Ci vediamo più tardi

Ero appena uscito dalla casa di ‘Gi e stavo prendendo la strada che mi avrebbe portato giù in piazzetta, quando, nel passare accanto ad una finestra aperta, una signora di una certa età, pulendo un vaso di begonie, disse:
«Con tutta questa pioggia mi sono marcite anche queste piante!»
Io mi fermai e volentieri le risposi:
«Non mi dica niente. Io ho un’intera aiuola di viole pensée che hanno fatto la stessa fine.»
La donna, sentendo la mia voce, alzò gli occhi e trasalì. Evidentemente non si aspettava la mia presenza:
«Guardi che non stavo parlando con lei, signore» fece stizzita. «Ma pensa tu» borbottò di nuovo, voltando appena la testa da un lato, come se stesse parlando con un’altra persona accanto a me «non si possono fare in pace due chiacchiere che subito si intromettono.»
Poi, mentre era in procinto di chiudere le ante della finestra, aggiunse:
«Beh, ci vediamo più tardi.»
Stavo per risponderle che più tardi sarei stato a casa mia, a Poggiobrusco, ma realizzai in ritardo, ancora una volta, che non parlava con me. E proseguii.

23 pensieri su “Ci vediamo più tardi

  1. E’ brutto quando le persone non ascoltano. Capita ovunque, anche nel mio condominio. Ho notato però che se insulti qualcuno poi dopo un paio d’anni te lo ritrovi amico, per poi litigarci dopo due mesi e così via…
    Ciao, Don Abbondio (che non sarà buono, ma ha una personalità talmente debole che ascolta tutti).

  2. Mi piace sempre tanto tanto il mix di reale e surreale, di fisico e metafisico che riesci a creare con estrema naturalezza e ho nostalgia del tempo in cui abbiamo scritto il lungo racconto “quadrumane”; bacio, g.
    P.S. Sempre speciali anche le tue vignette!

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