Vienimi a trovare

Stavo facendo rientro a Poggiobrusco, in macchina, ma, all’ultimo semaforo in uscita da Lughi, trovai la coda. Non era l’ora di punta, ma la fila dei veicoli, in entrambe le direzioni, era bloccata. Di lì a poco sentii la sirena dell’autoambulanza; la udii all’improvviso, come fosse stata azionata a tradimento alle mie spalle. Ci spostammo diligentemente tutti da un lato per farla passare: viaggiava di conserva con la vettura della polizia che pareva chiederle strada. Non si vedeva niente dalla mia posizione se non alcune persone che venivano in su, a passo svelto, risalendo le macchine ferme. Vi era concitazione nell’aria e una frenesia mal sopita. Vidi, tra le altre, una signora attempata, bassa di statura che, nonostante la stazza tracagnotta, sfilava veloce verso di me; tirai giù il finestrino e le chiesi al volo:
«Mi scusi, ma cosa è successo?»
La donna si coprì il volto con le mani e sospirò:
«Dio mio, Dio mio» e sparì.
Un ragazzino sbucò poco dopo da dietro il furgone che mi precedeva nella coda e, scartando all’ultimo momento la mia macchina, passò lungo la fiancata destra per mettersi poi a correre come fosse stato inseguito. Quindi fu la volta di una donna sulla quarantina, alta, che procedeva lentamente guardando fisso davanti a sé come in trance.
«Lei che viene dall’incrocio, mi può dire cosa sta accadendo, per cortesia?» insistetti io sporgendomi un poco.
«Ehi ciao!» mi disse lei abbassandosi all’altezza del finestrino.
Non l’avevo riconosciuta: era molto cambiata. Ci eravamo frequentati tanto tempo prima, sì in quel senso, ma non aveva funzionato.
«Mi avevi promesso che saresti venuto a trovarmi e che mi avresti richiamata…» mi rimbrottò facendo la faccia scura.
«Hai ragione» feci io imbarazzato «… ma sai per caso il perché dell’ambulanza e di tutto il resto?» gli domandai io cercando di cambiare discorso.
«C’è stato un incidente» mi svelò con un sorriso triste. E, nel voltarsi in direzione dell’incrocio, mi accorsi che le mancava parte della calotta cranica tanto da poter vedere il cervello sottostante e un lembo consistente di materia grigia che le ciondolava fuori. «Avevo una maledetta fretta quest’oggi e… ho finito per bruciare il rosso con il motorino. Una jeep mi ha preso in pieno e sono volata sul cordolo del marciapiede. Cosa vuoi che ti dica?» sospirò lei alzando le spalle «è andata così.» Poi, guardandomi teneramente negli occhi, continuò:
«Senti… ora devo proprio andare. Non so esattamente dove mi seppelliranno… forse a Castelmoreno, sulla collina. Però, almeno lì, mi verrai a trovare, vero?»

25 pensieri su “Vienimi a trovare

  1. a me pare che non sia nemmeno il cosa ma soprattutto il come scrivi……e poi,davvero: tu SEI una blogstar!…sei linkato in tutti i blog che apro e meritatamente.________perdona la sviolinata ma non ho voluto trattenermi________Allegra

  2. tra le assonanze recenti ne aggiungo una un po’ più lontana: una sera una treno, di André Delvaux con Yves Montand. Sempre meglio il nuovo briciolenelnoir!

  3. …un brivido freddo lungo la schiena, gli occhi si riempiono di lacrime immaginando il sorriso triste… Mi hai fatto tornare alle mente un sogno/premonizione che ho avuto anni fa, riguardo ad un incidente che ebbe una mia amica…
    Un grosso abbraccio Briciola!

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