L’Urlo di Dio

Quando l’opuscolo apparve sul visore dello studio, Lucius non voleva crederci. La Pink Brain Entertainment & Co. S.d.G., la più quotata società al mondo nel settore del Divertimento, quell’anno, aveva superata sé stessa. Invece di inventarsi un viaggio dei suoi soliti, pieno di conforts, ma pur sempre per qualche parte del sottosuolo del nostro pianeta, anche se ancora selvaggio e inesplorato – erano state di recente scoperte antiche caverne a circa seicento chilometri di profondità sotto quelle che un tempo erano le Filippine – questa volta offriva qualcosa di davvero speciale. Si trattava di un kit attrezzatissimo grazie al quale, in un’epoca in cui l’ultima malattia infettiva nel mondo era stata definitivamente debellata nel 2034, avrebbe consentito di poter provare di nuovo la perduta ebbrezza di ammalarsi. In una società ipertecnologica, transneuronica come quella che Lucius stava vivendo, dove la salute era una condizione stabile e radiosa dell’esistenza dell’uomo, era una novità assoluta poter riscoprire tutte le sensazioni perdute, gli stati febbrili allucinatori, le manifestazioni cutanee orribili delle principali malattie che avevano seminato morte oltre un cinquantennio prima: colera, peste, AIDS, SARS e tante altre malattie ancora.
L’uomo non stette più nella pelle e inoltrò la richiesta. Il servizio della Pink Brain, sempre efficientissimo, non ci mise molto a ritrovare i dati di Lucius già presenti in memoria tanto che il kit “Operazione nostalgia” si materializzò sotto la sua lampada recivezionale AT 601, in salotto, un attimo dopo. Nell’aprire la scatola Lucius era emozionato come un bambino: c’erano le fiale multicolori contenenti i virus, lo sparafiale dell’ultima generazione, fiocchi di autentico cotone naturale, oltre agli immancabili antidoti e alle istruzioni. Diede una rapida occhiata al manualetto soprattutto là ove spiegava come iniettarsi sia i virus che gli antidoti. Poi si portò tutto in camera ove si mise comodo sul letto. Era davvero curioso di sapere come ci si poteva sentire ad essere ammalati di un’infezione che un tempo era letale. Lo aveva letto sui libri, ne aveva sentito favoleggiare, quando era piccolo, dal bisnonno. Ed ora la storia era lì, davanti a lui.
Fu a lungo incerto su quale malattia dovesse provare per prima. Iniziò con la SARS.
Poiché il preparato della Pink Brain era molto concentrato, gli effetti si svilupparono nel giro di pochi minuti. Assaporò così per una buona mezz’ora, con il gusto dell’esploratore, i cambiamenti e le degenerazioni che l’infezione stava attuando nel suo corpo che mai si era ammalato prima. Il cuore gli batteva forte, la respirazione era monca, la febbre altissima. Accidenti se si soffriva. Ma Lucius era interessato anche al resto. Si sparò l’antidoto e nel volgere di meno di sessanta secondi guarì completamente. Sì, era galvanizzato da queste eccellenti performances del prodotto. Passò quindi all’AIDS e, dopo una mezz’oretta, tornato sano, alla febbre gialla. Era soddisfatto. Lo aveva sempre saputo che la Pink Brain era una società seria.
Passarono diversi giorni e l’uomo si dimenticò del suo acquisto. Lo ritrovò qualche mese più tardi, cercando qualcos’altro, e gli venne di nuovo voglia di provare le malattie ancora non sperimentate. Anziché però testarle una dopo l’altra, così come aveva fatto in precedenza, le mischiò. Unì così la peste, il virus ebola ed un’altra malattia il cui nome era scritto in caratteri cirillici. Si preparò da un lato, per tutta sicurezza, anche i tre relativi antidoti. Avendo scoperto però che lo sparafiale, in dotazione con il kit, era inutilizzabile prevedendo l’iniezione di una sola fiala alla volta, si ricordò di avere, tra le cose ereditate dal bisnonno, una di quelle siringhe monouso di allora. Questa volta, pensò mentre risucchiava la miscela di virus nell’unica siringa, l’esperimento sarebbe stato ancora più divertente, perché avrebbe provato su di sé qualcosa di assolutamente nuovo. Si iniettò quindi il tutto e si distese sul letto. Ma passarono i minuti e nessun effetto comparve. Forse mettendoli insieme, i virus non si attivavano, pensò. Accese la luce e consultò il libretto delle istruzioni che ancora era intonso nella scatola. Leggiucchiò un po’ qua, un po’ là, deluso. Poi sentì uno strano tremore provenirgli dallo stomaco; i tremori diventarono brividi e i brividi sussulti squassanti il petto. Un’emicrania violentissima lo fece stramazzare sul letto come se qualcuno lo avesse colpito sulla nuca a tradimento. Il dolore era così acuto da fargli credere che la sua testa fosse esplosa. Lucius in preda ormai a convulsioni cercò di afferrare gli antidoti che caddero però dal letto. Cercò di mettersi seduto per recuperarli, ma sembrava uno straccio scosso da una forza sovrumana. Fece due passi in avanti, alzandosi, ma era diventato, all’improvviso, cieco tanto che inciampò nelle sue stesse scarpe. Si rotolò più volte sul tappeto fino a perdere l’orientamento. Poi il sangue cominciò a defluirgli copioso dagli occhi, dalle narici e dalla bocca e morì dieci minuti più tardi tra atroci tormenti.
Si chiamò l’Urlo di Dio il nuovo flagello pandemico che iniziò a diffondersi nel mondo da quella casa. Quando di lì a pochi mesi trovarono l’antidoto erano già morte più di 250.000.000 di persone.

11 pensieri su “L’Urlo di Dio

  1. Terribile, la voglia di sperimentare sempre nuove emozioni… artificiali. Terribile, ma forse inevitabile, almeno per alcuni. Ho scoperto un tuo nuovo colore, Briciola… anche questo brillante, anche se oscuro.

  2. Ciao Briciola! Ho messo uno spazio per le tue vignette sul mio blog (in un modo molto piu’ grossolano da quello proposto… ma cosi’ la posso cambiare autonomamente)… spero non ti dispiaccia! 🙂

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