Le foglie e le nuvole

Era già il secondo giorno che, subito dopo pranzo, me ne andavo a leggere il giornale al Giardino della Maddalena, poco distante dalla piazzetta principale di Lughi. È a pochi passi dal centro, eppure si ha come l’impressione di essere in aperta campagna.
Come la volta precedente, in mezzo al parco, c’era una bambina seduta sul prato. Se ne stava accovacciata come un piccolo capo indiano a scrutare l’immensità della prateria. In realtà, muoveva ogni tanto, quasi in modo impercettibile, l’indice della mano destra, come se stesse dirigendo un’orchestra invisibile.
Cominciai a dare un’occhiata al quotidiano, ma non resistetti a lungo: mi avvicinai.
«Ciao» le dissi.
«Ciao!» mi rispose aggrottando la fronte. «Scusa potresti metterti di lato, sennò non vedo» mi disse subito dopo.
«Scusami…» feci imbarazzato come se avessi capito cosa intendeva dire.
La bambina continuava a indicare un po’ da una parte e un po’ dall’altra, davanti a sé, facendo svolazzare i capelli castani tagliati a caschetto. Fino a quando capii.
«Cosa stai contando?» le domandai.
«Le foglie» mi ribatté con un tono che sottolineava la ovvietà della risposta.
Mi guardai attorno. Effettivamente era pieno di alberi lì attorno e l’autunno, benché da poco iniziato, aveva già sfoltito abbondantemente, complice la siccità estiva, i rami dei tigli e dei platani maculati.
«E perché conti le foglie?» insistetti petulante.
La bambina, aggiustandosi la gonnellina scozzese, mi squadrò come se avesse avuto davanti un alieno e per di più poco sveglio. Poi sbuffò:
«Perché se nessuno si accorge che le foglie ci sono, gli alberi magari, un giorno o l’altro, si stufano di essere ignorati e non le fanno più crescere sui rami. Ho deciso di contarle, così faccio capire loro che per me sono importanti.»
La bambina aveva un’espressione seria come se mi avesse appena rivelato uno dei segreti della vita.
Diedi un’occhiata all’orologio: era tardi.
«Ora devo andare: domani quando torno, se vuoi, ti posso aiutare.»
Lei mi sorrise, mostrandomi un dentino rotto. Poi riprendendo a contare, bofonchiò:
«Alle foglie di penso io. Tu potresti occuparti delle nuvole. Non posso fare tutto io. Ci sono un mucchio di nuvole nel cielo che tutti ignorano. Ce ne sono di bellissime: di piccole piccole, di buffe con enormi nasoni, di grosse nere e grigie…»
«Di nuvole, eh?» feci io facendo finta di saperla lunga. «Perché no?»
«Allora a domani, socio» mi fece lei indicando una manciata di foglie gialle che stava planando sull’erba.
«Sì, a domani.»

20 pensieri su “Le foglie e le nuvole

  1. Il tuo Blog è proprio bello e di buon gusto!
    posso chiederti una cosa? mi piacerebbe mettere nel mio Blog l’immagine del tempo che fa e l’ora posso copiare il collegamento?

  2. E’ la prima volta che vengo qui e ci tornerò ogni giorno per leggere le storie che scrivi. Propio questa mattina stavo pensando al “Cantico delle Creature” di S.Francesco e a come ci farebbe bene ricordarlo per apprezzare tutto quello che ci circonda e che diamo per scontato.La tua storia mi ha dato lo stesso messaggio. A presto Cicoria

  3. Ma ne posti quasi una al giorno?
    incredibile.
    e tutte così belle e delicate…
    mi toccherà passare tutti i giorni, al posto che saltuariamente come faccio ora…

    Il Mullah

  4. La bambina ‘ne ha un’idea’…
    Lo so, solito commento criptico, ma giuro che mi sono spremuta perchè non lo fosse più delle altre volte…giurin giuretta;) Ciao…

  5. Ho letto il tuo racconto tutto d’un fiato…non lo faccio quasi mai, sono sempre distratta da qualcosa, ma ora non ho sentito nulla di tutto ciò che accadeva intorno a me…pensa che ci sono gli operai col flex ed io me ne sono accorta solo dopo!!
    Grazie per la visita, torna quando vuoi, é sempre un piacere…

  6. come hai fatto ad aggiungere le statistiche (shinystat) e il numero delle persone collegate ? Lo posso fare anch’io ? Mi dici come o dove posso recuperare le informazioni ? Ciao e grazie ! Ale

  7. Questo “bozzetto” è – a dir poco – delizioso: un abile mix di surreale dolcezza. Sei proprio bravo Briciola e sempre nuovo nei contenuti, pur mantenendo una coerenza lessicale che rende inconfondibile il tuo linguaggio. Bacio, g.

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