Il vocabolario

“Allora zio, cosa mi racconti stasera?”
“Non sono tuo zio…”
“Come vuoi tu, zio, allora cosa mi racconti?”
Quella della favola della buonanotte era diventata, con il piccolo Phil Maverick, una piacevole tortura. Anche quella sera, non mi aveva preso alla sprovvista: mi ero preparato.
“Va bene, però mettiti sotto le coperte… sei pronto?”
“Sì.”

“Sullo scaffale di una libreria faceva bella mostra di sé un voluminoso dizionario con rilegatura di tela robusta e colorata. Le pagine erano riccamente illustrate e i vocaboli apparivano evidenziati in grassetto con le sottovoci in corsivo. La pace però non regnava tra quei fogli.
Un bel giorno, a pagina 1150, la parola ‘Regina’ disse al ‘Re’:
“Così non si può più andare avanti: è inconcepibile!”
“Cosa c’è cara?” chiese il consorte con regale solennità.
“Che il nostro ‘Ciambellano’ si trovi a pagina 301 e cioè davanti a noi trovo che sia una scortesia inaccettabile” sibilò la moglie tutto d’un fiato “i notabili di corte rideranno di noi e diventeremo lo zimbello di tutto il Reame!”
“Caspitaperdincibacco, adesso che mi ci fai pensare, non hai affatto torto, moglie mia” fece il sovrano lisciandosi i baffoni “è vero, c’è un preciso ordine nelle precedenze da rispettare… senza contare della brutta figura che ci facciamo con tutti quelli che ci conoscono. La gente penserà che il Regno sia nelle mani di un volgarissimo Ciambellano. Qualcuno potrebbe fors’anche approfittarne pensando ad un vuoto di potere e ordire intrighi di palazzo per detronizzarmi. Sì, sì hai ragione, o mia Regina. Bisogna fare assolutamente qualcosa. E subito!”
Il Re si grattò la pancia e poi anche un po’ la testa. O prima la testa e poi la pancia. Vabbe’ non credo che questo sia importante. Certo è che esclamò:
“Bene ho deciso! Emano seduta stante un editto per il quale  il ‘Ciambellano’ si scambi di posto con noi. Lui si sposterà a pagina 1150 e noi andremo a pagina 301! Così sia!”
Detto fatto.
Il ‘Ciambellano’ dovette lasciare tosto (e senza brontolare, pena la perdita della testa) la sua collocazione originaria nel vocabolario per retrocedere a due terzi del libro.
“Eh no, questo proprio non posso accettarlo” sbottò subito il Ciambellano appena arrivato nella sua nuova riga di pagina 1150 “se mi può star bene rimanere dietro ai miei adorati Sovrani non posso tuttavia tollerare che, in questa mia nuova posizione, il ‘Menestrello’, socialmente inferiore alla mia persona, se ne stia bellamente davanti a me a pagina 825; non è giusto infatti che io, rivestendo come dignitario di Corte, un ruolo molto più importante di un semplice menestrello – uno che per vivere deve vagabondare per le plaghe del Regno senza un tetto sulla testa e senza un soldo in tasca – mi preceda nella pubblica considerazione. Cosa mai penserà la gente. Certamente che sono un buono a nulla!”
E così protestando si recò dal Re per presentare le proprie rimostranze.
“Hai ragione, o mio Ciambellano, non posso permettere che simili ingiustizie vengano commesse nel mio Regno” tuonò il Re compiaciuto della frase importante che aveva appena pronunciato.
“E poi ricordati o Sire” continuò il Ciambellano ormai disposto a raccontarla tutta “che Voi, pur avendo guadagnato un posto chè più degno e acconcio alla Vostra Persona, vi trovate, pur sempre, dietro al Buffone di Corte”.
“Caspitaperdincibacco, è vero, o mio Ciambellano” strillò il Re balzando in piedi dal trono e rovesciando da un lato la corona tempestata di diamanti “ma è terribile! Impensabile! Intollerabile! Inconcialiabile!”
Così sbraitando il Re si grattò la guancia e poi anche un po’ la chiappa sinistra. O tutte e due le cose insieme? Adesso non ricordo. Comunque certo è che, mettendosi a posto la corona, disse:
“Bene ho deciso! Emano seduta stante un secondo editto per il quale  tu ‘Ciambellano’ ti scambierai di posto con il ‘Menestrello’ ed io e la ‘Regina’ prenderemo la collocazione che ora ha il ‘Buffone’”.
“Ma non va affatto bene o Sire” insistette di rimando il ‘Consigliere del Re’ “così facendo hai mandato il ‘Buffone’ a pagina 301 che si trova sempre davanti a me e perfino davanti al ‘Menestrello’ che, per quanto sia un poveraccio, è pur sempre più serio di un buffone.
A quel punto si levò una voce di vibrata protesta:
“E io dovrei rimanere qui al mio posto in questa pagina 1071 e vedere tutti i pezzenti del Regno starmi davanti?” brontolò il ‘Principe’ agitandosi.
“Caspitaperdincibacco hai ragione figlio mio, hai proprio ragione, me ne ero dimenticato, allora emanerò un terzo editto per il quale tu starai vicino a noi a pagina 218, il ‘Menestrello’ dietro  al ‘Ciambellano’ e il ‘Buffone’ dietro a tutti.”
“Non va ancora bene” disse irritata la Regina “davanti a noi abbiamo pur sempre il ‘Boia’. Non vorrai mica sopportare che un omaccione così sinistro, privo non solo di sangue blu, ma anche di una qualsivoglia educazione e classe ci preceda? Cosa penseranno le altre famiglie aristocratiche del Paese? Potrebbero credere che il nostro Regno sia un Regno sanguinario e così feroce da mettere a capo di ogni gerarchia addirittura il boia!”
“Oh no davvero!” sbottò il Sovrano che in tanto cominciava a sudare e a non capirci più niente “emanerò un quarto editto dove ristabilirò tutti gli ordini di precedenza. Basta che la smettiate perché mi avete fatto scoppiare un regale mal di testa.”
Ma la fine della tranquillità era ormai segnata. Il Re continuava infatti a ricevere proteste un po’ da tutti: dal ‘Cuoco’ che non voleva star dietro al ‘Calzolaio’, dal ‘Musico’ che non voleva essere preceduto dal ‘Giardiniere’, dal ‘Tesoriere’ che voleva sopravanzare lo ‘Stalliere’. E così ancora il ‘Sole’ teneva il broncio perché la ‘Luna’ lo precedeva, mentre il ‘Cavallo’ scalpitava perché non voleva stare dietro a quell’asino di ‘Asino’. ‘Elefante’ era terrorizzato per avere alle spalle il ‘Topo’, mentre liti furibonde finirono per scoppiare tra ‘Capre’ e ‘Cavoli’ e ‘Cani’ e ‘Gatti’.
In men che non si dica, con o senza editti del Re, in un confuso parapiglia, centinaia e centinaia di parole cambiarono di posto sovvertendo l’originale sistemazione.
In quel mentre, a poca distanza da quello scaffale, il papà di Serenella stava preparando un sacco da consegnare allo straccivendolo per liberare la casa dagli oggetti inutili ed ingombranti buoni solo per raccoglier polvere.
Giunto allo scaffale più alto della libreria, tirò giù il vocabolario più per guardarselo che per una reale voglia di disfarsene.
Girò con attenzione, una dopo l’altra le pagine del libro. Si mise a leggerle. Si accorse così con disappunto che il vocabolario era inservibile: perché ovunque guardasse con attenzione non c’era più alcuna parola che si trovasse al posto giusto. L’ordine alfabetico era stato irrimediabilmente alterato.
Contrariato di aver speso tanti soldi per un libro così fasullo aprì l’imboccatura del sacco ed esclamò:
“Cosa mai me ne posso fare di un dizionario nel quale non è possibile ricercare le parole!”
E lo gettò via.”

“Mi è piaciuta molto questa favola, zio. Stai migliorando…”
“Non sono tuo…” Ma Phil non poteva più sentirmi. Stava già dormendo.

13 pensieri su “Il vocabolario

  1. Che buffo…. proprio l’altro giorno, in ufficio, un collega si lamentava perchè, per ordine alfabetico, finiva ultimo….;-). Grazie, mi hai fatto ridere e ci voleva, di lunedì mattina…. Riccio

  2. GENIALE!!!!! Sono le una, mi sono fatto 700 chilometri andata e ritorno, avevo paura di non trovare nulla e invece vengo accolto da questo splendido pezzo. Per inventiva lo giudico uno dei più belli che tu abbia scritto. Grazie, amico mio. Buonanotte. Percival

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