventori del Bar del Cinghiale che facevamo a gara per offrirgli il ‘suo’ caffè corretto china.
‘Un giorno o l’altro scriverò il mio romanzo’ diceva divertito. ‘Vedrete… rimarrete tutti a bocca aperta. Sarà un best seller senza precedenti’.
Ma, siccome gli anni passavano e lui il romanzo non lo scriveva, avevamo cominciato a prenderlo in giro, bonariamente s’intende, non ci saremmo mai permessi.
‘Ho dei nipotini da far studiare rammentava sorridente con quella sua voce calda e rassicurante ‘e sono pure orfani. Ve ne accorgerete: il libro sarà un successone.’
Poi è accaduto che lui è andato in pensione. Gli abbiamo organizzato per l’occasione una gran cena come si è soliti fare qui in paese per un personaggio così in vista. I tavoloni imbanditi di ogni bendiddio occupavano tutta la piazzetta di Lughi e ci furono persino i fuochi a schiarire la volta calda del cielo estivo e la banda comunale come non si sarebbe fatto neppure per la festa del santo patrono. Perché sinceramente gli volevamo tutti bene. Davvero. Ed è per questo che dispiacque saperlo morto nel sonno una settimana più tardi, anche se aveva raggiunto gli ottantatré anni, tanto da lasciare in noi un vuoto pneumatico che sembrava intollerabile.
Ma erano trascorsi solo pochi giorni dal funerale che la notizia iniziò a serpeggiare dapprima di casa in casa, come un pettegolezzo devastante, e poi a rimbalzare persino al tiggì delle venti. L’aveva fatto, oh sì se l’aveva fatto. In gran segreto in quegli ultimi anni aveva scritto il suo libro, dando disposizione che fosse inviato alle stampe il giorno stesso della sua dipartita. E saremmo stati anche contenti per il nostro caro compaesano per il fatto che fosse stato di parola divenendo famoso. Davvero. Se non fosse che lui era stato il nostro parroco per oltre cinquant’anni e che il libro era intitolato:
‘Mezzo secolo di confessioni’ ovvero ‘Vita, peccati ed altre ribalderie dei miei parrocchiani’.

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