Un’attesa infinita

È incredibile quanta carica di allegria possano comunicare i bambini di un asilo nido che, vocianti, vengono consegnati, alla fine della giornata, dalle educatrici alle mamme. C’è chi piange, chi brandisce un disegno tutto colorato, chi non vuole più staccarsi dalle gonne della suora. Anche per questo motivo accompagno volentieri Amina, quando capita di dover andare a prendere sua nipote Banjii: trovo che sia un bagno salutare di ottimismo, una iniezione intramuscolo di fiducia nel futuro.
Nell’attesa degli eventi, mi tengo, comunque, sempre un po’ in disparte, perché, nel momento fatidico della consegna dei bimbi, il rischio di essere calpestato dalle mamme distratte, dai nonni impacciati o dai filippini spaesati è senza dubbio concreto.
Così l’altro giorno, nella mia posizione defilata, accanto alla nicchia del San Sebastiano, nell’antico chiostro delle “Crògiole” di Lughi, potevo vedere, come al solito, gran parte degli adulti che, davanti a me, allungavano il collo per percepire se dal fondo del corridoio provenivano segni dell’imminente arrivo dei pargoli. Scrutavo le persone, come spesso faccio quando aspetto qualcuno o qualcosa. Poi la mia attenzione cadde fatalmente sulla signora Spicciaùti, anche lei in quel luogo, con l’immancabile carrozzina appresso e il cappello dalle variopinte piume di fagiano. Era con due amiche e chiacchierava amabilmente: si comportavano tutte e tre come fosse reale la patetica farsa dalla donna di avere con sé un bambino che in realtà esisteva solo nella sua fantasia malata. E trovavo fin fastidioso che l’entourage della signora facesse a gara per assecondarla nella sua stramberia sempre più grottesca; mi era stato riferito, infatti, che erano arrivati persino a regalarle completini per il bambino, a chiederle come stesse il piccolo quando non lo vedevano con lei e a darle consigli e suggerimenti su come affrontare e superare le difficoltà di esser mamma. Insomma, una finzione più reale della realtà. E questa ipocrisia, pare, era stata messa in piedi solo per un riguardo al marito, avvocato ricchissimo e influente, oltre che politicamente ammanigliato con la coalizione governativa.
Stavo ruminando su queste amare considerazioni quando uscì dalla saletta dei giochi il gruppo dei bambini-girasole insieme ai bambini-tulipano. Per un attimo il chiasso raggiunse l’acme. Una delle due amiche che si trovavano con la Spicciaùti, afferrò la sua piccina al volo, non appena le arrivò a tiro, riuscendo a sottrarla alla canea urlante che si stava accalcando sui bambini: dopo aver baciato la sola Spicciaùti quella se ne andò.
Di lì a poco, venne sfornato il terzo gruppo, quello dei bambini-margherita. Capii che il nipote di Amina sarebbe stato l’ultimo al seguito del quarto contingente.
Nel frattempo arrivò il turno di accomiatarsi anche dell’altra amica in compagnia della Spicciaùti, ma mi accorsi che non aveva con sé alcun bimbo. Salutata infatti, anche se in modo più formale, la signora si portò via quella che io pensavo essere la carrozzina della donna. La cosa, a quel punto, cominciò a incuriosirmi, non riuscendo esattamente a capire che cosa ci potesse fare quella esaltata in un tal posto.
Finalmente fu la volta dei bambini-fiordaliso. Amina scattò in avanti, come una centometrista, per farsi vedere da Banjii. Quasi contemporaneamente, un altro bambino biondo si staccò dagli altri andando incontro sorridente alla Spicciaùti. Lei si abbassò e lo baciò sulla fronte. Ecco, ho capito, dissi tra me e me, è venuta a prendere il figlio di una qualche sua amica. Questa donna ha sempre la capacità di sorprendermi, pensai. Ma poi il bambino salutò la signora e proseguì in direzione della madre poco distante.
Nel frattempo Amina tornò verso di me, tenendo per un braccio il recalcitrante Banjii, una vera peste di bambino se non fosse stato per quel viso dolcissimo da “angioletto caduto dal cielo” che si ritrovava. Salutai l’angioletto ma lui mi fece una smorfia per nulla amichevole.
Intanto tutti i bambini erano stati riconsegnati ai rispettivi parenti e il chiostro era stato restituito al suo silenzio secolare.
Era rimasta, lì, da sola, la Spicciaùti, ferma, in piedi, in atteggiamento di paziente e trepidante attesa. Poi, dopo un po’, con estrema gentilezza si rivolse ad una suora che fungeva da portinaia:
“Mi scusi, sa per caso se nella saletta è rimasto qualche bambino?”
“No signora, sono già usciti tutti, non c’è più nessuno di là.”
“Ah, ho capito, allora mio figlio l’ha già preso mio marito. Non capisco perché si dimentichi di avvisarmi!”
La donna salutò e si diresse verso l’uscita. Io la guardai, sfacciatamente, con la bocca aperta mentre mi sfilava accanto.
“Viene qui ogni giorno…” mi disse sottovoce Amina prendendomi per mano “… e ogni giorno è sempre la stessa scena. Le prime volte tutti trovavano la cosa straziante. Ora non ci bada più nessuno.”

23 pensieri su “Un’attesa infinita

  1. grazie mille!sei davvero gentile!anche se in silenzio, ti leggo sempre e mi diverto un mondo, sei davvero bravissimo!se non ti dispiace ti linko appena ho tempo!ciao, baci daniela.

  2. ultimo commento per oggi…è che queste letture sembrano stimolare una nuova primavera, come api che portano polline…when i’m stable long enough I start to look around for love…
    Polemos, l’illusionista

  3. la vita è fatta a strati, ad esigenze…la serenità, io credo, non è una conquista, ma un passaggio che ciclicamente ci investe e poi ci sveste…la tua scrittura respira molto, ha polmoni molto sani…

  4. mare e sole.
    ecco gli argomenti principali dei miei successivi 6 giorni di vacanza.
    a volte adoro essere monotona, mi fà sentire in pace con il mondo. spero di ‘annoiarmi’ ancora anche il prossimo weekend. ti auguro una buona giornata e grazie per la visita. =0)

  5. Ciao briciolanellatte, grazie per aver visitato il mio blog!! Il tuo è molto bello, complimenti per come scrivi e per le vignette!!! ciao!

  6. ciao Briciola,sono sempre molto contenta di trovare tue tracce nel mio blog! la partenza è fissata per mercoledì… cercheremo di mettercela tutta, poi vi racconterò com’è andata…
    un bacione grande grande!

  7. si caro Briciola a volte le cose piu’ semplici semplificano e rallegrano la vita… grazie per essere venuto a trovarmi nel mio umile e recentissimo blog. Io ti leggo spesso. ciao Clio 🙂

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