La campana di Ignazio

“Ciao Tonio!”
“Ciao…”
“Dove stai andando?”
“Sto tornando in studio, sono andato a visitare Ignazio.”
“Chi? Il sacrestano della Pieve?”
“Proprio lui. Lo sapevi, vero, che da quando ha battuto la testa contro la campana della torre ha preso a starsene a cavalcioni su una sedia, sul sagrato della chiesa, qualunque tempo faccia?”
“Sì, me lo hanno detto.”
“E che si era messo a raccontare ad alta voce tutti i fatti della gente della valle, fatti cui probabilmente non ha mai assistito?”
“Sì, mi hanno detto anche quello.”
“Da quando ha iniziato a fare le sue ‘rivelazioni’, in paese sono scoppiati litigi a non finire. Non fa piacere a nessuno sapere che la moglie di Tizio è andata a letto con il lattaio o che il benzinaio del paese ha taroccato la pompa del distributore o che Caio ha rubato nella cassetta delle elemosine…”
“Ma sarà poi vero?” gli chiesi io, come al solito diffidente.
“Cosa vuoi che ti dica… appena Ignazio mi ha visto, mi ha detto che lo stetoscopio che mi era sparito l’anno scorso l’avrei trovato dietro l’armadio dello studio, perché lì l’aveva messo un paziente buontempone…”
“Ma va?!?”
“Ho telefonato a Maria, la mia infermiera, ed effettivamente la trovato lì. Ci ero molto affezionato perché era di mio padre.”
“Ma guarda…”
“Comunque Ignazio, ora sta conciato peggio…”
“Che gli è successo?”
“I paesani, per farlo smettere di mettere zizzania nelle famiglie, hanno approfittato che lui si fosse allontanato per soddisfare delle esigenze corporali e gli hanno fatto sparire la sedia.”
“E lui?”
“Non l’ha presa bene. Si è attaccato al microfono della chiesa, quello collegato con gli altoparlanti esterni che danno sulla piazza, e ha continuato imperterrito a raccontare tutto ciò che i compaesani non volevano sentire.”
“Caparbio…”
“Già, un bel testone… però, com’era prevedibile, una notte, alcune teste calde hanno perso la pazienza: sono entrati in chiesa e l’hanno massacrato di legnate.”
“Poraccio…”
“Probabilmente perderà un occhio e ha un braccio che non gli servirà più a nulla.”
“Adesso almeno se ne sta zitto?”
“Ma nemmeno per idea… ha un fil di voce, ma non si dà per vinto! Continua a parlare: tanto che hanno piazzato i carabinieri davanti alla porta per la sua incolumità.”
“Ti sei fatto almeno pagare per la visita?”
“Ovviamente no, non ne ho avuto il coraggio. Però mi son fatto dare i numeri del superenalotto.”
“Ma se Ignazio ‘prevede’ eventi del passato, quei numeri sono già usciti, non ci hai pensato?”
“E’ quello che gli ho detto anch’io. Lui mi ha però precisato che da un po’ di tempo percepisce anche qualche stralcio del futuro…”
“Possibile?”
“Sì, pensa che mi aveva preannunciato che ti avrei incontrato e che dopo averti raccontato questo fatto non ci avresti creduto.”
“Beh, se stanno così le cose…”
“E mi ha anche raccomandato”  anticipando quello che gli stavo per chiedere “di non darti ‘sti numeri perché sennò non ‘funzioneranno’.”

9 pensieri su “La campana di Ignazio

  1. …un pò come i precog di philph dick che prevedono il futuro, ma non possono modificarlo…. stano, no? complimenti davvero, bel blog, belle storie…

Lasciami un tuo pensiero