Fiori nuovi

All’indomani del mio incontro con Ruvidio, da Bastiano, fui piuttosto titubante se provare o no le erbe che mi aveva dato. Una dose di sana diffidenza mi impediva di farne liberamente uso. Il sacchetto l’avevo già aperto e ne avevo anche sparso il contenuto su di un foglio di scottex: l’avevo spianato ben bene, accarezzando il sottile strato di fiori e foglie sminuzzate come se ricercassi, lì in mezzo, qualcosa che non andava. Il profumo che saliva da quel miscuglio era intenso e inebriante. Anche i colori erano attraenti e andavano dal violetto tenue al giallo, al rosso screziato. Rimisi il composto dentro alla tela grezza e lì rimase per un bel po’. Fino a quando non ebbi un terribile mal di testa, per far passare il quale avrei fatto di tutto, anche bere un infuso drogato o, peggio ancora, avvelenato.
Preparai l’infuso, la fragranza aumentò di consistenza e spessore e divenne quasi stordente aleggiando nell’ambiente circostante in modo così tenace che, tre giorni dopo, quando venne la signora Carmela a far un po’ di pulizie, mi chiese se avevo spruzzato in giro qualche nuovo deodorante.
Ci aggiunsi un po’ di miele d’acacia, secondo le migliori tradizioni. Girai e bevvi, lentamente.
Devo dire che non solo non sono transitato nel mondo dei più, ma il mal di testa, in poco meno di un quarto d’ora, mi è brillantemente passato. Inoltre, ho trovato la bevanda rilassante, uno svuotapensieri che mi ha liberato la mente, togliendomi pure stanchezza e ansia.
Così ho finito per usarlo diverse altre volte, anche se non avevo avuto emicranie, quando scoprii, con disappunto che me ne era rimasta una quantità sufficiente per un solo infuso. Decisi allora di correre ai ripari e di recarmi in un negozio di Castelmoreno dove il proprietario è un vecchio erborista. Lui mi avrebbe senz’altro aiutato ricostruendo la miscela.
“Purtroppo non so che dirle” mi confessò il negoziante scuotendo la testa canuta “questo fiore qui, in particolare…” e indicava con l’indice rugoso un fiorellino viola con i pistilli rosa pallido “…sarei persinotentato di dire che non esiste se non fosse che uno simile, ma con i pistilli gialli, vive sull’Himalaya. Quest’altra fogliolina, poi, sembra un incrocio tra una foglia di castagno e quella di un eucalipto del Madagascar, ma sono sicuro che non è né l’una, né l’altra cosa. Ma dove l’ha presa questa roba?” mi chiese guardandomi da sopra gli occhiali a lunetta.
“Me l’hanno regalata.”
Tornai a casa, un po’ sconcertato. Che razza di intruglio avevo bevuto? Ma non era preoccupato, perché stavo bene.
Poi dopo qualche giorno i mal di testa tornarono, anche se con minor intensità. Così decisi di andare alla Roccia Bianca. Volevo parlare con Ruvidio e comprare direttamente da lui quella miscela.
Andai così fino a Bigialli e proseguii per il Casale bruciato inerpicandomi per la collina del Cinghio. Non ci ero mai stato lassù e, man mano che salivo, il panorama diventava sempre più incantevole, come sospeso nel nulla.
Stavo camminando da venti minuti quando incrociai un contadino che portava alla cavezza un cavallo.
“Buongiorno” mi disse.
“Buongiorno a lei” gli risposi un po’ accaldato.
“Le auguro di trovarlo, anche se non sarà facile…”
“Come dice scusi?”
“Le auguro di trovarlo, Ruvidio, ma non sarà facile. Di giorno è sempre in giro per questi boschi.”
Non gli domandai come faceva a sapere che cercavo quel tipo. Ma forse era ovvio. Quel sentiero non poteva che portare da lui.
E in effetti, fui sfortunato, perché non lo incontrai. Rimasi per parecchio sull’aia di quella che mi avevano riferito essere la sua baita. Verso il tramonto mi convinsi che era il caso di scendere a valle: ero stanco e deluso. Fino alla porta di casa mia. Quando mi accorsi che sullo zerbino, c’era un sacchettino di tela grezza, con la miscela milleprofumi di quello strano vecchio.


10 pensieri su “Fiori nuovi

  1. Dentro la tua narrazione vibra un «realismo magico» che piacerebbe a Garcia Marquez: una mistura di possibile e surreale, dosata con intelligente maestria.
    Sei molto bravo e lo sai. Gardenia.

  2. Ciaoooo
    wow ma ci metti i racconti nel tuo blog?
    Carino quello che ho letto! 🙂
    Mo, con piu’ calma mi leggo anche gli altri!!! ^.^

    Uh se ti va, passa dal mio blogger! 🙂
    Ciao!!!

  3. Troppo carino questo racconto, quanto mi piace il sapore antico e rustico delle tue storie. Anche io, mezza romagnola, penso che tu sia di quelle bande. Buona serata. 🙂 Lo.

  4. Briciola, il tuo editor dice “perfetto”, da ogni punto di vista. Più ti leggo, più mi incuriosisci. Le tue ambientazioni, mi ricordano certi libri, che adoro, fortemente localizzati, pieni di chiose, di personaggi, di fatti, che sanno di pane e di buon tempo antico. Io continuo a pensare che potresti vivere in Romagna o dintorni. Scusa la curiosità. Buona serata. Percival

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