La signora Beppa

 

La casa della signora Beppa dà su via Manin, la stradina che sfocia in piazzetta di Lughi quel tanto che basta da poterle permettere di controllare larga fetta della vita dei suoi concittadini. È molto anziana, la maestra del paese, così anziana che nessuno tra parenti e amici è riuscito a sopravviverle. Così è rimasta sola al mondo, con l’unico hobby, per ammazzare il tempo, di stare alla finestra. Che sia inverno o estate, giorno o notte fonda, lei è sulla sua sedia, insonne, a guardar giù come stesse davanti ad una televisione che trasmette ventiquatt’ore su ventiquattro la vita in diretta. Una notte sventò persino un furto al bancomat del Banco di Collefili che si trova giusto in piazza. Dalla sua posizione aveva infatti potuto notare che tre balordi stavano armeggiando con spranghe e piedi di porco allo sportello bancario. La sua pronta telefonata al Direttore della filiale, che lei conosceva bene per essere il figlio di una sua vecchia alunna, consentì di salvare il bancomat e far arrestare i colpevoli. Le offrirono pure una ricompensa ma lei non ne volle sapere. Era solo felice di essere stata utile. Insomma è un’istituzione e tutti le voglio bene, tanto che chiunque passi per quella via alza sempre gli occhi certo di incontrare i suoi.
Poi una sera, transitando da quelle parti, Cecco si accorse che la signora Beppa non era alla finestra. Si fermò per qualche istante aspettando che lei comparisse. Trascorsero cinque minuti, ma dell’anziana donna neppure l’ombra. Nel frattempo si erano fermati in strada altri passanti. C’era chi vociava preoccupato che si fosse sentita male e chi indicava la finestra con la luce accesa pensando di vedere qualche malintenzionato. Quando i minuti diventarono quindici un manipolo di concittadini, pronti a tutto, si presentò alla sua porta. Bussarono, scampanellarono, ma niente.
«La signora Beppa è sorda» ricordò qualcuno. E subito Ezio, che di professione scarica i sacchi di cemento da 80 chili a tre per volta, senza tanti complimenti assestò una spallata poderosissima alla porta che si frantumò come fosse cartongesso. In quel mentre la signora Beppa stava uscendo dal bagno in vestaglia e pantofole, prendendosi un bello spavento nel vedere tutta quella gente nel suo salotto.
«È che non la vedevamo più…» disse uno riponendo sulla pancia le mani giunte come per farsi perdonare «… sicché noi si credeva…» fece un altro balbettando.
La signora Beppa assunse allora un’espressione disarmante poi sbuffò:
«È che ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male. Non posso neppure più andare al cesso, ora?»

16 pensieri su “La signora Beppa

  1. sei grande sempre bric! certo che patt non è da meno, in qunto ad illustratore chiosante dei tuoi sapidi bozzetti… bacio sottovoce, per le ragioni che sai, g*

  2. Davanti al mio ufficio c’è un palazzone con uffici: io vedo in particolare la finestra del dentista e quelle dell’agenzia assicurativa. Del dentista s’intravedono soltanto gli inquietanti macchinari d’un candore abbagliante, mentre le finestre delle assicurazioni sono perennemente abitate da silouhette che transitano veloci avanti e indré. Variante: le ombre del PC che d’inverno si vedono meglio.
    Qualche volta qualcuno apre i vetri e si sporge, qualche altra c’è chi viene vicino per leggere meglio. Mi chiedo cosa pensano quando mi vedono bere a canna dalla bottiglia della minerale: non penseranno mica che sia vodka?

  3. Sora Beppa che è successo? dite, dite?
    – Niente cummaredde mie, ho magnate tanto e fatto indigestione, per lo scrittore, Briciola, lu cunuscete? E’ bravo assai, oggi ha scritto a’ storia mie. Andate a’ leggi, buone giornate, cummaredde mie.
    🙂

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