Conoscerete la mia velocità

Frank guardava la sua moto in estasi. Non poteva credere che fosse finalmente sua. La rimirava di lato, di sbieco, dal basso e poi improvvisamente dall’alto; le si avvicinava accarezzandola per poi passare il panno dove l’aveva toccata. Andò avanti in quel modo per una buona mezz’ora, fino a quando non decise di fare un giro. Il rumore del motore era pieno e ad ogni accelerata si sentiva schiacciato dalla potenza dei mille cavalli contro il comodo schienale. Con il sole in faccia e la felicità sotto la pelle prese lo svincolo per l’autostrada. Sulla bretella di collegamento tentò un primo affondo. La velocità era già sui 130. Per qualche chilometro viaggiò così, giusto per prendere confidenza e distendersi nella sua postazione, ‘entrando’ nella moto. In un rettilineo aprì il gas e furono subito i 180, quindi i 220. Sui 250 km/h cominciò a sentire un brivido sul collo e sui polpastrelli all’interno dei costosi guanti in pelle. L’autostrada si era fatta diritta, il traffico scarsissimo, non un alito di vento. Quando decise di accelerare con maggior decisione,  la moto diede uno strattone in avanti come se la potenza rimasta fosse stata ben maggiore di quella già erogata. E così Frank, al colmo della gioia, sfiorò i 300 all’ora. Si piegò nell’ampia curva destrorsa assaporando la stabilità del mezzo grazie anche agli ampi battistrada che aveva fatto montare. E, a più di 300 all’ora, entrò in galleria, che però era completamente buia. Non una luce, non uno spiraglio di sole o di lampade artificiali. La fine del tunnel doveva essere lontanissima perché non era neppure possibile scorgerla. Avanzò alla cieca per diversi metri, senza farsi prendere dal panico, avvertendo nel contempo un senso di leggerezza come fosse diventato lui stesso vento o vapore acqueo. Poi, a pochi centimetri dal suo casco, sulla sua destra, si illuminò una finestrella da cui fece capolino un signore che lo guardò sorpreso di vederlo lì. Era così vicino a quel tipo che avrebbe potuto toccarlo. Fu quello il momento in cui Frank si accorse che andava in realtà pianissimo tanto da poter vedere l’espressione dell’uomo mentre maturava in un fresco e spontaneo sorriso. Anche da sinistra, qualche metro più in su, si accese un’altra luce a pochi passi da lui: era una donna che lo indicava ad una bambina che si era messa fargli ciao con la manina. Frank stava in realtà scivolando in un vicolo strettissimo con i muri spioventi a pochi millimetri dal manubrio e si meravigliava di non toccarli e di non cadere, dal momento che procedeva più lento di come avrebbe potuto fare se fosse andato a piedi. Si accesero altre luci a quelli che ormai parevano il terzo, il quinto e il nono piano di due stabili che gli erano a ridosso. Erano tante ormai le persone che accorrevano alle finestre a guardar giù mentre lui passava con la sua bellissima moto blu cromata. C’è chi iniziò ad applaudire, chi a gettare fiori, chi a mandargli baci. Quindi Frank uscì dalla galleria a 300 km/h sentendo tutto d’un colpo l’impatto del vento sul suo giubbotto. Fece solo poche centinaia di metri per poi fermarsi ad una piazzola d’emergenza. Le gambe gli tremavano. Si voltò indietro più volte a guardare l’imboccatura del tunnel dietro di sé. Poi risalì sulla moto avviandosi lentamente al primo casello di uscita.

12 pensieri su “Conoscerete la mia velocità

  1. BENTORNATO!
    La moto è libertà, fantasia, dolcezza, leggerezza…peccato che qualcuno la scambi per un prolungamento del suo membro sessuale e la trasformi in un rapporto non protetto con una sconociuta…rischiosetto direi!
    Molto bello il tuo racconto

  2. efficacissimo, mi hai fatto rivivere tutte le sensazioni provate dall’automobilista. Il tocco da maestro poi il momento surrealista che fa sì che anche a racconto terminato rimane un retrogusto angosciante nel lettore. Un abbraccio Alain

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