Tarkus

La musica proveniente dal ‘laboratorio’ del mio amico informatico Browser si sentiva sin dalle scale. Quando entrai nel suo ‘santuario’, lui era in piedi che stava scrivendo contemporaneamente su due tastiere di computer poste una di fronte all’altra. Con gli occhi chiusi e dandosi la cadenza con il testone cimato dal suo solito cespuglio forforoso, stava scimmiottando Keith Emerson dei mitici Emerson, Lake e Palmer: era Tarkus infatti che si sentiva a tutto volume. Accesi e spensi un paio di volte la luce per avvisarlo della mia presenza.
«Da quanto sei qui?» mi disse spaventato azzerando il volume dello stereo.
«Non chiudi mai la porta.»
Lui fece una smorfia che non riuscii bene a decifrare.
«Allora…» gli chiesi a bruciapelo «com’è andata la crociera?». Mi sedetti comodamente davanti ad un altro computer che sembrava spento.
«Quale crociera?» ribatté lui che si era messo a scrivere normalmente su i due computer, cioè prima su uno e poi sull’altro.
«Come quale crociera? Quella ai Caraibi che ti ha offerto quella ditta…»
«Ah… quella crociera» sbottò come se ne avesse fatta una al mese negli ultimi dieci anni. «Sì niente male» minimizzò.
«Hai fatto un po’ di conoscenze come ti avevo consigliato?»
«Sì, sì certo. Ho anzi incontrato una donna, una bella donna, un medico di colore di New York.»
«Però!» Poi, siccome non sembrava aver intenzione di proseguire nel discorso, incalzai: «E quindi?»
«E quindi, ci siamo conosciuti, abbiamo parlato. Lei mi diceva che poteva fare molto per me, che avrebbe potuto rendermi felice.»
«Caspita! E non mi dici nulla? Che successone! E tu che hai fatto?»
«Una sera che mi stava palpicciando, mi sono detto che quello era il momento giusto e le ho messo due spanne di lingua in bocca.»
«Ma sei scemo?» gli feci io non trattenendomi. «Che si fa così con una donna conosciuta da poco?»
«Come sarebbe?» fece risentito «ma se me lo hai detto tu!»
«Io ti ho detto di essere te stesso, di conversare, di fare delle conoscenze che non fossero solo virtuali: non ti ho mica raccomandato di aggredire le persone.»
«Ah no?!?»
«Tu vedi troppi film porno» lo rimbeccai scuotendo la testa «questo è la verità! E lei come ha reagito?»
«Mi ha dato un pugno nel fegato che ancora mi fa male. Poi dopo qualche giorno, dopo essermi scusato con lei, mi ha spiegato che faceva il chirurgo plastico e che, intervenendo massicciamente su di me, avrebbe potuto rendermi più umano e quindi più felice. E’ in questo senso che ‘poteva fare molto per me’. Non ti sto a dire come sono rimasto. Ecco perché mi palpicciava.»
Provai pena per il povero Browser. Non gliene andava bene una.
Poi, inavvertitamente, mossi un mouse sulla scrivania su cui ero appoggiato: il monitor dietro di me si accese e subito apparve la pagina di un sito porno dove c’erano diverse mulatte che, in posizioni ginecologiche, sfidavano, sorridendo, la forza di gravità. Browser, accorgendosi che era stata visionata quella pagina, arrossendo, si affrettò a giustificarsi:
«Sì, stavo facendo una ricerca per rintracciare un cliente e mi è uscita quella robaccia. Le studiano tutte per farsi pubblicità, quei siti lì.»
«Hai ragione, amico mio, solo che questa pagina riporta in alto a destra una dicitura che, mal tradotta dall’inglese, suona: ‘Benvenuto porcellone, con questa sono 382 volte che mi vieni a trovare. Grazie’.
Browser però non mi stava più ad ascoltare. Aveva alzato nuovamente il volume di Tarkus e stava budinosamente ballando davanti a me come se fosse stato ad un concerto rock.

8 pensieri su “Tarkus

  1. ma non ci credo la briciola nel latte è passata nel mio piccolo parco…grande! magari la prossima volta che passerai avrò scritto qualcosa di più provondo dei gne gne di mio nipote…io ti leggo spesso….anche se non lascio commenti quasi mai. cmq hai ragione il video sarebbe meglio, ma non sono molto brava a far ste cose, certo un piccolo corto metraggio indigitale sarebbe il massimo

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