“Mi fa piacere che lei venga a trovare il dottore, sa? Lavora sempre così tanto ed è anche così sciupato che se ci fosse la sua povera madre, che Dio l’abbia in gloria, non lo riconoscerebbe…”.
La signora Maria, una vecchietta simpatica e dinamica, che fa da infermiera, da donna di servizio e da badante a Tonio, aveva assunto una di quelle sue facce da mamma chioccia che tanto infastidiscono il mio amico.
Ero venuto a trovarlo, il mio amico Tonio, bussando, come spesso faccio quando vado di fretta, alla finestra che dà sul retro del suo studio: è un nostro segnale convenzionale e lui, appena ha finito con il paziente che ha davanti in quel momento, mi fa entrare per far due chiacchiere.
“Per fortuna gli faccio il mio tortino alla crusca e pinoli con le uova fresche di giornata che lo tirano un po’ su.”
In quel mentre Tonio si girò appena, dando le spalle a Maria; fu quello l’attimo in cui alzò gli occhi al cielo in segno di insofferenza.
“Accidenti, ancora quel piccionaccio” esclamò Maria lanciandosi verso la finestra che dà sulla piazzetta principale di Lughi. “E’ sempre qui a insudiciare il davanzale. Se ne sta tutto il giorno sulla testa della statua e poi, appena girò l’occhio, vola fin qui.”
In effetti un piccione grasso come un fagiano spiccò a fatica il volo e dalla finestra di Tonio raggiunse ondeggiante il cappello a punta di Poggi Perti, da dove squadrò la donna con aria scocciata.
“Va bene, adesso devo andare a riordinare un po’ di schede” disse la donna aggiustandosi sul naso gli occhiali e guadagnando l’uscita “torni quando può, mi fa sempre piacere vederla.”
“Anche a me signora” le dissi sincero.
Maria non fece in tempo a chiudere dietro di sé la porta che Tonio sbottò:
“Mi fa venire un’acidità di stomaco quel suo malefico tortino, che non ne hai idea… solo che non ho il coraggio di dirglielo, me lo prepara con tanto amore.”
“E allora lo mangi lo stesso?”
“Non ci penso neppure… perché pensi che il ‘piccionaccio’, tanto grasso, sia sempre alla mia finestra?”
Troppo , troppo esilerante! Per lo meno per me…..
Buongiorno, Briciola. Percival
Tutto ok, non sono giù…anzi,pare troppo su :o) sei dolce però
grazie per l’appoggio e …grande vignetta :-))L.
Che ‘a mezzi’ potesse significare in due ci ero arrivato… ma quello che non ho capito se è nel senso che ognuno ne scrive metà della storia o si scrive un episodio alternativamente fino alla conclusione?
in due immagino… 😛
cmq non ti avevo mai letto… bello è dire poco. ^_^ e mi spiace di non aver nè fatto nè messo la foto nel mio blog.
ciao Sybil
Scusa Alice, che significa ‘a mezzi’?
ti andrebbe di scrivere 1 storia a mezzi?
Sono qui da dieci minuti e ancora non so cosa scrivere. Ciò che ho in testa mi risulta banale e ripetitivo… quindi ti lascerò un semplice abbraccio e un augurio di buona serata. Taurie
Folgorante la vignetta e deliziosi i due racconti. Come sempre. Srotoli con un sorriso la tua storia e la fine del licenza tocchi…Buona serata. Percival
Mi fai divertire…con quel che scrivi e con quel che ‘vignetti’…LUC
non preoccuparti. non sono solo discorsi ecumenici. vedrai che arriva. e ti avverto quando viene pubblicato l’incipit! grazie a presto ciao La Storia
la partita ad Amalfi è finita 1-1 ,ed a pareggiare è stato uno del mio gruppo “gli ubriaconi”.grazie x la visita ,il tuo blog può chiamarsi tale ,mentre il mio si dimostra sempre minimalista…. ciao Ro.
ma come ho fatto a farmi sfuggire il tuo blog?!
Delizioso anche questo bozzetto! E mentre tu narri di un piccione, io sto per postare di un pappagallo! Con affetto, g.