E’ uno di famiglia

Amina aveva tanto insistito. Era stata invitata a cena a casa del suo vecchio professore di matematica del liceo. La mia presenza avrebbe alleggerito ciò che poteva trasformarsi in una interminabile e noiosa serata. Invece il professore e la moglie, benché anziani, erano risultati di conversazione brillante ed anche la cena, contrariamente ai più foschi presagi, non era stata a base di brodino e purea, ma aveva dato ampio risalto a pregevoli specialità pugliesi. Ci eravamo appena trasferiti a fine cena in salotto, con un buon bicchiere di cognac in mano, quando, con la coda dell’occhio, vidi qualcosa di bianco che all’improvviso attraversò il corridoio. Istintivamente mi voltai e il mio gesto non sfuggì al padrone di casa:
«Tutto bene?» mi chiese lui in modo amabile.
«Avrei giurato di aver visto passare qualcuno… ma non ne sono poi tanto sicuro…» feci io dando un’occhiata di sbieco alla mia amica, intenta però a sfogliare un album di fotografie con la signora. Il professore sorrise e osservò:
«Ah… lei riesce a vederlo?»
«Vedere cosa?»
«Il fantasma.»
«Sta scherzando, vero?»
«No, tutt’altro. Si tratta di un monaco. Qui nel Cinquecento c’era un monastero. Si dice che fra’ Bartolomeo sia stato ucciso in modo violento da un pellegrino ospitato per la notte.»
Io, in un colpo solo, ingoiai tutto il liquore rimasto nel bicchiere sbrodolandomelo in parte sulla maglia. «Oramai è uno di famiglia» seguitò a raccontare il professore come se stesse parlando del gatto di casa raccattato per strada. «Ogni tanto troviamo delle cose spostate. Come l’armadietto dei medicinali nel bagno, per esempio. Credo che cerchi ancora il necessario per medicarsi la pugnalata al collo. Strano però che lei lo veda, noi non ci riusciamo… solo mio nipote di cinque anni ha questo privilegio. Ma i bambini, si sa, sono così vicini a Dio.» Poi, assumendo un’espressione paterna mi domandò: «Piuttosto… da quanto tempo è che lei non si fa un buon check-up?»
Io rivolsi uno sguardo angosciato ad Amina tant’è che lei, sentendosi osservata, alzò gli occhi verso di me stupita:
«Non stai bene? Sei pallido. Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma.»
«Ad essere sincero si è fatto proprio tardi e domani mi devo alzare presto» ammisi io levandomi in piedi. «E se togliessimo il disturbo?»

9 pensieri su “E’ uno di famiglia

  1. brrr.. brrrividiiiii…
    come si sta a poggiorusco? tranquilli? perchè qui a firenze c’è una gran confusione con notti bianche e fanfare.. sotto casa!
    ciao, buon riposo

  2. Ciao Acqua, spero tu stia bene.
    Ti disturbo per segnalarti una petizione per salvare una condannata a morte. La trovi nel mio blog.
    Ciao. Obhund

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