L’abbraccio

 

L’aquilone volava alto e il bambino era abbastanza soddisfatto. Era stato attento a costruirlo con tutta la cura e l’attenzione che quell’impegno meritava. Anche la scelta dei materiali era stata lunga, ma alla fine l’aveva spuntata lui. Lo zio gli era stato da buon maestro quando era venuto a trovarlo la settimana indietro, prima di ripartire per la grande città: gli aveva dato delle dritte veramente niente male che lui subito aveva messo a buon frutto.
E ora Giacomino stava provando il suo nuovo prototipo, così lui lo chiamava, alla Malga Granda, il punto più ventoso di tutta la valle. L’aquilone, appena lasciato libero, si era infatti impennato immediatamente prendendo quota e stabilità. Era il posto ideale, quello della Malga Granda, l’aveva detto anche lo zio, e non c’era neppure nessuno cui avrebbe potuto arrecare fastidio. Solo larici in lontananza, qualche mucca qua e là e nessun altro se non il solito contadino che dalla posizione in cui si trovava Giacomino appariva poco più grande una piccola pigna.
Ma Giacomino era un perfezionista. L’aquilone pendeva un po’ di lato, come se la parte sinistra non fosse esattamente in linea con il resto della struttura.
Una volta a casa, decise allora di smontare ogni parte dell’aquilone per ricostruire daccapo tutta la parte sinistra con nuovo legno di balsa, nuova colla e nuova carta. Questa volta usò la bolla per essere sicuro della perfetta simmetricità delle due parti dell’aquilone.
Tornò alla Malga Granda. L’aquilone aveva ora una presa più sicura sul vento tanto da potersi sollevare ancora più in alto. Il bambino poteva eseguire delle traiettorie nuove e finanche mai esperimentate prima. La struttura rispondeva come lui voleva. Anche il contadino era interessato alle inusuali evoluzioni di quella freccia rossa e arancione con tanti trecce colorate che si libravano, appena dietro, nel vento: con le sue mucche era infatti sceso di parecchio, forse proprio per guardare meglio, tanto che adesso, pur se in lontananza, lo si vedeva sorridere a quell’esplosione di forza che l’aquilone con la sua energia esprimeva.
Ma Giacomino non era ancora del tutto appagato: si era accorto che l’aquilone aveva un po’ troppo peso sulla coda, fatto questo che lo costringeva, anche se non spesso, a correggere le traiettorie.
In garage sostituì così il ferretto della coda con un altro più leggero, ma altrettanto resistente. L’alluminio era senza dubbio più adatto del ferro.
Ora alla Malga Granda Giacomino era proprio compiaciuto. L’aquilone aveva preso velocità e quota tirando come non aveva mai fatto. Il piccolo aveva infatti ormai dato tutta la corda lunghissima che aveva disposizione e l’aquilone sembrava un francobollo lassù nel cielo.
Poi un colpo di vento fortissimo spezzò all’improvviso la corda e l’aquilone divenne immediatamente un puntino rosso e arancione fino a sparire del tutto.
Giacomino se ne rimase lì, immobile, impietrito, come se non volesse credere a quello che era appena accaduto. Si voltò intorno alla ricerca di qualcuno cui chiedere aiuto, come se potesse esserci qualcuno capace di riportarglielo giù. Ma non c’era nessuno. Non c’era neppure quel contadino con le mucche che aveva assistito ai suoi progressi. Il vento si era fatto teso e Giacomino strizzava gli occhi come per aguzzare la vista e poter scorgere il suo aquilone.
“Ciao bambino…”
Il piccolo si voltò quasi spaventato. Era il contadino, quello che aveva notato il giorno precedente.
L’uomo gli si avvicinò lentamente e, sorridendo, se lo strinse a sé in un abbraccio maledetto.
Tutti i giornali locali e nazionali avrebbero parlato, il giorno dopo, del ritrovamento di un bambino di cui ignoti avevano fatto scempio delle carni. E poco distante da lui un aquilone bellissimo, adagiato nell’erba altra, in attesa di essere liberato nel vento.

8 pensieri su “L’abbraccio

  1. Briciola, ti sei calato nel mondo non parallelo? Hai preso una boccata d’aria dal crudo reale? Un pugno nello stomaco… perfetto, ma sempre un pugno. Una forza espressiva… complice l’infanzia, l’aquilone, l’innocenza, poi di colpo la ferocia dei grandi… Caspita, un tuffo dalla piattaforma…
    Dal mondo parallelo al reale in un attimo. Potrebbe avere un senso… per apprezzare di piu’ l’altro…
    Va bene. Ma a dosi pediatriche…
    Buoni giorni.
    Muji.

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