Germogli

La giovane coppia era entrata in un vecchio negozietto di sementi nel budello di vicoli medioevali di Collefili. A terra, sacchi e sacchi di semi di ogni tipo, quanti non pensavano neppure potessero esistere.
«Sarebbe bello avere un giorno un orto tutto nostro dove coltivare queste erbe profumate» sospirò il ragazzo facendo scivolare tra le dite i chicchi colorati.
«Mi accontenterei di avere anche solo una casa tutta nostra» rispose lei più concreta.
«Possedere una casa tutta vostra non è poi un così grosso problema» se ne uscì il negoziante poco distante da loro. «Ho qui giusto una cosa che fa per voi» e, così dicendo, tirò fuori da un sacchettino di tela un semino rosso della grandezza di un quarto di unghia.
«E questo cos’è?» chiese la ragazza divertita.
«Un semino di casa…»
I ragazzi si misero a ridere pensando ad una battuta. Poi il ragazzo, raccogliendo dalla mano dell’uomo il seme, si accorse che era un piccolissimo mattone.
«Non l’ho ancora provato, ma credo che funzioni» spiegò il venditore, cui brillavano gli occhi. «Compratevi un terreno e poi piantate questo seme sotto un centimetro di terra là dove volete che nasca la casa.»
«E dobbiamo innaffiarlo?» domandò la ragazza che non sapeva se mettersi a ridere oppure no.
«Non è necessario…» rispose l’uomo serio. «Provatelo, poi mi direte.»
Dopo appena un mese la coppia tornò dal negoziante.
«Com’è andata?» chiese loro.
«Portentoso… roba da non credere» fece il ragazzo sottovoce per non farsi sentire dagli altri clienti. «Ci sono però delle difficoltà. La casa continua a crescere al ritmo di un piano al giorno e non si ferma più.» Il negoziante sorrise, quindi disse:
«Vedrete che prima o poi esaurirà la sua energia vitale e si fermerà.»
«Fra quanto?» chiese la ragazza ansiosa.
«Non saprei… sei mesi, un anno… o qualcosa di più.»
«Ma diverrà un grattacielo!»
«Sì, forse» ribatté il negoziante «però pensate al grande vantaggio. Potrete sempre rivenderlo ricavandone un mucchio di soldi.»
I due ragazzi se ne andarono poco convinti. Nel frattempo il grattacielo si era sviluppato non solo in altezza, ma anche lateralmente secondo ramificazioni improvvise e biforcazioni improbabili. Per il resto era perfetto. Non mancavano né finestre, né balconi, né tetti. C’erano persino i pluviali e le parabole satellitari. Trascorse però ancora un anno e mezzo e, alla fine, la costruzione cessò di innalzarsi. Il grattacielo aveva ormai 518 piani.
I due ragazzi osservarono sgomenti quel mostro di abitazione che sembrava uscita dalla mente allucinata di un architetto folle. Chi mai avrebbe potuto comprare un incubo di quel genere? Poi, un bel giorno d’estate, dalle innumerevoli tegole della casa cominciò a piovere della polverina rossa.
«E adesso cos’altro deve succedere?» fece il ragazzo allarmato. Scrollandosi di dosso la polverina capì: era polline di mattone. E, mentre i due ragazzi si guardavano l’un l’altra sbigottiti, dal terreno già spuntavano i primi germogli delle nuove case.

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