La limousine

Quando all’improvviso apparve sulla piazzetta di Lughi sembrava un’astronave. La limousine, completamente nera, di più di dieci metri di lunghezza, si era fermata proprio sotto la statua di Poggi Perti. Una volta spento il motore, non si mosse più, né alcuna persona ne discese. Sembrava un grosso bruco stecchito al sole con i tanti occhi scuri chiusi ad aspettare la trasformazione in farfalla.
La gente, alla spicciolata, accorreva incuriosita pur tenendosi a debita distanza; non si era mai vista una cosa simile da quelle parti. Chi sarà mai, si chiedevano tutti. Una persona tanto importante, a Lughi! E chi se lo scorderà più!
Tra gli astanti c’era anche Adelio, il terribile vigile urbano, terrore dei sostatori selvaggi e dei terzofilisti, che aveva interpretato la presenza di quella limousine come una provocatoria invasione del proprio territorio. Oltretutto la megavettura era in contravvenzione avendo occupato, trasversalmente, un numero spropositato di posti macchina. Ce n’era a sufficienza perché la pubblica Autorità, cioè lui, intervenisse a far rispettare la legge.
Eppure Adelio non riusciva a decidersi. Andava avanti e indietro per un lato della piazza pensando al da farsi. Uomo d’impeto e d’azione, si stava curiosamente limitando a guardar fisso il monumentale veicolo, come se da un momento all’altro dovesse uscirne un marziano a dirgli di cosa si trattasse. Qualcosa non lo convinceva. Quell’animale torvo e lugubre sembrava aspettarlo facendo finta di riposare.
Passarono dieci minuti, passò mezz’ora, passò un’ora.
Un vecchietto, di quelli che non la mandano a dire, si avvicinò al vigile e tirandolo per la giacchetta, gli sputacchiò:
“Come mai a quello la multa non gliela fa e a un povero disgraziato come me che lascia magari la bicicletta attaccata ad un segnale stradale, gliela fa portar via?”
Come spesso accade, quando qualcuno trova il coraggio di contestare la Forza Pubblica, cento altri sono subito pronti a far da spalla. Insomma la folla rumoreggiava.
Adelio, seccato per l’incresciosa circostanza, sembrava ormai deciso a fare il suo dovere, quando lo avvicinò un suo amico:
“Sai chi c’è là dentro?”
“No, chi?” fece il vigile portando istintivamente la mano al borsello delle multe.
“Ho letto su di un sito internet di cinema che stanno girando un film non lontano da qui.”
“Ho capito, e allora?”
“E allora quella, probabilmente, è la limousine di Sandra Bullock!”
Adelio amava il cinema e l’attrice che più lo faceva impazzire era proprio lei, Sandra Bullock. Roba da non crederci. La famosa star dei suoi sogni poteva essergli a pochi metri di distanza. Ad Adelio si stampò sulla faccia un sorriso da ebete.
Ma poi la sua indole malfidata ebbe il sopravvento. ‘E se poi non fosse stata la Bullock, ma un mafioso di passaggio’, pensò assumendo un’aria perfida, ‘che figura ci avrebbe fatto?’.
Trascorse un’altra mezz’ora. Adelio non sapeva che fare. Ma poiché dalla folla di spettatori dietro alle sue spalle cominciavano a volare insulti neppure tanto velati, prese un bel respiro e si diresse verso la limousine.
Si accorse che più si avvicinava più gli appariva enorme. Poi, arrivato alla portiera del guidatore, si fermò. Bussò al vetro. Passarono diversi secondi tanto che ebbe il tempo di girarsi indietro mostrando così a tutti la sua faccia oltremodo imbarazzata. Qualcuno tra la gente ridacchiava di lui.
Il finestrino all’improvviso scese rapido, con un fruscio: si abbassò solo di qualche centimetro giusto per far intravedere un signore con un berretto blu a visiera sotto cui si spalancavano due grossi occhi celesti:
“Cosa vuole!” fu la richiesta dura e scontrosa.
“Lei non può stare qui, è divieto di sosta, deve spostare la macchina” disse stentoreo Adelio.
“Fino a quando miss Bullock non si sveglia, non posso mettere in moto la macchina. Ha il sonno leggero. Mi spiace.” E il finestrino si rialzò.
Adelio rimase ancora chino, nella stessa posizione in cui lo aveva costretto la necessità di capire cosa l’autista stesse dicendo. Poi si rialzò lentamente: aveva la bocca aperta.
‘Miss Bullock, miss Bullock…’ andava ripetendo sotto voce ‘è proprio lei’.
Ritornò sui suoi passi a larghe falcate. Inforcò il motorino e si precipitò a tutto gas fino a casa. Doveva assolutamente ottenere un autografo della Bullock sulla copertina della sua raccolta di articoli, interviste, foto, recensioni che la riguardavano. Afferrò il suo dossier che teneva sotto il letto e si ributtò a capofitto con il motorino verso la piazzetta. Disgrazia volle che la Polizia stradale lo pizzicasse proprio il giorno in cui non aveva messo il casco per la fretta. A nulla valsero le sue spiegazioni. Il poliziotto neppure sapeva chi fosse quella attrice. L’unica cosa che sapeva e che doveva fargli una multa salatissima.
Ma Adelio non contestò, non fece valere le sue ragioni, aveva fretta, una maledettissima fretta. Finalmente arrivò alla piazzetta. Era ancora lontano quando cominciò a gridare:
“Miss Bullock, miss Bullock”. La gente si volse tutta a squadrarlo mentre, spettinato e stravolto, agitava il suo incartamento; volarono fischi e insulti. Ma mancava solo una decina di metri alla limousine che questa accese il motore e iniziò a muoversi.
“Miss Bullock, no, non vada via, miss Bullock!”. Per un po’ Adelio tenne dietro alla limousine con il motorino fino a quando la vettura accelerò allungando il passo per sparire appena dietro la prima curva.
Adelio si fermò da un lato. Ansimava, come se avesse pedalato. Non ci poteva credere di aver perso un’occasione così. Sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato.
Nel frattempo, al bar del Cinghiale, tra risate a non finire, quattro amici stavano dividendo i costi del noleggio della limousine con autista.
Poi bevvero e bevvero a lungo.

17 pensieri su “La limousine

  1. AHHHHHHHHHHHHHHHHH troppo forte…quasi qusi uno scherzetto così si potrebbe fare a quella antipatica della vigilessa del mio paese……Mumble mumble………
    Ciao briciolino…..un bacio

  2. Briciola,

    Ho letto a mio figlio la tua favola… abbiamo deciso di illustrarla. Sei bravo ad strappare sorrisi… M.

  3. E’ la prima volta che passo da questo blog, del resto a colazione prendo solo un caffè, ma devo dire che mi piace, e pure molto. Ti ringrazio per il commento alla poesia, lo scritta io. Una buona giornata Antonio.

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