Ladri di sabbia

Avevo appena finito di parlare al cellulare. Qualcuno, sbagliando, mi aveva prenotato un tavolo per sei persone alle 21, possibilmente nella saletta con il camino, che ‘anche se è spento va bene lo stesso’. Ero riuscito finalmente, non senza difficoltà, a far capire che non gestivo un ristorante, quando un signore con la canottiera arrotolata sopra all’ombelico, reso prominente da una pancia a forma di anguria, mi apostrofò:
«Sono ladri, tutti degli schifosissimi ladri.»
«Prego?» gli feci io mettendo via il cellulare.
«Lei telefona e loro la derubano… cosa crede che costi far passare la sua voce in quei brutti cavi che deturpano le campagne? Poco, pochissimo. Il resto glielo portano via loro alla sua faccia.»
Il tizio era sulla settantina, con la faccia rotonda e la bocca larga e umidiccia, la barba di due/tre giorni. Teneva al guinzaglio un cane similbracco, mentre con l’altra mano sorreggeva il manico di un secchio da cui fuoriusciva una paletta-giocattolo per bambini.
«E quelli che se ne stanno a Roma? Ne vogliamo parlare?» fece ancora l’uomo arricciando il naso bitorzoluto. «Tutti ladri anche loro. Lei lavora, fatica per campare e loro le succhiano il sangue con tasse da capogiro, magari solo per far viaggiare il taldeitali in macchina blu. Poi ti assestano un bel calcio nel sedere rifilandoti una misera pensione da fame.»
Mi guardò in silenzio come se si aspettasse una qualche reazione da me; poi, vedendomi impassibile, si allontanò imprecando. Si diresse verso il cantiere edile poco distante, lasciato aperto da una qualche impresa, che stava evidentemente eseguendo lavori di manutenzione al palazzo di fronte. L’uomo si chinò con fatica, anche per via del cane che gli scodinzolava a destra e a sinistra intralciandolo nelle operazioni. Con rapide e ben assestate palettate riempì fino all’orlo il secchio con la sabbia, che era stata accumulata da qualche manovale vicino alla betoniera; si rialzò quindi barcollante e, prima di girare l’angolo e sparire alla mia vista, disse ancora ad alta voce:
«Ladri! Ladri! Sono dei maledetti ladri… tutti uguali, tutti uguali.»

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