La carrozzina

“Non ti sembra un po’ strana quella signora?” chiesi a ‘Gi sorseggiando il mio caffè troppo caldo sulla piazzetta di Lughi.
“Sì, hai ragione!” fece lui tirando su con il naso in quel suo modo così tipico che significa ‘eh… ne so io di cose su queste persone…”
Una signora bella e procace, molto ben vestita, con tacchi alti e un soprabito con il bavero vistosamente ricoperto di pelliccia di martora, stava spingendo una carrozzina. E lo faceva come se stesse recitando, male, un film, sapendo di aver addosso decine e decine di sguardi. La sua andatura era sinuosa. Avrei detto sfacciatamente provocante.
“E’ strana perché, oltre tutto, ha un cappello molto appariscente, per un paesino così: tutto rosso, a larga tesa, e con infilate nella fascetta tre lunghe piume di fagiano!”
“Sì, si le vedo…”
Nel frattempo i ragazzotti della scalinata di San Properzio avevano interrotto il loro ozio per dirigere gli occhi, all’unisono, in quell’unica direzione. Anche gli avventori del bar del Cinghiale, sempre un po’ esagitati, sembravano immobili come in una fotografia. Persino il sole ci stava mettendo del suo allungando l’ombra della statua di Poggi Perti e della sua sciabola fin sopra il fondoschiena generoso della signora, a sua maggior sottolineatura, se mai ce ne fosse stato il bisogno.
“Ma la conosci, ‘Gi?”
“Certo! E’ la moglie dell’avvocato Spicciaùti.”
“E poi, ho notato anche…” seguitai io incuriosito “…che va avanti e indietro solo su questa piazzetta, come per farsi notare.”
La donna in quell’istante si chinò verso la carrozzina, rassettò le copertine. Poi dalla borsa attaccata al manubrio, tirò fuori un biberon pieno di latte. Fece il gesto di versare alcune gocce sul polso per testarne la temperatura, poi allungò il poppatoio all’interno della carrozzina, mentre con l’altra mano, agendo sul manubrio, iniziò a muoverla lateralmente, cullandola. Pareva anche che, seguendo con le labbra le movenze della poppata , canticchiasse una ninna nanna.
‘Gi stava guardando la scena come me. Ma aveva un’espressione ironica sul volto, che non capivo.
Poi ruppe il silenzio e mi disse:
“Ma queste che noti tu non sono le uniche cose strane della Spicciaùti…”
“Ah no?!?”
“No, perché vedi, la carrozzina è completamente vuota e non c’è nessun neonato lì dentro!”

6 pensieri su “La carrozzina

  1. Ti ringrazio per il consiglio ma purtroppo non credo che sia la soluzione.Infatti le immagini le salvo jpg ed io le vedo sul mio computer…sono gli altri utenti,come te, che non avendole sul loro pc non riescono a visualizzarle…boh?!!
    Ciaoo ciaoo!

  2. A me ricorda unì episodio rimasto impresso nella mia mente, quello di una signora, conoscente di mia madre, che perso il suo bambino da neonato, aveva continuato a cullarlo nel suo lettino per anni e anni…

  3. Ogni volta che leggo un tuo flash letterario, un tuo delizioso “bozzetto”, penso. «questo è il più ben riuscito; questa volta la vena “felliniana” e quella surreale hanno raggiunto il top…», ma, la volta seguente, ne scrivi uno ancora migliore. Di questo passo, briciola, in un climax che non accenna a fermarsi, dove andremo – anzi andrai – a finire? Certamente mi ridurrai a corto di aggettivi…Con ammirazione e affetto dalla tua amica Gardenia.

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