Il volo precedente

Alla prima scampanellata ne seguì subito un’altra e poi un’altra ancora. Chi si era appena attaccato al campanello di casa aveva insomma una fretta terribile.
Quando aprii la porta non so dire se ero più sorpreso io nel vedere Browser davanti a me, molliccio e sudaticcio come sempre, o lui di constatare che non avevo una faccia che manifestasse accoglienza e ospitalità.
“Ciao…” fece lui “…ti ricordavo più basso…”
“Ma sono le due di notte, Browser, che caspita vuoi!”
“Sono nei guai, amico mio, sono nei guai. Devi assolutamente aiutarmi!”
Doveva essere nelle grane davvero, visto che era venuto di persona, proprio lui che non abbandona mai il suo ‘laboratorio’ – come lo chiama lui – un microrifugio ad alta densità computeristica. I nostri rapporti infatti, da anni, sono o telefonici o via e-mail.
Lo feci sedere sulla bergère fiorata di mia nonna che, tuttavia, non meritava l’obesità di Browser. Gemette la piccola, ma sopportò. Andai nel frigo, aprii una lattina di coca-cola e gliela allungai con un bicchiere. Lui la bevette a canna, come un’idrovora, senza neppure respirare, poi mise la lattina girata dentro il bicchiere appoggiando il tutto sul tavolino davanti a sé. Mi venne subito il nervoso.
“Domattina arriva qui la mia fidanzata australiana!” disse ruttando.
“Allora sì che sei nei guai, amico. Immagino che lei pensi ancora che hai il fisico di Schwarzenegger e il viso di Brad Pitt, vero?”
“Già”
Cominciai a guardar storto Browser, ma più con l’aria compassionevole che con quella del rimbrotto. Poi diedi un’occhiata all’orologio a muro. Dovevo trovare il modo per sbatter fuori di casa, con ferma gentilezza, il mio amico. L’indomani sarebbe stata una brutta giornata di lavoro per me.
“Io te lo dissi l’ultima volta che ci siamo sentiti… dovevi spiegarle per tempo che non corrispondevi affatto all’ideale di uomo che quella ragazza aveva in mente. Adesso che l’hai illusa e viene per te dall’altro capo del mondo, che le racconti? Come minimo ti dà un cazzotto in bocca e addirittura non ti spara.”
“Il favore che devi farmi è proprio questo…”
“Non ho capito…” dissi io che avevo il cervello che ancora se ne stava beatamente a letto nel secondo sonno.
“Quando arriva glielo devi dire tu che sono fatto in modo ‘leggermente’ diverso da come le ho descritto.”
“Ma se non la vedrò neppure la tua amica!”
“E’ qui che ti sbagli! Quando ti ho detto che stava arrivando, non intendevo dire genericamente in Italia, ma a casa tua!”
“Coooosa? Ma sei scemo?”
“Mica volevi che le dicessi che abitavo in quel loculo dove sto?”
Era la prima volta che Browser chiamava loculo il suo ‘laboratorio’ avveniristico! Era proprio innamorato.
“E quando arriverebbe?” feci io preoccupato.
“Fra un paio di ore!”
“Cioè quando saranno le quattro del mattino.”
“Già, due più due fan quattro.”
Non so se mi dava più fastidio l’ironia fuori luogo di Browser o il fatto che mi avesse coinvolto in quella storia.
“E secondo te, come si giustificherebbe il fatto che c’è un uomo in casa tua alle quattro di notte?”
“Semplice! E’ tutto previsto! Le ho detto di essere molto ricco, per cui si aspetta che io abbia del personale di servizio!”
Mi misi le mani nei capelli. Per la prima volta ebbi desiderio di strozzare un amico. Ma dissi solo:
“Aspettami cinque minuti, per favore.”
Andai un camera e mi vestii di tutto punto. Non ne avevo la più pallida idea di dove sarei potuto andare, ma quella era l’idea. Ritrovai Browser che si stava mangiando le unghie, sempre più nervoso.
“Ma dove vai?” mi disse spalancando i suoi occhi bovini.
Non riuscii a rispondere perché in quello stesso istante suonarono alla porta.
Una donna meravigliosa più alta di me, con i capelli biondi e ricciolosi e gli occhi blu cielo-di-montagna apparve nel rettangolo della porta. Nella sua mano ciondolava una minuscola valigia marrone che, non so perché, metteva in risalto un corpo da singhiozzo cronico. Il suo sorriso credo mi abbronzò.
Hi, I took the flight before. Are you Browser?
No, I’m sorry” dissi rispondendo a quel sorriso che non le fece neppure ombra “he’s that one there…”  e indicai con soddisfazione l’occupante abusivo della mia bergère “I’m the butler“.
Poi, a lui che aveva cominciato a sudare copiosamente, lanciai le chiavi di casa che non afferrò al volo tanto che gli finirono sulla fronte rimbalzando per terra. 
Feci appena in tempo a leggere sul viso della donna l’espressione tipica di chi aveva appena visto l’uomo dei propri sogni travestito da un obeso Topo Gigio. E me ne andai.

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14 pensieri su “Il volo precedente

  1. Ragioniere di Vigevano? Allora conosci due sorelle con cognome greco di nome Roberta e Alessia…?!??

  2. sempre godibile bri :)) e sempre pieno di fans (femmine :P) va beh mi uniformo alla massa :* baciottolo anche dalla melaaaaaaaaaaa 😛 [a propo’, per Broweser: ci godo! oh!]

  3. povero browser. Però almeno la prossima volta imparerà a non dire bugie così evidenti che non possono far altro che essere scoperte e farti perdere la faccia!!!
    Buona giornata,
    Ilenia

  4. In un primo momento ci sono rimasto male per Browser, poi, mi sono immedesimato in te, e non ti do’ torto: che se la sbrighi lui! Ok, ma tu dove andrai ora?

    Troppo bello il tuo blog. Complimenti. Se vorrai, sarò lieto di ospitarti nel mio (tutta ‘nantra storia).

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