Con il mio quotidiano sotto braccio, tornavo alla macchina; come al solito era parcheggiata in divieto di sosta, lungo la discesa ripida di Pievàni a sfidare la forza di gravità. L’uomo anziano era seduto invece sulla panchina e stava sbriciolando del pane che gettava ai passeri. Accortosi che lo stavo guardando, mi sorrise.
«Viene qui spesso?» mi sentii in dovere di chiedergli mentre afferravo la maniglia della portiera per tirarla a me «sembra quasi che i passeri la riconoscano.»
«Non così spesso come vorrei» mi rispose senza guardarmi. «Ma solo quando ho pane a sufficienza.»
A quel punto me ne sarei potuto anche andare, ma continuavo a osservarlo non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso: gli uccellini erano davvero tanti e pareva che gli stessero facendo festa. Lui dovette percepire la mia incertezza, perché aggiunse:
«È molto distensivo dar da mangiare ai passeri. E poi mi aiuta ad aspettare.»
«Aspettare?» domandai con un tono interrogativo forse un po’ sopra le righe.
Lui non rispose subito. Stava porgendo con attenzione un boccone di mollica a un passero più intraprendente degli altri che gli era volato fin sopra la manica.
«Sì, aspettare…» proseguì «… aspetto che il sole se ne vada dietro a quella collina laggiù… aspetto che le mie mani smettano una buona volta di tremare… aspetto che mia figlia si ricordi di avere un padre e mi telefoni…»
Io lasciai la maniglia e abbandonai la mano lungo il fianco. L’anziano mi scrutò un paio di volte. Poi frugò in un sacchetto marrone che gli era accanto cavandone un panino raffermo che mi allungò:
«Tenga» mi fece «sono sicuro che anche lei ha un mucchio di ragioni per aspettare. Mentre me le racconta può aiutarmi a dar da mangiare a queste creature.»
Io mi sedetti vicino a lui cominciando a sbocconcellare la pagnotta. Dopo un po’, sembrava che i passeri conoscessero bene anche me.
sono questi ritratti delle persone comuni, che ho accanto ma non vedo, che mi ti fanno amare
La tenerezza degli anziani, gli stati d’animo e l’aspettare, forse sono fuori tema come al solito ma ciò che mi ha colpito è la potenza della chiamata. ci sono cose o persone, che a volte, ci chiamano con tale intensità che resistervi oltre che velleitario è pure sciocco.
stasera ho letto con calma-mentre aspettavo-
un bacione-daisi
che bella favola!
la sapienza dell’attesa, bravo sempre e baci sempre, g.
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madonna…sembra che hai vissuto una novella di gianni rodari…..saluti
… bello, mi piace!
… anche aspettare le passere mi piace, lo dico con cognizione di causa e porgendo le mie scuse per chi dovesse annotare assenza di vergogna.
E chi non ha un mare di cose da aspettare…? Mi sa che mi trovo anch’io una bella panchina e spargo le mie briciole… Un bacio col magone Holly
un abbraccio a questa briciola che mi piace troppo.
Ogni volta che mi siedo mi chiamano…. sembra che tutti aspettino proprio quel momento per rompermi le scatole!!!!
Sì, forse ognuno di noi avrebbe bisogno di sedersi un attimo ad aspettare……….
Ecco, stanotte avevo bisogno di un essere umano…. grazie. Chis
Pelle d’oca e lacrima.
Sono una finta dal cuore duro …
Gli anziani mi hanno sempre fatto stringere il cuore … Per i maltrattamenti che subiscono ogni volta che ci dimentichiamo di loro …
Ripenso ai miei nonni: lei, 96 anni (quest’anno 97), lui 93 (quasi 94). Anziani, pieni di acciacchi, e così deboli…
Un bacio, Briciola
intensità dolce; bacionotte dalla tua amica g.
Ho appena letto su un blog la frase:”quel vecchiaccio di mio nonno” scritta da una ragazzina di 13 anni, poi vengo da te e leggo questo racconto…dimmi tu se non dovrei avere le lacrime agli occhi pensando a tutti i “vecchiacci” del mondo che io abbraccerei con tutto il mio affetto!
Mi piace molto il tuo racconto!!! ciaooo :)))
bello e commovente …..la tenerezza che fanno gli anziani si può paragonare ai passerotti indifesi….basterebbe così poco per far felici entrambi, purtroppo troppo spesso presi dal caos della vita ce ne dimentichiamo… Un abbraccio Grazia
Finalmente il Briciola che conosco!!! Semplicemente un gioiellino…bravissimo. Ti abbraccio. Alain
un po’ rassegnato ma intenso : ) venire qui è sempre un piacere, sarà per i racconti e per la tua bravura incontenibile di fermare un momento, per le vignette sempre simpatiche, per il blog sempre così accogliente……. o_O Mah….diciamola tutta: lo confesso, io passo di qui soprattutto per vedere la mucca 🙂 …mi piace da morire…ahahah smack*
Ehi Briciola, stai ancora sperimentando? Ora hai la vena intimistista, pacata, non c’èl’urlo rabbioso del bambio nella valigia. Bravo!
Ciao-passavo da quì-
buona serata-daisi
è così: viviamo nell’attesa…:-)))
Chiedo venia Briciolanellatte… hai ragione tu, non sono più passata! 🙁
Arrivo qui e trovo nuovamente un bellissimo racconto che racchiude un insegnamento di vita, che fa riflettere e che mi fa ricordare perchè mi ero ripromessa di ritornare qui da te!
Grazie ed un bacio!
aspettare…oddio….io odio questa parola >.<, forse perchè è troppo che aspetto ed aspetto….mmmmbacino briciola
aspettare…a volte sembra essere impossibile. stupenda e piena di significato. ciao
solo rabbia? io direi rabbia, impotenza, delusione, tristezza… odio, rancore.. chi piu ne ha piu ne metta. Una famiglia distrutta per l’interesse di un “unico”..
Mi hanno insegnato che per commentare un racconto oppure una poesia non bisogna dire bello o brutto, ma le ragioni per cui ci sembra bello o brutto.
Non ho un motivo particolare però per dirti che mi piace, per cui ti dico:
BELLO!!
Sei sempre bravo, Briciola. :-*
delicato…
tenero…
…e di stile, tu ne hai da vendere! bacibà