L’autostop

Mi stavo strafogando un maxibignè con crema pasticciera, quando Bastiano, che fino a quel momento non si era fermato un attimo nel suo lavoro, si bloccò. Alzò la lunga pala da forno come se fosse una lancia delle antiche giostre a cavallo, assumendo, come a volte fa, l’aria da cavaliere triste, deluso di non aver trovato nei paraggi una dama cui mostrare il proprio valore.
“Mi vedi pallido?” mi chiese serio.
“Quello non è pallore, Bastiano, è farina…”
“Dai, non scherzare…”
“Non sto scherzando, ce l’hai anche sul collo e sulle orecchie!”
Fece spallucce e, con una mossa improvvisa, aprì il forno tirando fuori delle brioches caramellate ripiene di nutella. Ebbi un mancamento.
“E’ che stanotte ho fatto un incubo terribile…” mi disse scrutando dentro al forno illuminato da una lucina fioca.
Sapevo che di lì a poco Bastiano non avrebbe resistito dal raccontarmelo. La deliziosa crema che ancora mi inumidiva gli angoli della bocca faceva di me un ascoltatore obbligato.
“Mi ritrovavo su una strada che non conoscevo, larghissima, così larga che non riuscivo a vedere l’altro marciapiede. E io ero lì, che facevo l’autostop.”
“L’autostop? Proprio tu?”
“Già, strano vero? Ma nessuno si decideva a caricarmi e mi ricordo che provavo una forte angoscia per il fatto che dovevo andare da qualche parte con estrema urgenza. Dopo una buona mezz’ora si è fermato un carro funebre, una station wagon nera, che trasportava un feretro.”
“Ah!” feci io inghiottendo rumorosamente l’ultimo pezzo di bignè.
“L’autista, però, abbassando il finestrino, mi fece: ‘come vede qui davanti siamo già in troppi, se si accontenta di sistemarsi nella bara vuota…’ Io subito non seppi che rispondere, poi, siccome avevo questa maledetta fretta, accettai il passaggio. Mi aiutarono a sistemarmi nella cassa. Chiesi loro se potevano per cortesia almeno lasciare il coperchio aperto. Per respirare, mica per altro. Ma loro, giustamente, mi risposero che avrebbero potuto esserci problemi, per il traffico, se qualcuno avesse visto, dando un’occhiata all’interno della macchina avrebbero notato qualcuno che si muoveva all’interno della bara.”
Bastiano prese una brioche alla nutella ancora ustionante e me la piazzò in mano. Ora non avevo più scampo. Ero stato tradito dalle mie stesse debolezze.
“Stetti in quella scomoda posizione per un diversi minuti” fece il mio amico che sembrava averci preso gusto a raccontare “tanto che avevo deciso di alzare un po’ il coperchio per far passare l’aria. Ero sicuro che, dopotutto, loro non se ne sarebbero accorti. Ma nonostante tutti i miei tentativi la cassa non si apriva, era sigillata. Ad un certo punto avverto che la macchina si arresta. Io cominciai a bussare con forza sul coperchio e a urlare per ricordare loro della mia presenza. Ma nessuno mi apriva. Passò un’altra decina di minuti quando, al suono di un organo, la bara si mosse perché alzata da qualcuno. Diedi ancora calci e pugni, urlando con quanto più fiato avevo nei polmoni, ma, per tutta risposta, mi arrivavano all’orecchio soli voci e pianti. Accidenti, ma questo è un funerale! Pensai. Si sono confusi, stanno facendo il funerale alla persona sbagliata. E mentre pensavo a questo, con il terrore che mi prendeva alla gola, sentii la voce di mia moglie che diceva a qualcuno: ‘Guardate che ho sentito dei rumori provenire dalla cassa, magari mio marito è ancora vivo, aprite per carità.’ Io allora mi misi a urlare il nome di Carla, perché facesse aprire il feretro. Ma invece sentii che vicino a lei c’era un signore che cercava di calmarla dicendo che il dolore era troppo grande per tutti e che era difficile accettare la norte, ma che bisognava rassegnarsi.
Ma tanto evidentemente fece quella povera donna che riuscì a convincere qualcuno ad aprire il feretro. Io all’improvviso, per la luce accecante, chiusi gli occhi. Cercavo anche di muovermi, ma non mi era possibile. Ero rigido come un sasso e non riuscivo neppure a parlare. Volevo dire a mia moglie che aveva ragione, che ero vivo, che mi facesse uscire di lì. Invece sentii solo quella voce maschile di prima che diceva: ‘Adesso è più serena signora? Lo vede anche lei, suo marito è nella stessa posizione in cui l’abbiamo messo noi. Ha un’espressione serena, è morto in grazia di Dio, non resta che pregare per lui…’ Non riuscivo a vedere la faccia di mia moglie, gli occhi non mi si aprivano. Ho solo percepito nuovamente il buio sulle mie palpebre con il tonfo del coperchio che si richiudeva, le viti che sigillavano velocemente il cofano creando un silenzio innaturale.”
Mi accorsi che avevo smesso di masticare e che la nutella stava colando sul pavimento.
“Poi all’improvviso ho sentito il cuore che smetteva di battere e il sangue di circolare. E’ una sensazione davvero buffa. Quando si è vivi non lo si sente circolare, il sangue, ma quando non scorre più è come se mancasse qualcosa. Forse quando si trapassa a miglior vita il cervello mantiene ancora un minimo di controllo sulle sensazioni. Si avverte un formicolio un po’ dappertutto, mentre il freddo, a poco a poco, si impadronisce di te. Si accetta tutto, però, con molta calma, senza paura, come se fosse sempre stato così.”
Avevo smesso anche di masticare.
“Beh però, da questo incubo, una cosa l’ho imparata!” disse ora allegramente Bastiano.
“Smettere di mangiar peperonata prima di andare a dormire?” gli sparai sulla sua sua facciona infarinata.
“Macché, non fare mai l’autostop… piuttosto a piedi!”

12 pensieri su “L’autostop

  1. Per una brioches alla nutella, calda e gratuita, si può anche stare a sentire il sogno noir del panettiere infarinato. Sono troppo materialista?

  2. Non c’è bara che tenga di fronte ad un’immagine di brioches appena sfornate e ripiene di ogni ben di dio. Mi è venuta fame, eviterò la peperonata però..

  3. Un po’ macabra ma gustosa gustosa….come la nutella nella brioche……

    L’altra notte ho sognato mia madre che mi diceva di non mangiare il gelato troppo freddo prima di andare a letto perchè altrimenti mi avrebbero di certo trovata stecchita…….mi sono svegliata spaventata….DA MORIRE!!!
    notte Briciolino….

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