Il castagno di San Mamola

A volte mi piace, quando vado a trovare Celestino, il responsabile dell’archivio del Tribunale di Lughi (che poi è una sezione distaccata di Tòdaro) rovistare tra i polverosi fascicoli alla ricerca della storia antica della mia valle.
L’altro giorno Celestino, con mia grande sorpresa, mi ha dato la chiave della stanza H88 che ho sempre trovato chiusa: è quella che conserva le pratiche più vecchie: quelle dell’Ottocento. Non pensavo neppure esistesse un archivio così risalente per cui ho approfittato subito della cortesia del mio amico.
Appena entrato nella stanza, dal severo e pesante odore di muffo e di stantio, mi sono impigliato in una pratica vecchissima che sporgeva da uno scaffale in basso. Era separata dai raccoglitori numerati (e datati) che si potevano notare un po’ ovunque ed era lì come se morisse dalla voglia di farsi leggere.
Sulla copertina c’era scritto: “Fascicolo di atti relativi al castagno di San Mamola”. Dentro per la verità non c’era pressoché nulla se non un paio di rapporti di Polizia giudiziaria scritti con la macchina da scrivere su carta velina ingiallita. Il primo rapporto, quello del 23 marzo 1887, era a firma del Comandante provvisorio della stazione dei Carabinieri di Lughi maresciallo Porzio Quinno. Era rivolta all’autorità giudiziaria procedente:
“Informiamo l’A.G. in indirizzo, facendo seguito ai rapporti verbali avuti con la Signoria Vostra, che una settimana fa, il 16 marzo 1887, alle ore 15.03 si è presentato, in questa caserma intestata, Sereno Avati, della contrada di San Mamola. Conosciuto all’ufficio come persona ammodo, di professione bracciante, l’Avati ha denunciato che, alzatosi come suo costume all’alba, notava nel suo terreno, al posto dell’albicocco, un grosso albero di castagno. Il castagno in questione peraltro, ha narrato il denunciante, sarebbe stato di notevole dimensioni, tanto grande che lui, la moglie e il figlio Gilberto di anni 24, non erano riusciti ad abbracciare interamente il suo tronco. Ritenuta la vicenda meritevole di approfondimento di indagini, mi sono recato nel podere di esso Avati nella mattina del giorno successivo osservando però, con sorpresa, che il castagno, cui si faceva riferimento, non era più in sito. Tuttavia qualcosa di strano doveva essere accaduto perché se è vero che l’albero non c’era più era anche certo che fosse sparito pure l’albicocco. Non vi erano segni evidenti di estirpazione della pianta da frutto che avevo avuto modo personalmente di notare, tempo addietro, nel corso di altro sopralluogo.
Successivamente, il giorno 19 marzo è pervenuta a questo Comando la denuncia del veterinario di Lughi, dott. Severino Lodi, il quale si lamentava che fosse cresciuto all’improvviso nel suo giardino un castagno di enorme dimensioni, di circa vent’anni, molto frondoso e dalla eccezionale ampiezza del tronco. Il Lodi, deplorava non tanto il fatto della crescita improvvisa di questa pianta, che anzi pareva ben accetta per l’ombra che arrecava alla sua casa, ma per il fatto che il castagno si fosse trovato là ove il denunciante aveva la cuccia del cane e il cane stesso: l’uno e l’altro sono infatti spariti. Recatomi sul posto per le indagini del caso, non ho però rinvenuto, ancora una volta, né pianta, né cane, né la piccola casetta che il Lodi aveva costruito per l’animale.”
A questo rapporto seguiva un secondo di un mese dopo (la data è del 15 aprile 1887) ma la firma questa volta era del brigadiere comandante facente funzioni Osimo Niccicò:
“Nonostante gli sforzi investigativi di quest’Arma in merito agli ulteriori episodi di apparizione del castagno in sedimi differenti – ma la pianta, però, è sempre stata indicata con le stesse caratteristiche iniziali di quella di San Mamola, si vedano in particolare le denunce Magagni e Trezzi anche per quanto concerne la sparizione di una mucca e di un fienile – deve informarsi la Signoria Vostra Illustrissima che non si è potuto asseverare se gli stessi siano stati o meno frutto di ignoti malfattori fomentatori di disordini sociali o di un fenomeno che attualmente non trova alcuna razionale spiegazione.
La popolazione tutta, preoccupata per gli strani avvenimenti di queste ultime settimane, si è stretta attorno al parroco don Luigi Pecci che ha organizzato lo scorso 10 aprile, festa del Santo Patrono, una processione e una veglia di preghiera alla Pieve di Punta Moreno. Dalla processione sembra che non si siano verificati ulteriori fatti incresciosi o anomali.
Si è avuta, per la verità, di recente, la sola denuncia di Mario Appresti, pastore, il quale sosteneva che il castagno gli era cresciuto proprio in mezzo alla camera da letto ove dormiva la moglie ammalata, tale Teresa Prebbi. Il dichiarante affermava di aver fatto la triste scoperta alla sera, di ritorno dal pascolo. L’indomani mattina non avrebbe trovato più, a suo dire, né la pianta, né la moglie.
Avendo nutrito serie perplessità sul racconto dell’Appresti, essendo il medesimo soggetto pregiudicato e capace di male azioni, si è appurato che il prefato, sfruttando la suggestione venutasi a creare in paese per i noti fatti della pianta in questione, si è sbarazzato della moglie che aveva provveduto a soffocare nel sonno. Il corpo della poveretta è stato trovato seppellito sotto un fico alla Malga Granda. Tutto ciò sarà oggetto di separato rapporto di denuncia per il più a praticarsi”.

12 pensieri su “Il castagno di San Mamola

  1. Stamattina non avevo avuto il tempo di leggere i commenti o scrivere (sei diventato il compagno della mia colazione, ti leggo bevendo il latte del mattino – senza briciole – ma poi scappo a lavorare!)… vedo che Percival mi ha preceduto; era una piccola macchia in un quadro altrimenti perfetto. Frugare nei vecchi archivi è appassionante e sempre sorprendente, vero? A volte ti stupisce come un mucchio di carte ammuffite possa essere così… vitale! Un abbraccio Riccio

  2. Bellissimo, come al solito, Briciola: una storia raccontata attraverso rapporti giudiziari. Taglio insolito, ma centrato. Mi ricorda “La scomparsa di Patò” di Camilleri. E anche il tema favolistico, leggendario è splendido. Una piccola incogruenza: archivi dell’800 e rapporti del 1987. Il tuo fedele editor. Percival

  3. Questa “allure burocratico-giudiziaria” è un’ altra faccia della tua inesauribile vena che, partendo dalla verosimiglianza, sa volare anche in cieli surreali, dando prova di capacità letterarie a tutto tondo. Il bacio della buonanotte da g.

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