George

Dal diario di Joseph Cotten, pag. 88.
Cassidy Town, Alabama, 18 marzo 1949.

Quando sei andata via non mi sono preoccupato più di tanto. Lo avevi fatto spesso ultimamente. Per lavoro dicevi tu. Ma poi quando sono trascorsi troppi giorni sono andato nel tuo studio in Oliver street e lì i tuoi colleghi mi hanno riferito che ti eri licenziata già da un po’ senza dare alcuna giustificazione. Ho capito così, all’improvviso, che eri andata via per sempre.
Mi dicevi di non aver segreti, invece li avevi. Eccome se li avevi. Mi è capitata tra le mani, buttando all’aria per rabbia le tue cose, la scatola gialla nella quale conservavi le lettere della tua amante, una donna, una certa Susy cui sussurravi, così scriveva lei, sconcezze indicibili. Ho pensato sulle prime che fossi scappata con quella lì. Ora, però, non credo sia per questo. Due giorni fa sono venuti, con la Polizia, due signori anziani reclamando il loro nipote, nostro figlio George. Quando ci sposammo dieci anni fa, il bambino aveva pochi mesi, ricordi? Mi confessasti che era tuo figlio di primo letto e che volevi tenerlo con te. Io non ebbi nulla da obbiettare. Ti amavo. Loro, invece, sostengono che tu l’abbia rapito in una stanza d’albergo a Ottawa, in Canada, giusto dieci anni fa. Hanno fatto ricerche, indagini accurate, analisi sulle tracce di non so più cosa, ed ora sono arrivati fin qui, a noi. Ho detto loro la verità, che non so dove tu sia. Ho preso tempo, ma torneranno. Affermano oltretutto che tu abbia rapito il bambino dopo aver massacrato i loro genitori. Non ci potevo credere che tu fossi un’assassina. La mia tenera Kate, la mia dolce bambolina. Non ci ho potuto credere fino a questa mattina, quando, svasando la kentia che ti avevo regalato per un anniversario, ho trovato nascosto nel terriccio, chiuso ermeticamente in una bustina di plastica, un orecchio umano malamente
mozzato con ancora i grumi di sangue attaccati.
Ma come hai potuto farmi questo, tesoro mio? Come hai potuto calpestare così la mia vita?
Ma quello che mi angoscia maggiormente è il pensiero di poter perdere anche George. Gli voglio bene a questa creatura, anche più che a un figlio.
Che devo fare? Dimmi, che devo fare?

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