L’orologio umano

E’ curioso pensare come, nel tratto di strada che separa la nostra casa dal luogo di lavoro, tratto breve o lungo che sia, si incontrino spesso le stesse facce, si notino compiere le stesse azioni e si vivano le medesime situazioni. Così si vede il tizio baffoguarnito uscire di casa in fretta con il casco della vespa già calcato in testa mentre si infila i guanti con l’abilità di un chirurgo. Così si incontra quell’altro che, appena passi sul marciapiede, ti sbuca da dietro l’angolo della tabaccheria buttandoti tra i piedi, con tempismo perfetto, il suo cagnolino scodinzolante oppure ci si imbatte nella signora, in là con gli anni, ma dall’aria mascolina, che tira su la saracinesca del negozietto di alimentari che promette, con un cartello bene in vista, panini e tramezzini succulenti agli avventori del mezzogiorno. Insomma, tutta una fetta variegata di umanità che, anche solo un quarto d’ora prima o un quarto d’ora dopo il tuo passaggio, sarebbe affaccendata altrove a far dell’altro, intenta a interferire con la fetta di umanità di qualche altra persona che, trovandosi lì, a quell’ora, finisce per incontrarla. Ma, al tuo passaggio, invece, tutte queste persone sono solo ‘tue’, appartenendo al tuo mondo, perché lo vivono e lo riempiono, come del resto tu appartieni al loro.
E una mattina, me ne stavo giusto andando, come al solito, al lavoro, quando un signore, mai visto prima, mi ferma per la strada.
“Lo sa che la scorsa settimana, lei, m’ha combinato proprio un bel pasticcio?”
“Come dice scusi?” dissi io un po’ spaventato per quell’apparizione improvvisa.
“Eh sì, mi ha fatto un bello scherzo. Sono arrivato in ufficio in ritardo e, per colpa sua, il mio capo, che già non mi sopporta, mi ha fatto una lavata di testa!”
“Senta” obbiettai io che stavo spazientendomi “non capisco cosa sta dicendo.”
“Vede, lei passa di qui tutti i giorni ad un’ora precisa. Non sgarra mai. Tant’è che dal punto della via in cui io la scorgo, scendendo in strada, posso capire con esattezza se sono in ritardo o no.”
“Mi spiace, signore, ma non sono assolutamente così metodico, lo escludo, lei si sbaglia, sicuramente si confonde con qualcun altro” dissi io rifiutando l’etichetta di persona meticolosa, grigia e monotona.
“E invece no, è proprio lei quello metodico, mica io, probabilmente non se ne rende conto…”
“Ma veramente…” feci per controbattere. Ma lui incalzò.
“Così l’altra settimana, come ogni mattina, l’aspettavo dalla finestra, sorseggiando il caffè. Capisce? Me la prendevo comoda e, aspetta, aspetta, lei non passava mai!”
Mi ricordai effettivamente che qualche giorno addietro ero rimasto a letto per una fastidiosa influenza.
“Comprarsi un orologio” feci io “immagino sarebbe troppo complicato per lei, vero?”
“Macché orologio e orologio, a cosa mi serve un orologio se c’è lei?”
“Perché questa discussione” replicai arrendevole “mi sembra così surreale?”
Poi mi resi conto, di colpo, proprio per le considerazioni che si facevano prima, che la vita di tutti noi è legata agli altri da decine e decine di fili. Che noi lo si voglia o no. Fili grossi e visibili con le persone che amiamo e conosciamo e con cui dividiamo esperienze e sentimenti, fili più piccoli, fino a diventare impalpabili, della consistenza di una tela di ragno, con tante altre persone che sappiamo che esistono, perché le incontriamo, le osserviamo nel loro dibattersi nella loro vita di tutti giorni, con cui però non intratteniamo nessun rapporto esplicito e che, nonostante ciò, sono in qualche modo ugualmente agganciate, in nesso di causalità, alla nostra esistenza.
“Va bene, d’accordo, dissi io con un sorriso. La prossima volta starò più attento!”

13 pensieri su “L’orologio umano

  1. Profondità e senso dell’Humor , quale appuntamento ieri ho perso con te , perdono Briciolanellatte! Oggi comunque recupero…ogni nostra azione ha una ripercussione imprevedibile ,e ,in questo racconto tu lo sottolinei egregiamente… la qual cosa spesso dimentichiamo..Spesso mi è capitato di scrivere qualcosa , pensando agli innumerevoli fili che ci collegano tra esseri umani e con la natura ,che fortemente avverto.qui ne sottolineo uno:

    Un filo di voce/un filo di speranza/ ti aggrappi al filo del telefono/sul filo d’emozoni intense./Nel tuo pellegrinare/ vi è una sosta/ sul filo di ripensamenti/ ed è giostra/su filo d’elementi!/( Titolo: Legata ad un filo)

  2. il tuo racconto mi ha fatto venire in mente come ogni giorno quando andavo a scuola, tornando a casa, incontrassi un signore che a piedi andava a prendere il nipote all’asilo… a furia di vederci sempre alla stessa ora nello stesso punto della strada, presimo a salutarci. Un giorno non lo vidi passare, nè il giorno dopo, nè il giorno dopo… scoprii che se n’era andato in un altro posto che si dice esser più bello di questo ed è strano ma mi sentii triste come se io e lui ci conoscessimo da tanto e avessimo avuto lunghe e belle conversazioni. Taurie

  3. Incontri casuali? Quasi mai! Io credo fermamente nelle favole, allo stesso modo in cui sono convinta che ci sia sempre un perché: se incontro qualcuno o qualcosa in un certo momento è un segno, le cose a volte vanno fatte maturare, ma altre bisogna prendere il caso al balzo…

  4. Stupendo: ironia, lievità e acutezza. Le tue osservazioni sui legami della vita sono molto intelligenti. E a proposito di intelligenza, le vignette che ci regali sono bellissime. Una curiosità: ma sei o vivi in Romagna? Percival

Lasciami un tuo pensiero