The best in the world

Stavo attraversando piazzetta di Lughi quando una ragazza mi ferma. È una biondina, occhi chiari, modi franchi e un sorriso dolce. È un’americana che mi chiede in modo stentato cosa ci sia da vedere nei paraggi. Le faccio una sintesi esauriente, a cominciare dal Duomo che aveva alle spalle, per poi finire con una visita al caratteristico Mulino Roldi e alla riva dei ‘sassi parlanti’ verso la pinetina. Mi ascolta con molta attenzione, capendo probabilmente una parola su cinque anche se mi sforzo di parlare adagio usando un buffo basic italian e rifacendomi continuamente ad una cartina sgualcita che ha in mano. Sulla maglietta di cotone sottile, già sbracciata, riconosco nonostante le generose curve, lo stemma di Lughi. La scritta sulla cinta del marsupio tradisce invece la provenienza della turista: ‘University of Notre Dame’. Lontano, penso io, mentre la saluto che ancora mi sorride radiosa. Sono strani questi incontri, considero tristemente. Ci si scambia qualche parola fuggevole, uno sguardo distratto, un mezzo sorriso e poi non ci si vede più nemmeno per sbaglio. Ed ero lì lì per voltarmi e proseguire la mia passeggiata quando sul dorso di quella maglietta leggo divertito: ‘The good girls go to heaven, the bad ones to Poggiobrusco.’

 

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