Ero appena sceso dall’autobus, proveniente da casa, quando vidi alla palina della fermata un foglio attaccato con lo scotch che sventolava festoso. Era l’avviso di sparizione di una donna di Collefili: Clara era uscita di casa una settimana prima, al mattino presto, in vestaglia e pantofole e da allora se ne erano perse le tracce. La foto restituiva l’immagine di una signora anziana, con un sorriso bonario, gli occhi chiari e sorridenti. I capelli erano arruffati e bianchi, gonfi come ovatta.
«Sono venuta bene, vero?»
Mi voltai sorpreso. Era Clara o una donna che le assomigliava davvero tanto. Era scalza e sopra quella che doveva essere stata una vestaglia aveva un golfino azzurro di lana a maglie grosse.
«Ma è lei?» chiesi io incerto non sapendo cos’altro dire.
Lei non rispose. Si limitò a sorridermi come fossi stato suo figlio appena tornato a casa da scuola.
«Stia ferma qui, per favore» le intimai cercando di assumere un tono autoritario e credibile e subito corsi verso la piazzetta di Lughi dove sapevo che avrei trovato Peo, il vigile di quartiere. Prima m’incamminai a passo svelto, quindi cominciai a correre ogni tanto voltandomi per essere certo che Clara fosse ancora lì. Per fortuna trovai Peo che stava parlando con don Mario all’angolo dell’edicola. Gli spiegai cosa stava succedendo cosicché anche lui si mise a correre con me, per tornare alla fermata dell’autobus. Clara però non c’era già più. Mi girai su me stesso come una trottola per vedere se riuscivo a scorgerla da qualche parte. Nel frattempo Peo stava chiamando con la sua radio la centrale scambiandosi le informazioni del caso. Io, per non arrendermi, andai ad ispezionare le botteghe della via, caso mai Clara si fosse infilata da qualche parte.
«Sembra proprio sparita» feci a Peo, tornando indietro deluso. Lui mi guardò con un’aria stranita, poi disse:
«Guarda che ti devi essere sbagliato.»
«Figurati, Peo, l’ho riconosciuta benissimo, ne sono sicuro e…»
«No, non è possibile. L’hanno trovata ieri sera sulla panchina in piazza della stazione. Morta d’inedia.»
Molto carino il tuo blog!
Saluti!
ma ti è successo x davvero?
un bacio
Gaia
!!!
ti si legge sempre volentieri.
La casetta è proprio di quella ditta, ne ho visto montare una simile di altra ditta ma non c’è paragone come qualità-prezzo.
ti piacciono i racconti del grande maestro Dino Buzzati?? Vero??
come sempre , uno spera in bene fino all’ultima riga e lì ti arriva la doccia fredda!!
🙁 che triste però-sigh!
PERCHèèèèèèèè CE FAI SEMPRE ‘STI SCHERZI!!!!!!!
:((((((
MA comquneu lei era comparsa a lui per quale tipo di messaggio?
oddio briciola….ti mangerei!
E lui? Che faccia ha fatto? Che ha detto?
A volte una sola lettera può cambiare un destino: bastava fosse un'”inezia” e la vecchietta non sarebbe defunta!
non so che direzione sia, ma questa mi piace.
Sempre coinvolgente, anche se dai due ultimi racconti sembri aver cambiato direzione…
Myrt
Buongiorno, pur leggendo sempre i tuoi racconti non ho mai lasciato traccia del mio passaggio.
Oggi è diverso, questo post è diverso.
Accetta i miei complimenti ed un abbraccio.
Unaenessuna
I miei complimenti…questi racconti sono sempre più belli…
.. è una storia inventata?