Promemoria

A volte, quando adopero il programma di scrittura installato sul mio computer, mi accade che esca un avviso. Mi si chiede l’inserimento del CD d’installazione perché il programma non troverebbe un certa cosa che gli serve per farne un’altra. Io il CD (quello giusto) glielo ho dato in pasto più di una volta, ma lui l’ha rifiutato non riconoscendolo come originale. E dire che il CD in questione è davvero originale tanto da trovarsi nello scatolone del computer quando l’ho comprato, per cui non ho mai capito perché debba fare tanto il difficile.
Ma siccome non c’è niente di più testardo di un bit, quando ora appare quel benedetto avviso, anche mentre sto scrivendo, lo chiudo alla stessa velocità con cui si è aperto. Così è successo l’altro giorno.
Mi ero alzato di buon mattino per scrivere una lettera che dovevo portare al lavoro: me ne ero dimenticato, come mio solito, ma per fortuna, c’era ancora tutto il tempo sufficiente per prepararla, vista l’ora. Stavo procedendo nella rapida battitura quando esce il famoso avviso e io… ZAC lo chiudo immediatamente. Passano trenta secondi ed esce un secondo avviso ed io, concentrato com’ero su quello che stavo digitando, schiavo del mio riflesso condizionato, ZAC lo richiudo alla velocità di un millisecondo. Poi, tutt’ad un tratto, mi fermo: mi accorsi che avevo commesso un errore imperdonabile: quello che avevo chiuso non era l’avviso di richiesta di un fantomatico e improbabile CD, bensì il mio calendario elettronico che mi avvertiva, con priorità rossa, che c’era qualcosa da fare assolutamente nelle successive ventiquattrore e che non avrei dovuto dimenticare in nessun modo. Cominciai a sentir caldo. Andai a consultare il calendario elettronico del giorno, sul computer, là, cioè, dove avevo a suo tempo inserito il messaggio di promemoria. Cancellato! Avendo fatto clic sul pulsante OK non solo avevo rinunciato a posporre lo stesso messaggio per le ore o i giorni successivi, ma lo avevo anche eliminato. Per sempre.
La giornata prese all’improvviso tutta un’altra piega.
Quale poteva mai essere l’impegno che mi ero fissato? Cosa ci poteva essere di così tanto importante? Scartabellai appunti, calendari murali, l’agenda cartacea… nulla. Nessun indizio. Cominciai ad arrovellarmi. Che potesse essere una bolletta da pagare? Qualcosa da ritirare da qualche parte? Una scadenza del lavoro? Lentamente mi montava il panico. Quello che mi allarmava particolarmente era il fatto che il messaggio da me ignorato avesse un livello di attenzione rosso. Non verde o giallo o blu come mi accadeva di etichettare ciò che dovevo rammentarmi in una scala crescente di importanza, ma rosso, capite ROSSO, il che evidenziava conseguenze particolarmente negative in caso di inosservanza.
Cercai di fare mente locale: era un martedì. Cosa poteva esserci di rilevante in un martedì? L’uscita di una rivista? No, non era possibile, anche se l’avessi perduta l’avrei sempre recuperata da Tito. Una cena? Ecco sì, poteva essere una cena! Presi il telefono e chiamai tutti gli amici che conoscevo: Tonio, Bastiano, ‘Gi, Celestino, Tapioca… Il risultato fu che la cena era sì in programma, ma per il sabato sera di quella stessa settimana.
Finii la lettera e andai al lavoro aspettandomi il peggio. Passò la mattina, passò il pomeriggio: nessuna tegola mi era ancora caduta sul cranio. Ma non mi sentivo salvo. Sapevo che ‘quella cosa’ era in agguato e che sarebbe uscita quando meno me l’aspettavo per farmi pagare cara la mia dimenticanza.
Alla sera, a casa, verso le 21 squillò il telefono. Ecco ci siamo, dissi credo ad alta voce, ora ne sentirò delle belle.
No, era Browser. Sembrava disperato per il fatto di aver scoperto di avere la bocca storta. Non lo presi ovviamente sul serio. La mia mente era rivolta altrove. Inventai una scusa e riattaccai. Andai a dormire, sicuro che l’indomani avrei avuto un’amara sorpresa. Mi ripromisi di far vedere il computer magari allo stesso Browser: mi avrebbe eliminato quell’inconveniente dell’avviso inserimento CD. Questo però non mi faceva star meglio.
L’indomani, appena svegliato, fui folgorato dal ricordo. Dovevo andare dal dentista! Ma certo! Ecco cos’era! L’avviso messo nel promemoria elettronico al martedì era per ricordarmi che il giorno, mercoledì appunto, sarei dovuto andare dal dentista. Non era stato facile avere l’appuntamento in tempi brevi, ma ci ero riuscito. Era per le 19. Ora mi sentivo sollevato. Ero proprio contento.
A dieci minuti alle 19 scesi per andare allo studio del medico che peraltro è vicino a casa mia. Incontro Amina.
“Ciao bellissima!” feci io.
“Ciao!”
“Scusami, ma non posso fermarmi perché ho l’appuntamento con il dentista. Ti chiamo io, magari domani…”
“Domani?” fece lei rannuvolandosi di colpo “guarda che il dentista l’hai fissato sì alle 19, ma di mercoledì prossimo. Noi stasera dovevamo andare a cena. Hai prenotato in quel ristorante esclusivo come ti avevo chiesto, vero?”
Io impallidii.
“Non è possibile che tu ti sia dimenticato che questa sera festeggiavamo il mio compleanno…”

12 pensieri su “Promemoria

  1. Davvero un bel blog briciola!
    Questo post poi mi ha fatto ridere come una scema davanti al pc per tutta la durata della lettura. E questo vuol dire saper scrivere.
    Con piacere constato che hai ritirato i propositi di chiusura del blog espressi in vita da blogger. Adesso che t’ho scoperto, non provare a mollare!
    Ti abbraccio,
    Ilenia

  2. Eh, pure il mio programma di scrittura mi fa brutti scherzi… mi apre finestre che non dovrebbe aprire e mi fa perdere un sacco di tempo e di roba… ‘ste tecnologie! 🙂 Carino l’aneddoto! Ciao da Chiara.

  3. Eh si…sempre di piùaffidiamo ad altro la custodia della nostra memoria… numeri di telefono, appuntamenti, ricordi… e quando c’è l’intoppo, rimaniamo indifesi. Tu ci ricordi tutto questo, ma lo fai con allegria… grazie, Briciola! Riccio

  4. Recupero doveroso: scusa l’assenza. Ti ho trovato come sempre in gran forma. La favola di Mezzobianco è delisziosa. Un abbraccio e buonanotte. Percival

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